Vorrei capire.
1.000 euro al mese di reddito di
cittadinanza. Questa, una delle proposte di Beppe Grillo e del suo Movimento 5
Stelle.
Ma che bello. Ma che giusto. Come si fa a
non essere d’accordo.
Domandine…
Con quali criteri si stabilisce chi ha diritto ai 1.000 euro al mese?
La dichiarazione dei redditi? Fantastico.
Così diamo 1.000 euro al mese a coloro che evadono il fisco. Ne hanno
sicuramente bisogno.
Ma…prendiamo ad esempio chi già prende una
pensione di 1.000 o 1010 o 1.050 0 1.100 al mese dopo aver lavorato 35 o 40
anni.
Una pensione che consente di vivere in
maniera adeguata (cioè senza particolari rinunce) in alcune zone del paese
mentre in altre sta un tantinello stretta.
Coloro che hanno lavorato 35 o 40 anni e
hanno una pensione mensile di 1.010 o 1.050 o 1.100 vedrebbero altri italiani -
che non hanno mai lavorato – prendersi 1.000 euro al mese.
Che paese civile.
Quello in cui molti si sono fatti il culo
per anni e….se lo prendono nel culo dal “rinnovamento” che sta per arrivare
nella politica italiana.
Ma in
Italia non vi può essere stato sociale se prima non si individuano i REALI redditi,
i patrimoni REALI delle persone. Contrariamente, sconti, agevolazioni, redditi di cittadinanza saranno sempre a favore
di evasori e furbetti. Saranno premiati alcuni e bastonati ancora una volta
gli stessi.
E’ ovvio, che tra coloro che non godono di
una pensione ci sono italiani che hanno
dovuto accettare un lavoro in nero. Costoro hanno diritto di essere tutelati e devono poter usufruire di un sostegno.
Ma come li identifichiamo?
Ma ci sono Grillo, Casalegno e grillini in Parlamento. Loro ci faranno sapere
cosa sia effettivamente questo reddito di cittadinanza, quali siano i criteri per l’applicazione.
Non vedo l’ora…
Soprattutto…non vedono l’ora i pensionati di mia conoscenza che prendono tra
gli 800 e 1.100 euro. Sono in attesa
di capire se avrebbero fatto meglio a non lavorare 35 e più anni. A saperlo, che dal febbraio 2013 arrivava
Grillo a spazzare via la classe politica che li ha impoveriti, avrebbero
passato le loro giornate a fare altro che non fosse lavorare. Negli uffici,
nelle fabbriche, nei negozi. E a casa. Perché è noto che le donne, soprattutto
di certe generazioni,hanno fatto un doppio lavoro.
Iniziamo a individuare coloro che hanno privilegi. Cioè coloro che hanno redditi sproporzionati rispetto agli anni di lavoro (pensioni baby) e ai contributi versati. Senza dimenticare
che da quando abbiamo l’euro, stipendi e
pensioni hanno perso potere d’acquisto. E la responsabilità di questo non
è solo di un Europa che non è unione politica ma solo monetaria. Deriva
anche dal fatto che gli italiani che
hanno potuto ladrare – perché detengono
la catena di produzione, distribuzione, commercio – ha aumentato se non
raddoppiato i prezzi. A questo dobbiamo aggiungere il ladrocinio di stato della
classe politica e l’incapacità di gestire un paese.
Da un anno a questa parte ho ripreso un’usanza mentale dei momenti di coesistenza tra euro e lira.
1 euro non sono 1.000 lire. Sono 1.936,27
lire. Prima tiravo fuori dal borsellino 1.000 lire, con l’introduzone dell’euro
tiro fuori 1 euro, cioè spendo 1.936,27.
Ogni
volta che leggo un prezzo in euro lo traduco
approsimativamente in lire. Quando faccio la spesa e leggo 10 euro e penso: costa poco, lo compro, prima di passare all’azione faccio
mentalmente 10 x 2.000 = sto spendendo
circa 20.000 lire. Decido se quel
prodotto vale 20.000 lire. Se la riposta è no: passo ad altro o altrove.
Anche se posso permettermi pause in questo elementare esercizio matematico, non accetto di foraggiare certo ladrocinio
italiano frutto del radicato individualismo
della nostra società.
Rimango in attesa di capire nel dettaglio come
si concretizzi questa idea del reddito di cittadinanza che, se non gestita in
maniera sensata, rischia di creare diseguaglianza. Altro che stato sociale.
Altro che cambiamento nella politica italiana. Altro che: li spazzeremo via
tutti.
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