lunedì 20 ottobre 2014

Renzi, tagli alle Regioni: Sanità, scuola, trasporti costeranno di più



da: Il Fatto Quotidiano

Sanità, scuola, treni cambiano verso: costeranno di più
Dai pendolari ai farmaci, dalle mense scolastiche al sostegno agli anziani. Dai fondi anti-alluvione ai bus: tagliare le autonomie significa servizi più cari (o assenti)
di Marco Palombi

Un paio di dati preliminari: nei tre anni tra il 2011e il 2014 (governi Berlusconi, Monti e Letta) i tagli di spesa a carico di Regioni, Province e Comuni ammontano a oltre 41 miliardi e mezzo, vale a dire l’11% della spesa complessiva di questi enti al netto di quella sanitaria, che è calata anch’essa. Ora Matteo Renzi vuole che le autonomie locali e le Regioni tirino fuori altri 8 miliardi nel 2015, portando il prelievo a 50 miliardi. Messa così, sono solo numeri, ma dietro queste cifre c’è la vita di milioni di italiani: quelli che prenderanno gli 80 euro di Matteo Renzi e quelli che invece no (incapienti, pensionati, partite Iva). Il non bolscevico Gianni Bottalico, presidente delle Acli (le associazioni dei lavoratori cattolici) lo ha spiegato perfettamente: “Questi tagli, tradotti in realtà, significano meno mense scolastiche, meno trasporti, meno sanità, meno libri , meno servizi. E questo vanifica i vantaggi fiscali che la
manovra contiene”.

La partita di giro delle tasse tra 80 euro e addizionali
È il rischio più grosso per i cittadini: per far fronte a tagli così ingenti e in un orizzonte di tempo così breve, molti enti locali potrebbero ricorrere all’aumento della tassazione locale. È già successo: dal 2010 al 2014, per dire, le addizionali regionali e comunali sono aumentate del 30% in media. Poi ci sono, ovviamente, le aliquote Tasi e Imu e una serie di altri balzelli a partire dall’Irap, che è un tributo regionale. È appena il caso di ricordare che solo i tagli alle istituzioni del territorio valgono circa 8 miliardi nel 2015, gli 80 euro appena uno e mezzo in più. E poi, a stare alle bozze della legge di Stabilità, c’è un vero e proprio scippo: l’erario si prenderà il miliardo e dispari dell’Imposta provinciale di trascrizione, ma non le competenze che quell’imposta pagava (se le ritroveranno i sindaci quando la legge Delrio sarà pienamente operativa).

Al solito si comincia dagli ospedali: – 3 miliardi
I 4,5 miliardi che verranno sottratti alle Regioni, ad esempio, si scaricheranno “all’80% sulla sanità”, prevede Sergio Chiamparino, presidente dei governatori, renziano: in cifre significa che al Servizio sanitario nazionale mancheranno l’anno prossimo tre miliardi di euro rispetto al previsto. I ticket sulla diagnostica che hanno fatto indignare gli italiani, per capirci, ne valevano appena due. In una spesa ridotta all’osso – inferiore alla media Ue e “incomprimibile con nuovi tagli lineari”, come ha detto il Parlamento all’unanimità – la cosa non sarà senza effetti. Ovviamente ogni Regione colpirà in maniera diversa, ma i ticket (diagnostica, farmaci, prestazioni di pronto soccorso) sono un rischio non secondario. I posti letto, cioè il numero dei presidi sanitari sul territorio, sono un altro bersaglio facile e peraltro già arato in questi anni. Che la sanità sia sotto attacco lo ammette implicitamente lo stesso governo: se le Regioni non troveranno un accordo per spartirsi i quattro miliardi di tagli, sarà l’esecutivo a decidere da solo “considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale”.

Mezzi pubblici di trasporto: saranno meno e più cari
I malanni dei treni che usano i pendolari sono un genere a parte nel giornalismo nazionale: se ne occuparono più volte, per dire, persino Fruttero & Lu-centini su La Stampa. Sporchi, spesso in ritardo, sempre strapieni: cose che sa benissimo chiunque abbia, per così dire, usufruito del servizio. Ai nostri fini importa ricordare, però, che quel servizio è a carico delle Regioni, che lo espletano in genere tramite un accordo con Ferrovie dello Stato o attraverso società ad hoc: la scure potrebbe insomma cadere anche sul trasporto pubblico locale, non certo peggiorando il servizio, compito in genere davvero improbo, ma attraverso l’aumento dei biglietti o la dismissione di alcune tratte. Lo stesso discorso si può applicare a livello comunale e provinciale: quei simpatici bus che ci portano nella migliore delle ipotesi in giro per la città o in paesi in cui abitiamo sono a carico di Comuni, Province e Regioni. Rincari e/o minori servizi sono l’esito scontato del continuo comprimere la spesa.

Territorio, istituti scolastici, strade: meno sicurezza
Tra i compiti di Comuni, Province e Regioni c’è anche la tutela del territorio, rischio idrogeologico compreso: formula anodina dietro cui si celano le alluvioni che in questi giorni hanno spezzato Genova, Parma, la Maremma. Il governo Renzi ha meritoriamente lanciato un piano straordinario sul tema da un miliardo e dispari, ma i fondi per la manutenzione corrente dovrebbero uscire dalle istituzioni locali. Invece li si taglia. È esattamente la stessa situazione dell’edilizia scolastica: si lancia una grande operazione, ma si rende impossibile la gestione dell’ordinario. Oggi spetterebbe alle Province, così come la manutenzione di un bel po’ di strade: occhio alle buche d’ora in poi. E pure ai parchi pubblici: oltre a non curarli, forse spegneranno pure i lampioni e sarà quindi più difficile evitare di inciampare nei rifiuti non ritirati.

Asili, pasti e libri: abituatevi a pagare di più
Se avete presente le notizie di cronaca tipo bambini che non hanno diritto alla merendina nella mensa della scuola o mamme che non lavorano perché non hanno trovato posto nell’asilo pubblico e non possono permettersene uno privato sapete di cosa si parla quando si sforbicia così in profondità nei Comuni. Le scuole dell’infanzia, le mense scolastiche, gli scuolabus e persino il sostegno per l’acquisto dei libri di testo sono tutti servizi che spetterebbero ai Comuni: abituatevi a pagarli più cari.

Nonni e indigenti: meno assistenza, più solitudine
Quasi tutte le politiche di prossimità per i cittadini con reddito basso – dal sostegno al reddito delle famiglie povere alle politiche della casa, dall’assistenza domiciliare agli aiuti alimentari – passano dai Comuni e hanno già subito, laddove esistono, tagli drammatici in questi anni: Renzi si vantava spesso di questa funzione quand’era sindaco, oggi pare interessargli un po’ meno.

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