martedì 12 marzo 2013

Hanno inventanto le “vie di mezzo”: da Renzi e lo “studio” sui costi del Pd ai neo eletti M5S a Roma


L'articolo pubblicato da Il Post (sotto) ripercorre la storia del finanziamento ai partiti. Siamo stati presi per il culo, abbiamo subito il ladrocinio di Stato per troppi anni. 
Detto questo, faccio qualche osservazione in merito ad alcune notizie lette ieri ma ancora fresche. Più delle uova di giornata.

Secondo il Corriere della Sera (articolo di ieri di Maria Teresa Meli), Matteo Renzi, si sarebbe fatto fare da un “amico” fidato uno studio sulla situazione del partito.
Che dire. E’ bene portarsi avanti…
Da questo studio, risulterebbe che i dipendenti del Pd nazionale sono più di 180, tra impiegati a tempo indeterminato e determinato. Ad alcuni di costoro è pagata anche la casa. Nel report si troverebbero numeri di questo tipo:  14 persone all’ufficio stampa del partito e tre persone addette alla sola Rosy Bindi che anche un aiuto alla Camera e una portavoce che, così starebbe scritto nel report: “non si sa chi paga”.
Il dirigente del Pd con il livello più basso ha almeno due segretarie e prende 3.500 euro di stipendio. Poi c’è tale: Nico Stumpo, che si occupa del settore organizzativo, coordina otto persone e pare superi mensilmente la cifra sopra indicata.  
Tutto ciò per concludere che  il Pd non può cavalcare con convinzione e costanza l’abolizione dei rimborsi elettorali. Come organo sessuale maschili li pagherebbe questi?

Nel mentre che il Corriere pubblicava queste indiscrezioni alla dagospia, leggevo nel Fatto Quotidiano di una disputa avvenuta nel programma di La7 ‘In Onda’, tra Jacopo Fo e il direttore del quotidiano di Berlusconi: Alessandro Sallusti.
Oggetto del contendere: Movimento 5 Stelle.

Sallusti sostiene che i propositi del M5S sono irrealizzabili e demagogici: “Chi se ne frega se Grillo fa il referendum on line per il Presidente della Repubblica. Voglio vedere tra un anno se questi signori “grillini” 
sono ancora convinti che un deputato può vivere in albergo a Roma con 1200 euro al mese senza avere i biglietti gratis per tornare a casa col treno ogni fine settimana e a mantenere la famiglia”. E aggiunge: “Questi ci stanno prendendo tutti per il culo e noi ci caschiamo“.
Al che, Jacopo Fo replica: “Veniamo da un’esperienza in cui siamo stati presi per il culo per molto tempo da Berlusconi con la storia dei ristoranti sempre pieni e della crisi che non c’era. Ci sono persone che fanno politica non per i soldi ma per altri motivi. E magari, anzichè alloggiare in albergo, prendono in affitto un appartamento in dieci, come stanno facendo i 5 Stelle, così hanno delle spese basse”.

Orbene.
A prescindere dal fatto che siamo da tempo in crisi economica, caso mai: ancor più per questo motivo, tra un Pd dalla struttura non certo leggera e dai costi del personale eccessivi, a un movimento con neo eletti che affittano un appartamento a Roma e si dividono le spese, possiamo pensare a dei rappresentati del popolo italiano con uno stipendio congruo per svolgere il proprio compito. Uno stipendio che consenta di svolgere il proprio lavoro in Parlamento e fuori, per le attività connesse alla delega ricevuta.
Se dei parlamentari decidano di affittare un appartamento e dividersi le spese e trovano forme di risparmio, non va bene, va benissimo. Ma il parlamentare è un lavoro. Serio, impegnativo. Che richiede libertà assoluta mentale e autonomia economica. Non è richiesto rimetterci. Non è pensabile arricchirsi.
Non è indispensabile che in dieci prendano in affitto un appartamento ma è indispensabile che qualsiasi partito o movimento abbia una  struttura leggera, il personale necessario per svolgere alcune funzioni amministrative. Non dieci persone in un appartamento, non un politico con dieci portaborse e annessi e connessi. Dieci persone con uno stipendio congruo in Parlamento, a lavorare per la collettività.

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