mercoledì 8 ottobre 2014

Squadra Antimafia 6, quinta puntata: sigaretta, covo e …..meno male che c’è ancora Giulia Michelini



Domanda: da quando in un ufficio pubblico è consentito fumare?


Valsecchi, sceneggiatori e registi, nonché interpreti di questa serie tv di azione con qualche spunto comico, lo sanno che un magistrato non può fumare in ufficio?

Non è la prima e non sarà l’ultima disattenzione in Squadra Antimafia 6. C’è chi si “interroga” sulle camice di Calcaterra. Praticamente idrorepellenti e ignifughe.
L’impressione è che questa sesta serie sia stata scritta, in certe parti, un po’ “frettolosamente”. Il che, non dovrebbe succedere a sceneggiatori in “serie”, nel senso: abituati a continui esercizi di scrittura.


Tralasciando un attimo ciò che caratterizza Squadra Antimafia 6, cioè l'interpretazione da Emmy Award di Giulia Michelini, la cosa che ha destato la mia attenzione in questa sesta puntata è il rifugio di Ettore Ragno, della sorellina che tampina i cuginetti e dell’ex sindaca corrotta, omicida e complice di omicidi.


Ho pensato di aver schiacciato involontariamente un tasto del telecomando finendo su un canale in cui davano una docu-fiction sull’Isis o sui talebani.
No. Dico. Il solito bunkerino accessoriato non sarebbe stato più appropriato di quella tenda ikea rubata in Iraq. Per non dire dello scenario intorno…

Serie tv di azione con qualche spunto comico, un po’ di disattenzione e quell’Ettore Ragno sempre un po’ macchietta. Sicuri di aver preso la faccia giusta per interpretarlo? Sicuri che i registi non vadano a prendere un caffè lungo quando c’è lui sul set?
L’attore sarà anche dotato (se ha imparato alla scuola d’arte di Massimo Ranieri) ma in Squadra Antimafia mi sembra eccessivo. Fuori linea. Con l’eccezione della scena in cui gli estraggono la pallottola. Per quanto..per stringere così un limone in bocca non è richiesta pratica con il metodo Stanislavskij. Ce la potrebbero fare anche Gabriel Garko e Francesco Testi, non esattamente i più grandi attori italiani…

Meno male che c’è Giulia Michelini, cioè Rosy Abate. Una garanzia. Non sbaglia uno sguardo, un gesto. Meno male che Pierobon-De Silva mi è uscito dalla posa macchietta della prima puntata.

A questo punto, dovremmo aspettarci per la prossima puntata l’accoppiamento carnale tra Rosy Abate e Calcaterra, se e con quali sentimenti, dipenderà dalle scelte degli autori. Dopo di che la Michelini dovrebbe sparire. Così sostengono certe anticipazioni che non mi paiono propriamente affidabili o sono prive di contenuto…cioè di anticipazioni. Sono così titolate per attirare visitatori al sito e guadagnare in pubblicità. Trucchetti di cui è “specialista” il sito dei ciellini ‘Il Sussidiario”.

Come uscirebbe dalla scena Rosy Abate? I rumors dicono: si fa rinchiudere in convento oppure riesce nel suo terzo tentativo di suicidio.
Al posto di Valsecchi e sceneggiatori eviterei di troncare la vita di Rosy Abate-Giulia Michelini. Potrebbe servire anche solo come breve apparizione nella settima stagione. Le cinque puntate finora andate in onda hanno dimostrato una totale dipendenza da Giulia Michelini e dalle dinamiche Abate-Calcaterra.
Ormai questa serie tv, più di altre della Taodue, è caratterizzata prevalentemente da un unico personaggio/interpretazione. Un cameo della Michelini nella settima serie sarebbe anche cosa buona e giusta per quanto non sarà sufficiente per tenere legati gli spettatori della prima ora.
E sapere già dall’inizio di questa sesta stagione di Squadra Antimafia che la Michelini avrebbe lasciato non è stata una scelta sveglia di marketing ma una tafazzata.

Produrre una settimana serie senza di lei significa che non si possono commettere “disattenzioni”, che è indispensabile creare un intreccio credibile prendendo spunti dall’attualità – perché la realtà supera la fantasia, non c’è bisogno di inventare, basta saper scrivere – evitando di eccedere nelle commistioni tra “buoni” e “cattivi”, perché i meccanismi che funzionano meglio sono quelli dove non si abbonda di colpi di scena che spesso mancano i loro effetti.
E poiché si tratta di fiction italiana, non va trascurato l’”immaginario coppia”. Pertanto, Calcaterra mi finisce tra i monaci buddisti o sotto terra (magari lo suicidiamo), cioè lo liberiamo da rapporti di coppia non meglio specificati, o si trova un personaggio femminile e un’interprete che “leghi” con il vicequestore post Rosy Abate.
Mica facile. Ma non certo impossibile…

Nessun commento:

Posta un commento