da: Il Fatto Quotidiano
Giustizia,
scuola, lavoro Renzi non chiude niente
Le
promesse dei cento giorni sono ormai alle spalle e le riforme costituzionali
impantanate alle Camere. Per questo ne fa di nuove
di Paola
Zanca
E al 50esimo giorno, arrivò l’annuncio: ottanta euro al mese per ogni nuovo nato nel 2015. Diceva Matteo Renzi che “la presenza del count down è la vera rivoluzione della politica italiana”. É il numerino che si aggiorna ogni 24 ore, sta sul sito passodopopasso e oggi segna 51. “Mi spiego meglio – chiariva il presidente del Consiglio - Nel momento in cui sei accusato di annuncite, noi rispondiamo con l’elenco che dà una data alla quale siamo evidentemente autocostretti”. Però, alla squadra di governo, i panni dell’aucostrizione vanno evidentemente stretti. Così, l’orizzonte delle promesse, dai 100 giorni è passato ai mille. E al di là della vittoria incassata con gli 80 euro, ormai non si sbilancia su nulla che non sia il maggio del 2017. Eppure, era febbraio del 2014, sembrava tutto così facile. Mignolo, anulare, medio. Matteo sciorinava provvedimenti partendo dal dito più piccolo, a marcare la differenza. Tutto doveva succedere in tre mesi: “100 giorni di lotta durissima per cambiare”,
Pubblica
amministrazione. Ad aprile è partito solo il percorso di
consultazione. Per il decreto si è dovuto aspettare ottobre. Ora in Parlamento
c'è la legge delega. E lo stesso Renzi, adesso, non promette novità prima della
prossima primavera.
Riforma
del Senato. “Questo è testo che noi oggi formalmente consegnamo a
tutti i leader politici che stanno in Parlamento - sventolava il premier - È un
passaggio impressionante, storico e incredibile”. Per ora, fermo a
Montecitorio.
Legge elettorale. Anche qui, toni epici: “Mai più larghe intese, chi vince governa 5 anni, candidati legati al territorio, stop ai ricatti dei piccoli partiti. Vogliamo dirlo che questa è una rivoluzione impressionante per l’Italia? ” Diciamolo, ma dopo il voto alla Camera, anche questa si è arenata in commissione a palazzo Madama.
Legge elettorale. Anche qui, toni epici: “Mai più larghe intese, chi vince governa 5 anni, candidati legati al territorio, stop ai ricatti dei piccoli partiti. Vogliamo dirlo che questa è una rivoluzione impressionante per l’Italia? ” Diciamolo, ma dopo il voto alla Camera, anche questa si è arenata in commissione a palazzo Madama.
Sblocco
debiti P. a.. Grande tormentone, promessi 68 miliardi
entro luglio. Poi ha dovuto aggiornare la scadenza: 21 settembre. Quel giorno
la Cgia ha fatto i conti: “Nel biennio 2013-2014 sono stati messi a
disposizione 56,8 miliardi di euro e entro il 21 luglio 2014 (ultimo
aggiornamento disponibile) ne sono stati pagati 26,1: alle imprese mancano 30,7
miliardi. La promessa non è stata mantenuta”.
Piano
sicurezza scolastica. La prima slide parlava di 3 miliardi e
mezzo, i conti di oggi parlano di finanziamenti ridotti a un terzo. E il
sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi (oggi dimesso) ad agosto
confessava al Fatto: “Abbiamo aggiornato la scadenza entro la quale comuni e
province posso aggiudicarsi gli appalti. Hanno tempo fino alla fine dell’anno
per appaltare i lavori. In questo caso, il denaro arriverà a gennaio 2015 a
sindaci e presidenti di Provincia”.
Nuovo
codice del lavoro. Nella conferenza stampa del 22 febbraio
prometteva entro 6 mesi un assegno universale di disoccupazione e la revisione
degli ammortizzatori sociali. Ma il Jobs Act ancora non c’è: la legge delega è
passata al Senato (con la fiducia e quasi in bianco): palazzo Chigi promette un
testo entro fine anno, Renzi punta tutto sull’articolo 18 e la Cgil tra quattro
giorni torna in piazza.
Giustizia.
Anche per la giustizia – riforma che prevede, tra le altre cose, la
responsabilità civile dei magistrati, l’autoriciclaggio, il falso in bilancio,
il dimezzamento dei tempi dei processi (e delle ferie dei magistrati) – ha superato
indenne la scadenza di giugno (come da slide). E la settimana scorsa, il
presidente del Senato Pietro Grasso ha vuotato il sacco: “Ormai da mesi – ha
detto – sulle riforme penali registro una difficoltà politica di giungere a
soluzioni equilibrate: questi interventi sono indifferibili”.
Mille
asili. Il primo settembre annunciava un grande intervento per
l’apertura di strutture per l’infanzia. Da Barbara D’Urso ha calato la maschera
ed è ritornato sull’unico numero che gli ha portato fortuna: mamme, 80 euro
anche per voi.
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