da: Il Fatto Quotidiano
Tagli
e tasse ci sono, ma la spending dov’è? (Marco Palombi)
Molte
sforbiciate lineari, però la revisione della spesa vale 500 milioni. Tra
maggiori e minori entrate il saldo è di 5 miliardi, non 18 come sulle slide
Il lavoro di controllo delle tabelle della
legge di Stabilità è appena all’inizio, ma c’è una cosa che si può dire fin da
ora: come aveva in sostanza annunciato lo stesso commissario Carlo Cottarelli,
di vera spending review lì dentro ce n’è poca. A guardare gli allegati, di veri
tagli di spesa corrente su singoli capitoli di spesa giudicati troppo ricchi –
cioè una vera spending review – ci sono 413 milioni. Tutto qua: neanche la
metà, insomma, del miliardo e spiccioli di tagli ai ministeri (il resto sono
spese in conto capitale).
E i 15 miliardi di spending review di cui ha
parlato Matteo Renzi? Sembra difficile che ci siano tutti, però sono per la
maggior parte i soliti tagli lineari: i 6,2 miliardi sottratti a regioni,
province e comuni diventano 8,2 miliardi a regime, nel 2017, cui aggiungerne
altri 2,3 miliardi dal blocco delle spese su crediti difficilmente esigibili
(per comuni e città metropolitane, però, c’è anche lo sblocco di 3,2 miliardi
del patto di Stabilità interno) sono solo minori trasferimenti, un classico
esempio di quella spending review che, nell’omonimo
film, il marchese del
Grillo spiegava all’ebanista Aronne Piperno (“io non li caccio e tu non li
pigli”).
Anche il resto delle minori spese, alla
fine, sono i soliti tagli lineari: i patronati avranno 150 milioni in meno; il
comparto sicurezza rinuncerà ad assunzioni, riordino delle carriere e altre
cose per una cifra simile; 10 milioni vengono sottratti a Csm e giustizia
amministrativa, 10 a palazzo Chigi e al Cnel, 50 all’Inail e 60 all’Inps; 40
milioni vale lo scippo dell’indennità di vacanza contrattuale degli statali (la
beffa oltre al mancato rinnovo del contratto); 200 milioni vengono presi dal
Fondo occupazione di una vecchia Finanziaria di Prodi, 100 vengono tolti dal
sostegno al trasporto merci su ferro, 85 milioni li mette la Rai. A questi vanno
aggiunti gli effetti sul 2015 dei tagli, soprattutto all’acquisto di beni e
servizi, inseriti nel decreto sugli 80 euro di aprile (2,7 miliardi li ha
quotati il premier in conferenza stampa). Difficile, comunque, che la somma
alla fine arrivi ai 15 miliardi annunciati da Renzi a Palazzo Chigi il 15
ottobre (“alla faccia di chi diceva che non ce l’avremmo fatta”), ma il Tesoro
insiste: “La spending ammonta a 16,1 miliardi”, ha messo nero su bianco ieri
sul suo sito. Alto, in ogni caso, il contributo delle entrate al
raggiungimento del saldo: sono 10 miliardi in tutto, due e mezzo dei quali
vengono dalla tassazione del Tfr che arriverà in busta paga (le liquidazioni,
poi, pagano pure altri 500 milioni di maggiore tassazione tra quello devoluto
ai fondi pensione e quello che resta in azienda). Il valore complessivo della
manovra, infine, sembra essere di poco più di 31 miliardi e non di 36 come
annunciato dal governo, solo 7 dei quali sono coperti a deficit (non 11 come
nelle famose slide). Anche qui il Tesoro contesta la ricostruzione: “Gli
interventi previsti ammontano a 36,2 miliardi. Le coperture sono pari a 25,8
miliardi. Il saldo, pari a 10,4 miliardi, è invece coperto in deficit” (ma 3,3
sono la famosa riserva). Curioso, però, nella tabella del ministero il rapporto
tra sgravi fiscali e nuove tasse: minori entrate 14,7 miliardi (non 18 come da
slide), maggiori entrate 9,6 miliardi. Il taglio reale di tasse, insomma, è di
5,1 miliardi.
Quanto alla detassazione dei nuovi
contratti a tempo indeterminato l’economista Tito Boeri, su lavoce.info, ha spiegato che “sarà in
vigore per il solo 2015” e che “data l’entità dello sgravio (riduce di un terzo
il costo del lavoro) e la sua temporaneità (solo 2015) è probabile che ci sia
un forte effetto di sostituzione sia con posti di lavoro già esistenti che nel
corso del tempo”. In sostanza, difficile si tratti di “nuovi posti”, ma
semplicemente le imprese concentreranno le assunzioni l’anno prossimo con un
effetto imprevisto: “la stima dei costi” di Boeri è “nettamente superiore a
quella del governo, attorno ai 3 miliardi per il 2015” (lo stanziamento è solo
di 1 miliardo l’anno). Infine sta scoppiando un caso abbastanza
spiacevole per Matteo Renzi: la protesta delle associazioni della disabilità
per una decurtazione dei fondi destinati al sostegno di malati e portatori di
handicap. Nelle tabelle della legge di Stabilità vengono stanziati infatti 250
milioni per il Fondo non autosufficienza e 300 milioni per il Fondo politiche
sociali: dovevano essere, secondo l’impegno dell’esecutivo, 350 milioni a testa
(ne mancano dunque 100 per la non autosufficienza e 50 per le politiche
sociali, ma la buona notizia è che diventano stabili e non da rifinanziare ogni
anno). “Con queste cifre, non si costruisce nessun Piano per la non
autosufficienza, che è il nostro vero obiettivo”, ha spiegato Mariangela
Lamanna, portavoce delle associazioni, dopo “un inutile incontro” al ministero
del Lavoro: “Non ci resta che la via della mobilitazione e della piazza”.
L’appuntamento è fissato per il 4 novembre sotto il ministero dell’Economia. È
vero, però, che molti esponenti di maggioranza e il ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, si sono impegnati a trovare i soldi che mancano.
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