martedì 21 ottobre 2014

Squadra Antimafia 6, settima puntata: sesta stagione, di livello inferiore alle precedenti



Come si suol dire: il buongiorno si vede dal mattino. Applicando il detto a Squadra Antimafia 6 si potrebbe dire: si era capito dalla prima puntata che questa sesta stagione sarebbe stata lontana dal livello, dall’efficacia, della quarta e quinta serie.

A parte certe “frettolosità” inspiegabili per chi lavora da anni su questo prodotto, c’è un senso di sfilacciamento nella trama e situazioni che di credibile hanno poco.
Senza Giulia Michelini, cioè Rosy Abate, manca il pathos. Meno male che c’è l’ironia di Pierobon-De Silva. Per quanto..anche questa, seppure sia divertente in mezzo a un contesto di personaggi che non hanno caratura né di scrittura né d’interpretazione (l’intera famiglia Ragno) finisce per essere poco credibile. Un cattivo così cattivo che ha spunti d’ironia lo trovi solo in una fiction.

L’impressione dello sfilacciamento sta in questa trattativa Stato-mafia il cui racconto non decolla. Una trama orizzontale previdibile, quindi, senza suspense. Adesso abbiamo il Calcaterra infiltrato che si ritrova nell’accampamento Isis in Sicilia, pardon: nel rifugio dei Ragno, per combattere da solo il nemico Crisalide.
Vabbè che vanno di moda gli “uomini soli al comando”, ma ce lo vedi uno che
da solo combatte un’organizzazione deviata. Che è..Rambo? Uno che, pare, rimarrà immacolato. Cioè starà con i cattivi senza sporcarsi le mani. Insomma, siamo in piena fiction italiana che non ha coraggio. Che non osa “macchiare”.

Quanto alla parte del racconto privato non stiamo messi meglio. Siamo alla macchietta autoriale - non interpretativa - perché Bocci ha ormai delineato il personaggio e non sbaglia recitazione.
Questo Calcaterra in crisi con Lara Colombo, che va a trovare Rosy Abate e le dice addio copulando, che poi si ritrova nell’accampamento dell’Isis, pardon dei Ragno, a guardare la foto di Lara Colombo che – in assenza di Rosy – viene  riproposta come la compagna delusa e amareggiata ma in attesa del ritorno, da cui: il tentennamento con Sandro.  
Ci sta che Lara non lo abbia cancellato, ci sta meno che in pochissimo tempo scopra che Calcaterra non è cattivo e corrotto ma, come l’ex della Mares, si sia infiltrato con i mafiosi. Ciò che non ci sta è la mancanza di uno sviluppo diluito in più puntate. Gli sceneggiatori avvicinano o allontanano senza approfondire i legami, i sentimenti del trio Calcaterra-Rosy-Abate. Appena il personaggio di Calcaterra sembra diventare cattivo ecco che subito lo mostrano come eroe. Ecco che appena ha finito di fare sesso con l’Abate recuperano il suo non definito rapporto con Lara. Ecco che appena Lara si sta per riavvicinare glielo fanno vedere mentre si fa  Rachele (prossima puntata).
E questo Calcaterra che le scopa tutte (manca il giudice, ma potrebbe “inanellare” anche questa) è un’esagerazione che non si capisce a che serva. A capire i sentimenti, i tormenti, i dubbi di Calcaterra? No?
A “solleticare” il pubblico femminile? No. Preferirebbero un finale a lieto fine con Rosy Abate.
A creare pathos, emozione? No. Sono scopate con tratti più o meno animalistici ma privi di emozione.

Questa sesta stagione dà evidenti segni di cedimento. E non svetta negli ascolti. Se la settima sarà sfilacciata e di poca consistenza nel tracciare parti del racconto che non sono certo difficili - perché non si chiede a una serie italiana di essere al livello di quelle americane - la settima stagione sarà inconsistente e noiosa. Come lo è stata, almeno per me, la settima puntata.

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