da: la Repubblica
Democrazia
elettronica, innovazione e rischi.
"Non
siamo ancora una società 2.0"
Cittadini
sempre più attivi, partendo dalla Rete. Il "5 Stelle" propone un
modello di funzionamento basato su referendum online. La politica diventa
"partecipata" attraverso piattaforme aperte e web, che poi portano
persone reali in Parlamento. Ma è una politica aperta a tutti? Il professor
Novelli: "Esiste ancora un'élite digitale". Grillo: "Sistema in
sviluppo"
di Tiziano
Toniutti
Partecipare, direttamente, "dal
basso". Non più solo elettori, ma protagonisti della vita pubblica di un
Paese. Si chiama democrazia partecipativa o diretta, ed è una delle forme
contemporanee dell'idea democratica. Che evolve con i tempi e le tecnologie.
Così, accanto all'espressione rappresentativa, ne sorge una che non delega le
decisioni al Parlamento, ma coinvolge attivamente i cittadini. Il voto non è
più l'unico strumento, nella democrazia partecipativa il cittadino è chiamato
alla formulazione di proposte e alla discussione di pensieri altrui per
arrivare a una sintesi. Non nelle Camere, ma nelle case, per le strade e sulla
Rete. Un orizzonte civile e politico che cattura lo sguardo. Ma forse non siamo
ancora pronti per raggiungerlo.
Democrazia, Rete, opportunità, rischi. Se la "libertà è
partecipazione", allora otto milioni e mezzo di elettori a 5 Stelle
potrebbero aver votato il Movimento di Beppe Grillo per un motivo preciso:
contribuire direttamente alla vita
democratica e parlamentare del Paese. Senza
essere eletti, attraverso una connessione internet e una piattaforma
condivisa. Grillo del resto ha ripetuto infinite volte che gli eletti M5s
saranno solo dei "portavoce" dei cittadini. E al momento nessun'altra
forza politica ha derogato al concetto di rappresentanza parlamentare. Ma è
anche vero che le "parlamentarie" del MoVimento non sono state un
modello di partecipazione di massa. 25mila partecipanti sono sono indubbiamente
pochi, in confronto a mille altre iniziative sul web, e soprattutto in
proporzione agli eletti in Parlamento. E soprattutto c'è la questione della
sicurezza dei procedimenti e dei voti. Chi verifica, chi garantisce? E
chi controlla gli addetti ai controlli? La democrazia può e deve evolvere,
assieme alla società. Ma resta la necessità di tutelarla da ogni possibile
attacco, sia politico che tecnico. Con la Costituzione e ogni attenzione
possibile verso la Rete, l'ambiente in cui la partecipazione diffusa vive.
Novelli: "Esiste un'élite della Rete". Edoardo Novelli, docente di
comunicazione politica presso l'Università di Roma Tre, ricorda gli inizi
dell'idea di democrazia partecipata: "Ross Perot nel 1993 negli Usa
pensava a un modello di partecipazione non comunitario. Il cittadino si alza,
fa colazione, e preme un bottone per avallare o meno le decisioni
dell'amministrazione su un tema x", dice Novelli a Repubblica.it. "Ma
è un tipo di approccio che non contempla quasi la riflessione necessaria alla
formazione di un pensiero. Ma se uno è isolato e reagisce isolatamente, spesso
si reagisce di pancia".
Secondo Novelli, oggi la politica tende ad abbattere le distanze tra cittadino
e rappresentanza: "Oggi si vota uno come te, prima l'idea era eleggere i
migliori elementi della società. Un fenomeno di popolarizzazione che passa dal
cagnolino in braccio, la birra al pub. Prima la politica era un'avanguardia,
erano i competenti, i più formati. Ma in fondo l'élite esiste, seppure di altro
tipo, anche nell'idea della democrazia partecipativa". Ovvero, spiega il
professore: "Anche con l'evoluzione delle piattaforme, il problema resta
sempre la diffusione, ovvero quante persone sono coinvolte nelle decisioni
democratiche partecipate".
