da: Il Sole 24 Ore
Sulla riforma elettorale c'è una grossa
novità. Per ora sulla carta. Nella versione dell'Italicum approvata alla Camera
il premio di maggioranza può andare sia a un partito singolo che a una
coalizione di partiti. Era così anche nel sistema elettorale bocciato dalla
Consulta. Erano i partiti a scegliere se presentarsi da soli o in compagnia. Ma
sembra che Renzi e Berlusconi abbiano cambiato idea. Secondo quanto il premier
ha detto nella direzione del Pd di lunedì il nuovo progetto dovrebbe cancellare
la possibilità che i partiti concorrano in coalizione nella gara per
conquistare il premio. Devono andare da soli. Berlusconi lo aveva già detto
qualche settimana fa, ma sembrava una dichiarazione estemporanea. Adesso che lo
ha detto anche Renzi siamo davanti a un fatto nuovo di grande rilievo.
Nell'attuale versione dell'Italicum il
premio alla coalizione è inserito in un sistema di regole, fortemente voluto da
Verdini, che lo rendono funzionale al progetto di ricompattare il centrodestra
intorno a una coalizione dei moderati a guida Forza Italia. Il meccanismo
chiave è quello della soglia con lo sconto. Attualmente chi decide di
presentarsi alle elezioni da solo deve avere l'8% dei voti per ottenere seggi.
Se invece si entra in coalizione allora la soglia si
abbassa al 4,5%. Con
questo meccanismo il Ncd di Alfano, Fdi della Meloni e la Lega di Salvini sono "costretti"
a fare l'accordo con Berlusconi per non rischiare di restare fuori dalla
Camera. E così Berlusconi torna ad essere il federatore del centrodestra
italiano come ai bei tempi.
Oggi questo "schema verdiniano"
sembra superato. Pare che Renzi e Berlusconi vogliano puntare dritti verso il
bipartitismo. Non basta più il bipolarismo. Non una coalizione deve vincere le
elezioni ma un partito. Va da sé che un sistema del genere semplifica non solo
il quadro politico ma anche l'ingegneria elettorale. Se il premio va al partito
e non alla coalizione tutti i problemi legati al conteggio dei voti di liste
coalizzate, ma sotto la soglia, o alla presentazione di liste fasulle, ma buone
per raccattare qualche voto in più, sono superati. Tutto è più semplice e più
comprensibile. Ma resta qualche dubbio.
Perché Berlusconi si è convinto a
rinunciare allo "schema verdiniano"? Senza avere informazioni dirette
è difficile rispondere. La vera ragione potrebbe essere la Lega. Il partito di
Salvini non è più quello di Bossi, con cui il Cavaliere andava d'amore e
d'accordo. La Lega non è più il partito della padania ma sta diventando il
partito della destra nazionale. Una destra dura che assomiglia sempre di più al
Fronte nazionale di Marine Le Pen. Con una destra del genere anche Berlusconi
non può fare accordi. E allora forse meglio puntare a fare il partito unico dei
moderati invece della coalizione dei moderati.
Resta da capire perché i partiti minori
dovrebbero appoggiare un disegno del genere. Soprattutto quelli del centrodestra.
Certo, se il premio va solo al partito e quindi sparisce lo sconto, il buon
senso dice che la soglia dell'8% sarà abbassata. Immaginiamo che venga portata
al 4%. A quel punto Ncd e Fdi, ma anche Sel, avrebbero in teoria una scelta:
entrare nel partito unico (di centrodestra e di centrosinistra) o presentarsi
da soli. La seconda opzione presenta il vantaggio che se nessuno dei maggiori
partiti vince il premio al primo turno e si va al ballottaggio i loro voti
possono diventare determinanti. Ma in primo luogo dovrebbe essere modificato
l'Italicum che al momento non prevede apparentamenti. E poi non è detto che
questo evento si verifichi. Potrebbe invece verificarsi un evento ancora più
deleterio per loro: potrebbero non superare la soglia e restare fuori dalla
Camera. Ergo sparire. Si capisce che per Alfano e soci tornare sotto le ali del
Cavaliere è cosa indigesta, ma sparire forse lo è ancora di più.
Ora capita che il Ncd sia un alleato di
Renzi al governo. Per essere più precisi il premier non ha al Senato la
maggioranza senza i voti del Ncd. L'Italicum in versione bipartitica può essere
approvato anche senza i voti di Alfano ma poi Alfano che fa? Continua a stare
al governo con il Pd come se nulla fosse? E se non succede Renzi il governo con
chi lo fa? Oppure punta al voto con l'attuale sistema elettorale proporzionale,
quello disegnato dalla Consulta? L'incertezza sotto il cielo è ancora tanta.
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