mercoledì 29 ottobre 2014

Le mani della ’ndrangheta sulle grandi opere Arrestate 13 persone tra Lombardia e Calabria



da: La Stampa

Speculazioni immobiliari e infiltrazioni negli appalti connessi a Expo 2015. In manette anche un consigliere comunale del Pd. Le cosche avevano contatti col mondo politico, bancario e imprenditoriale. Nell’indagine anche traffico di armi, estorsioni e pestaggi

C’è persino un consigliere comunale del Pd di Rho, il comune dove sta sorgendo Expo 2015, tra le 13 persone arrestate questa notte dai Ros di Milano con accuse che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso al concorso esterno, dall’estorsione alla detenzione di armi, fino al traffico di droga, al termine di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini.  

L’uomo, imparentato con alcuni esponenti di vertice della cosca Mancuso di Limbadi, è accusato di aver acquistato un terreno cui poi ha cambiato la destinazione d’uso superando i preesistenti vincoli di edificabilità grazie all’incarico nell’amministrazione comunale di Rho. Speculazione finanziata grazie anche a 300 mila euro provenienti dalle attività dei clan di Vibo Valentia e veicolati grazie a due imprenditori prestanome.  

E’ da questa vicenda che nasce l’indagine durata due anni e conclusasi stanotte con l’operazione dei Ros dei carabinieri tra Milano e il Comasco, fino ai confini svizzeri.  

Durante l’inchiesta, che ha portato in carcere soprattutto uomini del clan Galati, sono emersi anche episodi di violenza e intimidazione ai danni di esponenti delle forze dell’ordine e istituzionali.  

Episodi che dimostrano non solo il grado di penetrazione sempre più violento delle cosche calabresi nel tessuto produttivo di una delle zone più ricche della Lombardia e, dunque, d’Europa, ma anche un salto di qualità nel tentativo di “calabrizzare” quella che un tempo era ritenuta la “Brianza Felix”. O “velenosa”, come cantava Lucio Battisti. Oggi, indiscutibilmente, nuova frontiera del far west criminale della ‘ndrangheta che dunque, giunge perfino a minacciare esponenti istituzionali quando non riesce ad infiltrarli o controllarli in altro modo, come rivela l’episodio di un esponente politico comasco presentatosi in casa del vecchio boss agli arresti domiciliari per chiedere voti o come raccontano i rapporti accertati con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell’agenzia delle entrate, imprenditori immobiliari, esponenti del mondo bancario, amministratori pubblici di enti locali. 

E poi estorsioni, minacce, pestaggi, traffico di armi e droga. E riciclaggio con investimenti che vanno dalle panetterie ai negozi di "compro oro", fino all'ultimo business di moda: la vendita di sigarette elettroniche. Non manca nessun ingrediente a questa nuova operazione denominata "Quadrifoglio", dal nome della cooperativa edile usata come copertura per la speculazione sui terreni di Rho, che rivela l'esistenza di un pericoloso filo rosso che collega le provincie di Milano, Monza, Como a quelle ad alta intensità mafiosa di Reggio Calabria  e Vibo Valentia.

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