tratto da: http://tg24.sky.it/tg24/
Diversi media hanno riproposto le tesi sul ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24
marzo 1976, racchiuse nel libro L'isola del Silenzio del giornalista argentino Horacio Verbitsky,
che analizza il ruolo della Chiesa nel periodo piu tragico del Paese
sudamericano. "Per anni ho cercato
una foto che lo accusasse e non l'ho mai trovata", dice Verbitsky in un'intervista a Repubblica. "Ho scritto due libri
che raccogliendo testimonianze di padri gesuiti che narrano le ambiguità di
quel periodo". Ma, aggiunge, "non ci sono prove schiaccianti".
Nel libro-intervista Il gesuita, pubblicato nel 2010 dei giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, Bergoglio non si sottrae ad interrogativi e
sospetti affermando che negli anni della dittatura argentina, "la Chiesa, come tutta la società, ha
conosciuto quanto successe poco a poco. All'inizio non ne era cosciente".
"Immagino la disperazione di quelle donne che cercavano in tutti i modi i
propri figli e si trovavano di fronte al cinismo delle autorità che le
trascinavano da una parte e dall'altra", ricorda. "All'inizio
sapevamo poco, o niente, lo abbiamo saputo solo gradualmente", aggiunge
l'ex presidente della conferenza episcopale argentina, riferendosi proprio ai
tanti desaparecidos e all'orrore degli anni della dittatura militare.
Il ruolo di Bergoglio rimane pieno di punti non chiariti anche in un episodio
successivo alla caduta del regime. Secondo alcune fonti, nel 1983, con il ritorno della democrazia, l'allora cardinale cercò di far liberare dei sacerdoti che lavoravano nelle bidonville
di Buenos Aires e che erano stati sequestrati dai militari.
"Nella vicenda legata al sequestro dei due missionari gesuiti - dice l'avvocato
Marcello Gentili, da venti anni difensore di parte civile delle famiglie di
'desaparecidos' - so che Bergoglio si è difeso dicendo di averli allontanati
dalle baraccopoli per salvarli dalle probabili repressioni. E' credibile la sua
versione ma di certo per il ruolo che ricopriva all'epoca aveva l'enorme
responsabilità e dovere di denunciare quello che accadeva. La sua voce avrebbe,
insomma, avuto un peso rilevante.
Altre fonti e inchieste giornalistiche
sostengono invece che fu proprio Bergoglio a denunciare alle autorità i
sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics, attivi nella bidonville del 'Bajo
Flores' della capitale. Una testimone di quel procedimento, Maria Elena Funes -
anch'essa rapita - ha dichiarato che Yorio e Jalics vennero sequestrati dopo
che Bergoglio "tolse loro la
propria protezione". Nel 'Gesuita'
il neo pontefice smentisce
totalmente questa ricostruzione precisando di non aver voluto che i due
sacerdoti "rimanessero senza protezione".
Sia Yorio sia Jalics vennero dopo qualche tempo liberati: anzitutto perche i
militari "non riuscirono ad accusarli ma anche perché - ricostruisce
Bergoglio - ci siamo mossi come pazzi" proprio per ottenere il loro
rilascio. "Ho iniziato a muovermi" per la loro liberazione "fin
dalla notte stessa in cui ho saputo del sequestro", aggiunge Bergoglio,
ricordando inoltre che proprio a causa del sequestro incontrò due volte Jorge
Rafael Videla, e l'ammiraglio Emilio Massera, tra gli aguzzini più feroci della
giunta militare.
"La sua battaglia - si legge in un ritratto del 2005 sul Corriere della Sera firmato
da Aldo Cazzullo - gli ha guadagnato
la stima dei leader del movimento per i
diritti umani, come Alicia de Oliveira, e il rispetto delle madri di Plaza de Mayo, durissime nei
confronti della gerarchia cattolica".
Secondo il giornalista "Bergoglio si mosse per salvare preti
e laici dai torturatori, ma non ebbe parole di condanna pubblica che del resto
non sarebbero state possibili se non a prezzo della vita , e tenne a freno
i confratelli che reclamavano il passaggio all'opposizione attiva".
In difesa di Bergoglio è sceso in
campo anche il premio nobel Adolfo Perez
Esquivel (vittima delle torture del
regime argentino), secondo cui il
Pontefice "non ha avuto nessun legame con la dittatura",
aggiungendo però che "possono esserci state omissioni, ma non
complicità". Anche il teologo brasiliano Leonardo Boff, uno degli
esponenti della teologia della Liberazione, ha assicurato oggi
all'agenzia stampa Dpa di non credere alla accuse su presunti legami fra
il nuovo Papa, Jorge Bergoglio, e la dittatura argentina.
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