venerdì 15 marzo 2013

Monte dei Paschi di Siena in quota…Pdl


da: Lettera 43

Mps, la quota del Pdl
Le riunioni ad Arcore con Bisignani, il ruolo di Mussari e i fedelissimi del partito ai vertici della banca. 

Gli atti arrivano da Napoli, in merito a un'inchiesta su alcuni affari che coinvolgevano esponenti della criminalità organizzata con imprenditori locali. Ma si è capito subito che il contenuto sarebbe tornato utile anche ai colleghi toscani. Che indagano sul caso Mps e sull'acquisizione Antonveneta. Il tema: la spartizione politica all'interno dei vertici dell'isituto senese. Il partito in questione: il Pdl e le riunioni fatte ad Arcore, nella primavera del 2009, da Silvio Berlusconi. Uno dei protagonisti: Luigi Bisignani, già coinvolto nell'affaire P4, qui in veste di sponsor di un suo amico, l'avvocato Sergio Lupinacci.
UN RUOLO NEL BOARD DI MPS. A svelare il retroscena è stato il Corriere della Sera, che ha pubblicato parte del contenuto dell'informativa trasmessa dalla guardia di finanza. L'avvocato Lupinacci, ha scritto il quotidiano di via Solferino, ambiva a una posizione all'interno del consiglio d'amministrazione del Monte dei paschi. La possibilità, nel maggio del 2009, si era fatta concreta, visto che si era ventilata l'ipotesi di un ampliamento del board da 10 a 12 persone.
ANCHE UNA BADESSA TRA I CONTATTI. I contatti si fecero quindi frenetici: per ottenere la nomina, stando all'informativa, l'avvocato si rivolse ad Angelo Pollina, parlamentare di Forza Italia, e Deborah Bergamini, anche lei eletta nello stesso partito, in qualità di interlocutori politici. Quest'ultima in particolare avrebbe dovuto interessare direttamente, su consiglio di Pollina, il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta; il professor Pellegrino Capaldo,
banchiere economista e politico italiano, definito dallo stesso Lupinacci «il riferimento tecnico»; Madre Tekla, badessa generale dell'Ordine del SS. Salvatore di santa Brigida con sede a Roma, in piazza Farnese, affinché con una lettera intercedesse presso il senatore Giulio Andreotti». La storia non è andata a buon fine: la banca decise di non ampliare il consiglio d'amministrazione. E quindi Lupinacci, dovette aspettare un'altra occasione.Che avvenne poco dopo, quando l'amico di Bisignani, venne proposto per la nomina in un'altra banca controllata da Mps. E qui, secondo i finanzieri, si capirebbe meglio il sistema delle nomine di natura politica all'interno del gruppo.

MUSSARI E LE NOMINE POLITICHE. Nelle intercettazioni viene fatto anche il nome di Giuseppe Mussari, ai tempi presidente di Mps. Pollina e Lupinacci lo vedono il 12 maggio 2009. E l'avvocato riferì l'incontro alla Bergamini in questi termini: «Ha detto: io ho un debito morale con Bergamini e Pollina. Ha preso l'impegno formalmente, ha detto oggi non voglio fare le nomine perché sennò assumono una veste politica... Siccome io non ho niente a che fare con la politica, sono il presidente della banca, voglio fare le nomine che siano utili alla banca non utili alla politica... Mi stanno arrivando decine di curricula». Ma fu poi Pollina a tranquillizzarla, a proposito della “promessa” fatta da Mussari: «Ha detto che per loro sono il suo uomo che andrà alla Fondazione, ha fatto un passaggio anche su Verdini che noi non possiamo escluderlo nel momento della Fondazione». E così fece, evidentemente.

«TREMONTI S'È PRESO UNICREDIT». Insomma, i finanzieri hanno messo in evidenza due aspetti che emergono dalle intercetazioni: “Il primo riguarda l'interessamento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla definizione dei membri del Cda». In una telefonata si parla esplicitamente di Arcore, come luogo chiave: «stasera si decide tutto a Milano dove si trova il presidente del Consiglio». Il secondo, importante elemento riguarda «il disinteresse in merito da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti». In questo caso, spicca la conversazione di Pollina con Lupinacci, su quanto gli è stato riferito da Mussari alcuni giorni prima: «Pollina precisa che il presidente del Monte dei Paschi gli ha riferito cose estremamente importanti, tra l'altro affermando che 'il ministro Tremonti su Siena non ha messo bocca perché lui si è preso Unicredit'».

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