da: Il Sole 24 Ore
X
Factor parte con l'eliminazione di Diluvio, l'hip-hopper che fraseggia piano
di Francesco
Prisco
Diluvio è l'hip-hopper romano che fraseggia
piano, alla faccia dei prodigi scioglilinguistici che hanno reso ricchi e
famosi tanti suoi colleghi. Qualcuno probabilmente gli avrà detto che chi va
piano va sano e va lontano ma nel suo caso la saggezza popolare non funziona: è
infatti il primo concorrente eliminato dall'ottava edizione italiana di X
Factor.
Il live show del talent canterino ha
debuttato su Sky Uno con un verdetto che, già a giudicare dagli equilibri
emersi nel corso delle audizioni, appariva facilmente pronosticabile. Il
concorrente della categoria Over di Mika, impomatato come l'Elvis degli anni
Cinquanta, ha fornito una rara prova di kitsch applicato alla musica
rielaborando in chiave rap la sofisticata «Alors on Danse» di Stromae. Effetto
comico involontario: con la pronuncia francese che il ragazzo si ritrova, il
ritornello diventa qualcosa di simile a «I love hot dogs». Esce alla prima
tranche e, in ballottaggio, deve vedersela con The Wise, sedicente trio new
folk di Riva del Garda cresciuto a pane e Fleet Foxes. Questi
ultimi hanno
pagato l'eccesso di estro del giudice di riferimento Morgan che ha preteso
davvero troppo imponendo loro di interpretare in chiave postmoderna l'Enzo
Jannacci di «Giovanni il telegrafista», pezzo lontano anni luce dalle loro
corde. Ne risentono la credibilità del progetto, l'intonazione dei tre e tutto
il resto dietro. Mettiamola così: è stato un momento di autocompiacimento di Sir Marco Castoldi. Che poteva costare
caro. Al ballottaggio, però, non c'è partita: Diluvio dà lustro alla sua
anima casereccia rappando su «La notte» di Arisa, The Wise osano i Beatles con
una versione di «You've got to hide your love away» neanche perfettamente a
fuoco. Alla fine sopravvive chi punta più in alto: intorno al trio si
compattano Morgan, Fedez e Victoria Cabello, isolando il solo Mika a sostegno
di Diluvio. E così da 12 cantanti si passa a 11, in attesa del ripescaggio di uno tra Riccardo e Sarah
attraverso il meccanismo di televoto della Enel Green Light.
Mario
e il «pugno chiuso» di Dalla
L'esibizione
migliore della serata è stata senza dubbio quella del rustico Mario,
superlativo nella cover di «E non andar
più via», testo sacro (per non
parlare della musica) di Lucio Dalla. Standing
ovation di pubblico e giuria. Peccato debba sorbirsi il predicozzo di Fedez che, ormai calato
nella parte dell'(anti)intellettuale organico del Movimento 5 Stelle, dissente
dal «pugno chiuso» del testo. Il rimbrotto suona gratuito. Leiner mostra grande controllo della voce e presenza scenica
esuberante in «What goes around, comes around», pezzo di Justin Timberlake che
di suo non è questo granché, ma il 16enne di origine colombiana comunque
nobilita. Bene Emma, malgrado la spregiudicata la scelta di Mika di affidarle
«Blurred Lines» del duo Robin Thicke-Pharrell, rivisitata in stile swing
postmoderno alla Caro Emerald. Suggestivo l'esperimento di rielaborazione rap
dell'aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach che Morgan ha concepito
per i Komminuet, tra il beatbox di lui e i gorgheggi vocali di lei.
Ilaria
e il timbro che scalda
Nonostante un arrangiamento che tradisce (a
tratti indebolendo) lo spartito originale, Ilaria
non sfigura su «The Scientist» dei
Coldplay grazie al suo inconfondibile timbro, di quelli che scaldano anche
l'ascoltatore più frigido. Sorprendentemente impreciso Madh nella cover di
«Take Care», pezzo di Drake con Rihanna. Il Mengoni minore, altrimenti detto
Menghino, alle audizioni sembrava costruito ma tecnicamente impeccabile. Ieri,
complice un brano in cui probabilmente non si riconosceva, ha dimostrato limiti
tecnici preoccupanti. Spumeggianti e
autoironici come al solito gli Spritz
for Five, alle prese con «Just can't
get enogh» dei Depeche Mode,
tripudio di armonie, beatbox e note fischiate. Prova di grande complessità, la
precisione ne risente.
La
normalizzazione di Lorenzo
Originale l'arrangiamento
techno-alternativo della «Toxic» di
Britney Spears affidato a Camilla.
Peccato che la ragazza sia fuori scala in tutta la prima strofa. Fin troppo normalizzato Lorenzo Fragola,
alle prese con la ballad dei Green Day
«Good Riddance (Time of you life)».
Ha una voce che si presta benissimo alle linee melodiche di Billie Joe
Armstrong, ma un po' in più, con un ragazzo così talentuoso, Fedez avrebbe potuto
rischiare. In giornata no Vivian che se la vede con una «We found love» di
Rihanna e Calvin Harris, ballata e cantata. La prima attività pregiudica
fatalmente la qualità della seconda. Quanto agli ospiti, si segnalano lo
spottone iperscenografico allestito per «Senza scappare mai più», nuovo singolo
di Tiziano Ferro che cita «La luce buona delle stelle» dell'Eros Ramazzotti che
fu, e quel furbacchione del dj tedesco Robin Schulz che riempie l'X
Factor Arena con il tormentone «Prayer
in C». Peccato non fosse in gara, quest'ultimo: in quanto a cattivo gusto avrebbe dato filo da torcere
a Diluvio.
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