da: la Repubblica
In
nome di Gigi Re
Proietti
sarà protagonista dell'evento tv della Rai, che andrà in onda l'8 e 9 aprile,
ispirato al film del 1977 di Luigi Magni con Nino Manfredi. "Il tema
è antico e attualissimo, alla luce delle dimissioni di Ratzinger".
"Chiesa e potere temporale: la storia non cambia"
di Silvia
Fumarola
"Quando succedono le cose, succedono
tutte insieme. A me fa una certa impressione: siamo senza Papa e senza governo.
Nient'altro?". Veramente ci sarebbe anche il semestre bianco del
presidente della Repubblica. "Certo" sorride Gigi Proietti "ci
aspetta anche l'elezione del nuovo capo dello Stato, dopo Giorgio Napolitano
che è stato un punto fermo. Ora lei capisce che raccontare la storia di Roma ai
tempi di Pio IX, mentre Garibaldi sta entrando in città per porre fine al
potere temporale della Chiesa e unire l'Italia è una bella responsabilità. Se
leggi la storia, i punti di contatto ci sono". L'8 e il 9 aprile RaiUno
manda in onda il film L'ultimo Papa re di
Luca Manfredi (ispirato a In nome del Papa re di Luigi Magni), con
Proietti nel ruolo del cardinale Colombo, che fu del grande Nino Manfredi,
storia ambientata nel 1867 in cui Colombo di idee liberali, combatte col
potente papa nero, il belga Jospeh Beckx (Jerzy Stuhr), capo dei gesuiti e
anima ambigua che manovra il debole Pio IX. A Roma è guerra, i giovani patrioti
assaltano la caserma degli Zuavi, i mercenari del Papa. "Il concetto di
colpa e di innocenza ormai è diverso dal nostro" dice Colombo "Noi
crediamo ancora nell'obbedienza, loro nelle bombe. È certo che hanno torto, ma
mica è detto che per questo c'avemo ragione noi". Storia
di un secolo e
mezzo fa, ma la conversazione con Proietti, nel bistrot del Teatro Quirino
a Roma, interrotta da foto ricordo e saluti, torna sull'attualità.
Proietti, interpreta una storia legata a Pio IX mentre i cardinali sono riuniti
per eleggere il nuovo pontefice.
"Il tema del film è antico e attualissimo, alla luce delle dimissioni di
Ratzinger. Se ci rifacciamo a quello che dice Pasolini, la chiesa deve tornare
a essere pastorale, parlare alle coscienze e abbandonare il potere temporale
che sembrava finito. I grandi autori, da Shakespeare in poi, si sono sempre
interessati ai cambiamenti epocali. La nostra storia si svolge nel periodo
della presa di Roma, alla vigilia dell'Unità d'Italia. Ne scherzavo con Gigi
Magni: se ti levano il Risorgimento, è finita".
Lei interpreta il ruolo che fu di
Manfredi.
"Lo considero un omaggio a un attore
che con Sordi, Gassman, Tognazzi, era uno dei moschettieri del cinema italiano.
Nino non l'ho conosciuto bene, venne ospite a un mio show ma era un grande
artista. Mi ha fatto piacere lavorare con Luca, il figlio, regista serio che
firma anche la sceneggiatura con Marina Garroni e Alberto Simone. È un film
curatissimo, con un grande cast da Lino Toffolo a Sandra Ceccarelli e le
musiche di Nicola Piovani".
Il tv movie è prodotto dalla figlia di
Manfredi, Roberta. Ma cosa cambia rispetto al film del '77?
"Il film di Magni durava la metà del
nostro, noi possiamo spiegare meglio la presa di coscienza del cardinale
Colombo, come un severissimo servitore della legge, piano piano, anche per
ragioni personali - scopre di avere un figlio coinvolto nella rivolta - si
rende conto della violenza degli Zuavi. La giustizia va bene, la vendetta no.
Tema universale".
Che ha pensato delle dimissioni di papa
Ratzinger?
"Ratzinger, a differenza di papa
Wojtyla, che aveva adottato la comunicazione mediatica, si è fatto conoscere
poco. È come se queste dimissioni improvvise, mossa epocale, ce l'avessero
fatto scoprire. Ha avuto coraggio, si è preso responsabilità enormi. Si dimette
e si ricomincia a parlare dell'infallibilità del Papa. Quali che siano, per me
le ragioni rimarranno misteriose. Si è parlato della malattia, ma Wojtyla l'ha
vissuta pubblicamente. Papa o lo sei, o lo fai. Da laico mi affascina il tema,
Magni ha speso una vita per capire l'incidenza della Chiesa".
Senza Papa e senza governo: come vede la
situazione politica?
"Non saprei sintetizzare le
sensazioni, sono cambiate prima delle elezioni e dopo i risultati. Non è un
mistero, alle primarie ho votato Bersani, ora non so se Renzi avrebbe
conquistato i giovani che hanno votato Grillo. Perché mi sembra chiaro che ci
sia stato un travaso di voti dal Pd ai 5 stelle. Trionfa Grillo, ok, e dicono:
"Berlusconi ha rimontato". Non capisco il trionfalismo, rimonta di
che? Ha perso 18 punti".
Pensa che sia stata una campagna
elettorale vinta dai leader?
"I dati dimostrano che da Craxi in poi
- Berlusconi, Bossi, Grillo - la gente s'interessa più a loro che alle
strutture. Infatti si legge: hanno votato per Grillo, non per il suo partito.
Sarò tradizionale, vecchio, ma vorrei votare un organismo. Questa legge
elettorale ha provocato un disastro, tutti ripetono che fa schifo, il primo a
dirlo è stato Calderoli: "È una porcata". Allora levala!".
Deluso dal Pd?
"Mi auguro solo che non si faccia il
governissimo con Berlusconi. Ho avuto la sensazione che si siano spostati
flussi di voti, gli ultimi giorni è successo qualcosa. La promessa della
restituzione dei soldi dell'Imu, forse".
Una balla.
"Se Berlusconi vuole restituire
l'importo usando i suoi soldi, s'accomodi. Mi sembra che i politici stiano
aspettando ognuno la mossa dell'altro e nessuno voglia prendersi la
responsabilità di fare il primo passo, anche se Bersani deve farlo per fatto
istituzionale. Vogliono tutti lasciare l'altro col cerino in mano, ma qualcuno
deve metterci la faccia. Invece ci sono rapide ritirate sugli alberi, dove
peraltro si appostano i giaguari. E sono ancora tutti maculati".
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