giovedì 16 ottobre 2014

Paolo Conte, nuovo album: “Snob”, 15 quadri colorati



da: La Stampa

Paolo Conte esotico e fantasioso
Esce "Snob", 15 quadri colorati
I cantautori erano gente colta, ora chi scrive canzoni improvvisa un mestiere
di Marinella Venegoni

 
Questa è la Portofino del buon vino e del buon cibo. Colline dolcissime eruttano tartufi, senza far rumore. Non lontano da qui si acquatta l’esistenza quotidiana di Paolo Conte e con poca fatica, per una volta dopo tanto eterno peregrinare, l’artista si è spinto fino alla celeberrima cantina Giacomo Bologna, per parlare - in uno schieramento di barriques - del nuovo album pubblicato oggi, «Snob». La canzone omonima è una parodia dell’essenza del provinciale, canta «Noi di provincia siamo così/Le cose che cantiamo/Van bene per i soldati e i muli...». Ma dice subito di non aver mai voluto essere cantore della provincia: «Mi va bene considerarmi cittadino del mondo: però nella provincia ci sono insegnamenti, è più leggibile e sagomata per chi sa scrivere, la città sfugge».


Lui ci ha fatto sopra la sua storia. 40 anni di carriera si celebrano con «Snob». Da quel 1974 che vide la sua prima uscita da autore/cantante, «Paolo Conte» che conteneva il primo episodio del Mocambo, «Onda su Onda», «Una giornata al mare» scritta con il fratello Giorgio, «La giarrettiera rosa», «La fisarmonica di Stradella». Fu subito fascinazione da parte dei più attenti, e l’eco - va detto - prese a farsi sentire con calma. Alcuni di quei pezzi del primo periodo risuoneranno nel tour che parte il 25 ottobre da Legnano: «L’idea è di recuperare le canzoni molto vecchie, mi sembra un bel gesto verso i miei figli, è come una nostalgia dei primi ascolti».

Quarant’anni di schizzi e opere d’autore, sapidi e colorati, sempre con l’ambizione dell’understatement e rigorosissimi, che «Snob» rinnova oggi con ben 15 canzoni di prevalenti quadretti esotici. Rincorre le amate atmosfere dei primi Novecento, racconta storie di personaggi bislacchi e di donne speziate di caffé, viaggia con la fantasia fra un camionista peruviano con difficoltà linguistiche nell’approccio amoroso e una coppia di africani che si sposano grazie al cellulare in un sabba di percussioni guidate dalla sua voce vigorosa. Esplora il dialetto genovese in «Maracas», invita a chiudersi in casa «Con la nebbia e l’inverno che c’è». Lo sguardo di Paolo Conte è affettuoso e ironico anche quando, come ora, guarda il mondo che cambia. Non sposta di un centimetro la propria poetica musicale: solo la rende più effervescente, e sorridente.
Buon segnale ora che tutto è pioggia e Astigiano. Confessa di aver parlato di sé, per pudore, come di un artigiano: «Mi sarà scappato perché la parola arte mi faceva paura. Ma un artista deve possedere le regole dell’alto artigianato, sennò sono guai». Fra le barriques, Paolo Conte avaro di se stesso non è. Pochi anni fa sembrava sul punto di lasciare il pentagramma, invece confessa che ora «la scintilla c’è stata, con la voglia di scrivere musiche e parole, con la fantasia». E sì che l’aria che si respira in giro è tutt’altro che artistica: «Tutto è peggiorato, l’armonia è completamente dimenticata e dunque la melodia diventa molto debole, non sento più fascino, tutta l’arte è in crisi. Non sono neanche ottimista, al momento. Credo che debbano arrivare personalità molto forti in tutte le arti». Per quanto riguarda la canzone: «C’è debolezza letteraria. Io mi escludo, ho soltanto usufruito della formidabile ondata dei cantautori, ma ho conosciuto persone molto colte come Guccini De André De Gregori, e oggi quella cultura non c’è: c’è solo gente che riesce a scrivere, improvvisandosi un mestiere».

Squarci di vita d’autore: «La composizione è il momento migliore, le sensazioni astratte ti fanno star bene, si sogna, si sta in aria. Poi scrivendo dobbiamo sentire il peso delle parole». Confessa di stare appeso, a casa, alla musica classica del canale 138 di Sky, e ai rebus e alle crittografie della Settimana Enigmistica. Inutile chiedergli se si accompagnerebbe a qualche pur validissimo collega, come Stefano Bollani, in un progetto comune: «E’ molto bravo anche per lo spirito che ci mette, ma io sono un solitario,  mi spiace sbagliare da solo. Vivo anche in campagna, dove faccio meglio l’orso che in città».
Le date del tour: 25 ottobre Legnano, 30 Bologna, 9 novembre Monaco, 11 Barcellona, 20 Parma, 27/28/29 Milano. 4/5/6 dicembre Roma.   

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