da: La Stampa
Speculazioni
immobiliari e infiltrazioni negli appalti connessi a Expo 2015. In manette
anche un consigliere comunale del Pd. Le cosche avevano contatti col mondo
politico, bancario e imprenditoriale. Nell’indagine anche traffico di armi,
estorsioni e pestaggi
C’è persino un consigliere comunale del Pd
di Rho, il comune dove sta sorgendo Expo 2015, tra le 13 persone arrestate
questa notte dai Ros di Milano con accuse che vanno dall’associazione per
delinquere di stampo mafioso al concorso esterno, dall’estorsione alla
detenzione di armi, fino al traffico di droga, al termine di un’inchiesta della
Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Ilda
Boccassini.
L’uomo, imparentato con alcuni esponenti di
vertice della cosca Mancuso di Limbadi, è accusato di aver acquistato un
terreno cui poi ha cambiato la destinazione d’uso superando i preesistenti
vincoli di edificabilità grazie all’incarico nell’amministrazione comunale di
Rho. Speculazione finanziata grazie anche a 300 mila euro provenienti dalle
attività dei clan di Vibo Valentia e veicolati grazie a due imprenditori
prestanome.
E’ da questa vicenda che nasce l’indagine
durata due anni e conclusasi stanotte con l’operazione dei Ros dei carabinieri
tra Milano e il Comasco, fino ai confini svizzeri.
Durante l’inchiesta, che ha portato in
carcere soprattutto uomini del clan Galati, sono emersi anche episodi di
violenza e intimidazione ai danni di esponenti delle forze dell’ordine e
istituzionali.
Episodi che dimostrano non solo il grado di
penetrazione sempre più violento delle cosche calabresi nel tessuto produttivo
di una delle zone più ricche della Lombardia e, dunque, d’Europa, ma anche un
salto di qualità nel tentativo di “calabrizzare” quella che un tempo era
ritenuta la “Brianza Felix”. O “velenosa”, come cantava Lucio Battisti. Oggi, indiscutibilmente,
nuova frontiera del far west criminale della ‘ndrangheta che dunque, giunge
perfino a minacciare esponenti istituzionali quando non riesce ad infiltrarli o
controllarli in altro modo, come rivela l’episodio di un esponente politico
comasco presentatosi in casa del vecchio boss agli arresti domiciliari per
chiedere voti o come raccontano i rapporti accertati con un agente di polizia
penitenziaria, un funzionario dell’agenzia delle entrate, imprenditori
immobiliari, esponenti del mondo bancario, amministratori pubblici di enti
locali.
E poi estorsioni, minacce, pestaggi, traffico di armi e droga. E riciclaggio con investimenti che vanno dalle panetterie ai negozi di "compro oro", fino all'ultimo business di moda: la vendita di sigarette elettroniche. Non manca nessun ingrediente a questa nuova operazione denominata "Quadrifoglio", dal nome della cooperativa edile usata come copertura per la speculazione sui terreni di Rho, che rivela l'esistenza di un pericoloso filo rosso che collega le provincie di Milano, Monza, Como a quelle ad alta intensità mafiosa di Reggio Calabria e Vibo Valentia.
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