da: Il Fatto Quotidiano
Sanità,
scuola, treni cambiano verso: costeranno di più
Dai
pendolari ai farmaci, dalle mense scolastiche al sostegno agli anziani. Dai
fondi anti-alluvione ai bus: tagliare le autonomie significa servizi più cari
(o assenti)
di Marco Palombi
Un paio di dati preliminari: nei tre anni
tra il 2011e il 2014 (governi Berlusconi, Monti e Letta) i tagli di spesa a
carico di Regioni, Province e Comuni ammontano a oltre 41 miliardi e mezzo,
vale a dire l’11% della spesa complessiva di questi enti al netto di quella
sanitaria, che è calata anch’essa. Ora Matteo Renzi vuole che le autonomie
locali e le Regioni tirino fuori altri 8 miliardi nel 2015, portando il
prelievo a 50 miliardi. Messa così, sono solo numeri, ma dietro queste cifre
c’è la vita di milioni di italiani: quelli che prenderanno gli 80 euro di
Matteo Renzi e quelli che invece no (incapienti, pensionati, partite Iva). Il
non bolscevico Gianni Bottalico, presidente delle Acli (le associazioni dei
lavoratori cattolici) lo ha spiegato perfettamente: “Questi tagli, tradotti in
realtà, significano meno mense scolastiche, meno trasporti, meno sanità, meno
libri , meno servizi. E questo vanifica i vantaggi fiscali che la
manovra contiene”.
manovra contiene”.
La
partita di giro delle tasse tra 80 euro e addizionali
È il rischio più grosso per i cittadini:
per far fronte a tagli così ingenti e in un orizzonte di tempo così breve,
molti enti locali potrebbero ricorrere all’aumento della tassazione locale. È
già successo: dal 2010 al 2014, per dire, le addizionali regionali e comunali
sono aumentate del 30% in media. Poi ci sono, ovviamente, le aliquote Tasi e
Imu e una serie di altri balzelli a partire dall’Irap, che è un tributo
regionale. È appena il caso di ricordare che solo i tagli alle istituzioni del
territorio valgono circa 8 miliardi nel 2015, gli 80 euro appena uno e mezzo in
più. E poi, a stare alle bozze della legge di Stabilità, c’è un vero e proprio
scippo: l’erario si prenderà il miliardo e dispari dell’Imposta provinciale di
trascrizione, ma non le competenze che quell’imposta pagava (se le ritroveranno
i sindaci quando la legge Delrio sarà pienamente operativa).
Al
solito si comincia dagli ospedali: – 3 miliardi
I 4,5 miliardi che verranno sottratti alle
Regioni, ad esempio, si scaricheranno “all’80% sulla sanità”, prevede Sergio
Chiamparino, presidente dei governatori, renziano: in cifre significa che al
Servizio sanitario nazionale mancheranno l’anno prossimo tre miliardi di euro
rispetto al previsto. I ticket sulla diagnostica che hanno fatto indignare gli
italiani, per capirci, ne valevano appena due. In una spesa ridotta all’osso –
inferiore alla media Ue e “incomprimibile con nuovi tagli lineari”, come ha
detto il Parlamento all’unanimità – la cosa non sarà senza effetti. Ovviamente
ogni Regione colpirà in maniera diversa, ma i ticket (diagnostica, farmaci,
prestazioni di pronto soccorso) sono un rischio non secondario. I posti letto,
cioè il numero dei presidi sanitari sul territorio, sono un altro bersaglio
facile e peraltro già arato in questi anni. Che la sanità sia sotto attacco lo
ammette implicitamente lo stesso governo: se le Regioni non troveranno un
accordo per spartirsi i quattro miliardi di tagli, sarà l’esecutivo a decidere
da solo “considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del
Servizio sanitario nazionale”.
Mezzi
pubblici di trasporto: saranno meno e più cari
I malanni dei treni che usano i pendolari
sono un genere a parte nel giornalismo nazionale: se ne occuparono più volte,
per dire, persino Fruttero & Lu-centini su La Stampa. Sporchi, spesso in
ritardo, sempre strapieni: cose che sa benissimo chiunque abbia, per così dire,
usufruito del servizio. Ai nostri fini importa ricordare, però, che quel
servizio è a carico delle Regioni, che lo espletano in genere tramite un accordo
con Ferrovie dello Stato o attraverso società ad hoc: la scure potrebbe insomma
cadere anche sul trasporto pubblico locale, non certo peggiorando il servizio,
compito in genere davvero improbo, ma attraverso l’aumento dei biglietti o la
dismissione di alcune tratte. Lo stesso discorso si può applicare a livello
comunale e provinciale: quei simpatici bus che ci portano nella migliore delle
ipotesi in giro per la città o in paesi in cui abitiamo sono a carico di
Comuni, Province e Regioni. Rincari e/o minori servizi sono l’esito scontato
del continuo comprimere la spesa.
Territorio,
istituti scolastici, strade: meno sicurezza
Tra i compiti di Comuni, Province e Regioni
c’è anche la tutela del territorio, rischio idrogeologico compreso: formula
anodina dietro cui si celano le alluvioni che in questi giorni hanno spezzato
Genova, Parma, la Maremma. Il governo Renzi ha meritoriamente lanciato un piano
straordinario sul tema da un miliardo e dispari, ma i fondi per la manutenzione
corrente dovrebbero uscire dalle istituzioni locali. Invece li si taglia. È
esattamente la stessa situazione dell’edilizia scolastica: si lancia una grande
operazione, ma si rende impossibile la gestione dell’ordinario. Oggi
spetterebbe alle Province, così come la manutenzione di un bel po’ di strade:
occhio alle buche d’ora in poi. E pure ai parchi pubblici: oltre a non curarli,
forse spegneranno pure i lampioni e sarà quindi più difficile evitare di
inciampare nei rifiuti non ritirati.
Asili,
pasti e libri: abituatevi a pagare di più
Se avete presente le notizie di cronaca
tipo bambini che non hanno diritto alla merendina nella mensa della scuola o
mamme che non lavorano perché non hanno trovato posto nell’asilo pubblico e non
possono permettersene uno privato sapete di cosa si parla quando si sforbicia
così in profondità nei Comuni. Le scuole dell’infanzia, le mense scolastiche,
gli scuolabus e persino il sostegno per l’acquisto dei libri di testo sono
tutti servizi che spetterebbero ai Comuni: abituatevi a pagarli più cari.
Nonni
e indigenti: meno assistenza, più solitudine
Quasi tutte le politiche di prossimità per
i cittadini con reddito basso – dal sostegno al reddito delle famiglie povere
alle politiche della casa, dall’assistenza domiciliare agli aiuti alimentari –
passano dai Comuni e hanno già subito, laddove esistono, tagli drammatici in
questi anni: Renzi si vantava spesso di questa funzione quand’era sindaco, oggi
pare interessargli un po’ meno.
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