Quindi "dal basso" fino a un certo punto: "Sì, esiste un'élite
del web, che è anzitutto quella che ha accesso alla connettività, e poi ha le
capacità di gestire le tematiche. C'è sempre un gruppo più rappresentativo a
cui il cittadino delega". Insomma la democrazia partecipata al tempo di
internet ha senso solo se la Rete tocca tutti, oppure il web ha permesso in
qualche modo di abbassare la soglia di ingresso al dibattito? "I gap
tecnologici esistono, la soglia rimane comunque alta, perché richiede
competenze e professionalità. Ma ad esempio nel caso dei 5Stelle rispetto ai
partiti, che rimangono chiusi e opachi, c'è una differenza strutturale. I
partiti hanno difficoltà nell'aprirsi". Esiste un percorso sostenibile
verso la democrazia diretta? "Certamente l'evoluzione e la semplificazione
delle piattaforme aiuterà. Dall'altro lato è necessaria un'evoluzione culturale
e sociale. Educare la cittadinanza alla partecipazione. Oggi nel bagaglio
culturale dei cittadini non c'è l'opportunità di essere chiamati in causa, e il
cittadino non la sviluppa autonomamente perché non ne vedrebbe i risultati.
Bisogna sviluppare una cultura della partecipazione, e deve partire da una
società dinamica e mobile rispetto a quella di ora, che è vecchia ed
arroccata", conclude Novelli.
Piattaforme e funzionamento. Gli esperimenti di successo nell'ambito della democrazia
partecipativa non mancano. Il punto di partenza è l'accesso dei cittadini alle
informazioni della pubblica amministrazione, attraverso l'open data, la
trasparenza dei dati pubblici. Kevin Hauswirth, social media manager del
Sindaco di Chicago, nella sua recente visita in Italia ha parlato dei risultati
importanti raggiunti nell'avvicinare i cittadini alla cosa pubblica attraverso
i dati aperti. Spostandosi sul lato della gestione tecnica della
partecipazione collettiva, la piattaforma Liquidfeedback adottata dal Partito
Pirata in Germania è probabilmente un caso esemplare. Si tratta di un sistema
aperto, non proprietario e quindi dal funzionamento verificabile in ogni
momento. Permette la formulazione e la votazione di proposte attraverso un
sistema di gestione tematica, con limiti temporali e una raffinata gestione
delle deleghe. Una piattaforma completa ma di utilizzo non banale, che nel
contesto del Partito Pirata ha funzionato bene. Ma un sistema per ora
difficilmente declinabile per un utilizzo di massa, e da modificare per
permetterne l'utilizzo da una base elettorale complessa, come può essere quella
dei 5 stelle.
Voto online a 5 Stelle. Il Movimento di Grillo, dopo le politiche, punta ad
eleggere i candidati alla presidenza della Repubblica e il sindaco di Roma
direttamente online. E ha già effettuato un esperimento di votazione
elettronica dei suoi candidati al Parlamento. Di fatto un sondaggio online,
senza reale possibilità di controllo o certificazione esterna. Nel caso
specifico dei 5s i cittadini attivi coincidono con gli utenti del portale di
Grillo, che non sono però necessariamente elettori del Movimento. Durante le Parlamentarie del M5s inoltre non sono
mancate difficoltà tecniche: come può funzionare la democrazia partecipata se i
siti che ne ospitano le strutture cadono facilmente sotto il peso del traffico?
Il funzionamento non trasparente ha suscitato polemiche anche tra gli
attivisti. Beppe Grillo twitta: "La piattaforma dove ognuno conterà uno è
in sviluppo, dopo i rallentamenti". Resta da vedere se sarà un sistema
aperto, e quindi certificabile. E che garantisca da interventi verticali,
dall'alto. Ma per ora il Movimento di Grillo è l'unica forza che propone questo
tipo di possibilità espressive, concertate "dal basso", modulate sul
programma del movimento.
Per Novelli, la democrazia partecipativa è ancora lontana dall'Italia. Per ora
è poco più di una definizione e e qualche esperimento. Gli strumenti ci sono:
la posta elettronica certificata ad esempio. Ma la diffusione di internet è
ancora un ostacolo, così come la necessaria educazione al mezzo. Per avvicinarci
a un compimento dell'idea servirà un lavoro di formazione sociale e di ricerca
della piattaforma ideale. Quella che offra le migliori applicazioni per
l'espressione politica di massa, protetta e garantita. Ma dai numeri in
Parlamento, la spinta sociale appare importante: dalla società e dalla Rete
emerge una necessità di definire sempre più un sentire comune tra le Camere e i
rispettivi corpi elettorali. In un certo senso, qualche seme di partecipazione
diffusa ha già dato i suoi frutti: i cittadini, nell'attesa di diventare
elettori attivi, di democrazia ne chiedono sempre di più.
Nessun commento:
Posta un commento