da: Il Fatto Quotidiano
“Internet deve essere considerata come una
risorsa globale, universalmente accessibile” che “ha contribuito in maniera
decisiva a ridefinire lo spazio pubblico e privato, a strutturare i rapporti
tra le persone e tra queste e le istituzioni” e a costruire “modalità nuove di
produzione e utilizzazione della conoscenza”, consentendo così “lo sviluppo di
una società più aperta e libera”.
Sono questi alcuni dei principi tracciati –
per ora a matita – nel preambolo della prima bozza della
Dichiarazione dei diritti in Internet che, questo pomeriggio,
il Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini ha presentato aprendo i
lavori della riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di
diritti fondamentali in corso a Roma nell’ambito del semestre di Presidenza
italiana dell’Unione Europea.
Un momento storico che, in tanti – in
Italia e non solo – attendevano, da anni, almeno da quel lontano 13 novembre
2007, quando a Rio de Jainero, il ministro della cultura brasiliano ed il
nostro sottosegretario alle comunicazioni firmavano una dichiarazione
congiunta impegnandosi a promuovere un Internet bill of rights, una carta
di principi e diritti fondamentali che avrebbe dovuto occuparsi,
tra l’altro di
privacy, libertà di informazione, diritto di accesso alla rete e net neutrality.
Quel ricordo sfocato nel tempo che, a
tratti, è apparso – almeno a casa nostra – un sogno lontano ed irraggiungibile
oggi, sembra, finalmente, farsi più nitido, prendere forma e prepararsi a
diventare realtà.
Il nostro Paese si candida a farsi
promotore in Europa di un Internet Bill of Rights, una dichiarazione dei
diritti che, a leggere il preambolo della prima bozza, risultato di una
manciata di mesi di lavoro e confronto della Commissione voluta dalla
Presidente della Camera Laura Boldrini e presieduta da Stefano Rodotà,
ambisce ad essere una dichiarazione “fondata sul pieno riconoscimento di
libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona” perché “la garanzia
di questi diritti è condizione necessaria perché sia assicurato il funzionamento
democratico delle istituzioni, e perché si eviti il prevalere di poteri
pubblici e privati che possano portare ad una società della sorveglianza, del
controllo e della selezione sociale”.
Il diritto ad avere, anche on line, i
diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino ed a vederli rispettati, il
diritto di accesso a internet quale precondizione essenziale ed irrinunciabile
per l’esercizio di ogni altro diritto fondamentale, la neutralità della Rete,
la tutela dei dati personali e del proprio domicilio informatico nell’era di
Internet, il diritto all’identità personale, all’anonimato ed all’oblio nello
spazio pubblico telematico, il diritto all’educazione anche e soprattutto alla
cultura in digitale e poi quello alla sicurezza delle reti e nelle reti e i
principi cui deve ispirarsi il governo di Internet.
Sono questi i diritti, le libertà ed i
principi che, quando i lavori della Dichiarazione dei diritti in Internet
saranno terminati, l’Italia prima e, auspicabilmente, l’Europa con l’Italia
dichiareranno di voler porre alla base della convivenza dei cittadini
dell’Unione Europea negli anni che verranno.
Per il momento si tratta, solo, di un elenco
di principi e diritti che costituiscono buoni propositi sui quali, nei prossimi
giorni, verrà avviata una consultazione pubblica, aperta e multistakeholders
per raccogliere commenti, critiche, proposte di modifica ed integrazione dai
cittadini, dalle associazioni che rappresentano la società civile italiana così
come dai rappresentanti delle imprese e, naturalmente dalla politica.
Il primo passo, però, è stato fatto ed ora
tocca ai cittadini italiani ed europei proseguire lungo la strada indicata
dalla Commissione voluta dall’On. Boldrini e presieduta da Stefano Rodotà.
Sta a noi riconoscerci o meno nell’elenco
dei diritti fondamentali raccolti nella bozza della dichiarazione, proporne
modifiche e correzioni e poi innamoracene senza riserve ed esitazioni con la
stessa convinzione e passione con la quale dovremmo sentirci vicini – in ogni
momento – alla nostra Costituzione ed alla Carta europea dei diritti
fondamentali, in modo da sentire sempre vivo il nostro diritto ad avere i
diritti e libertà che soli possono garantirci davvero di essere cittadini del
nostro Paese e dell’Unione europea anche nell’era digitale.
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