da: Corriere della Sera
Al
salire del reddito aumenta il conto del Fisco: per 90 mila euro 568 euro di
imposte La misura è volontaria e vale per i dipendenti privati assunti da
almeno sei mesi
di Antonella
Baccaro
Una misura pensata per spingere i consumi,
compensando il mancato (e più volte ventilato) aumento del bonus di 80 euro che
nella legge di Stabilità 2015 si trasforma in credito d’imposta. Questo è lo
spirito con cui il governo ha dato il via all’operazione del Tfr (Trattamento
di fine rapporto) in busta paga: la platea cui questo anticipo conviene
corrisponde non a caso a quella dei percettori del bonus, cioè titolari di
redditi che non superino i 24-26 mila euro annui.
Chi
La richiesta di avere la quota maturanda
del Tfr in busta paga è volontaria e può essere fatta dal dipendente privato
che sia stato assunto da almeno sei mesi. Sono esclusi i collaboratori
domestici, i lavoratori agricoli e i dipendenti di aziende in crisi.
Quando
La misura è sperimentale: vale dal marzo
prossimo, con effetto retroattivo a gennaio, e termina nel giugno 2018. Effettuata
la scelta, questa non può essere revocata per tre anni.
Quanto
La quota del Tfr che può essere anticipata
in busta paga è quella maturanda, anche se normalmente destinata alla
previdenza complementare: nel fondo di appartenenza verranno versati solo i
contributi del dipendente e del datore di lavoro. L’anticipazione sarà mensile
e non in un’unica soluzione.
Come
Facciamo un esempio dell’effetto della
norma che, va detto, sarà accompagnata da un decreto attuativo che ne spiegherà
meglio i meccanismi. Per chi ha uno stipendio annuale di 24 mila euro lordi,
che corrispondono a 1.500 euro netti mensili per 13 mensilità, la quota di Tfr
accantonabile oggi è pari mensilmente a poco più di 100 euro. Su questa cifra
andrà effettuato il prelievo da parte del Fisco.
Tassazione
Il governo ha deciso di tassare la quota di
Tfr in busta paga come se questa andasse a integrare lo stipendio e dunque
applicando le aliquote Irpef ordinarie. Di conseguenza l’anticipo del Tfr in
busta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15 mila euro
mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia.
L’analisi
Fino a 15 mila euro lordi di reddito -
spiega Enzo De Fusco coordinatore scientifico della Fondazione studi consulenti
del lavoro - l’aliquota con il quale verrebbe tassato il Tfr in busta paga
rispetto a quello che si ottiene alla fine del rapporto di lavoro sarebbe la
stessa: 23%. Per i redditi superiori, la tassazione separata è vantaggiosa per
il lavoratore rispetto a quella ordinaria. Se per i redditi dai 15 mila euro
lordi ai 28.650 il divario di imposizione è ancora sostenibile (50 euro in più
di imposta l’anno se si chiede l’anticipo in busta paga) oltre questa soglia la
richiesta di anticipo non è più conveniente perché sarebbe tassata al 38% con
oltre 300 euro di tasse in più l’anno. L’imposizione aumenta con la crescita
del reddito e per chi guadagna 90 mila euro l’anno arriva a 568,50 euro in più
di tasse. In pratica si ricevono in busta paga di Tfr netto 3.544 euro a fronte
dei 4.112 accantonati a tassazione separata.
Dunque è chiaro che la fascia cui la misura
si rivolge sta sotto i 24 mila euro. In particolare per chi può contare su un
reddito di 20 mila lordi l’anno, il Tfr netto annuale sarebbe di 1.008 euro (84
euro al mese) a fronte dei 1.058 di Tfr netto annuale accantonato. Il Tfr in
busta paga non dovrebbe essere conteggiato ai fini del bonus. «Stiamo valutando
come evitare che chi chieda il Tfr in busta paga perda il bonus di 80 euro», ha
detto ieri il ministro dell’Economia Padoan in tv a Otto e mezzo.
Nessun commento:
Posta un commento