da: Famiglia Cristiana - ‘I lettori ci
scrivono’
La
mia vita da edicolante dentro un piccolo chiosco
Oltre agli “Schiavi per pochi euro” cui è
dedicata la copertina di FC n.
3/2013, ne esistono altri di cui la stampa non si interessa, perché è lei
stessa che contribuisce alla nostra schiavitù. Parlo degli edicolanti, come me.
Otto anni fa, ho preso la licenza di un chiosco per 80 mila euro: prezzo alto,
ma rapportato al giro d’affari degli ultimi tre anni (erano i tempi d’oro delle
enciclopedie in edicola). Prestito dalle banche e da un amico per aprire
l’attività. Poi, il tracollo economico: finito il boom delle enciclopedie,
vendite di quotidiani meno 30 per cento, scomparsa di molti clienti anziani (i
giovani leggono online), cartelle abbonamenti delle riviste al 70-80 per cento,
abbonamento in edicola con decurtazione di metà dell’aggio dell’edicolante: dal
19 al 10 per cento. Siamo in ginocchio, migliaia di colleghi chiudono, io
lavoro 84 ore settimanali (praticamente due settimane in una) guadagnando
600-700 euro al mese, dovendo pagare tasse e contributi, non potendo ammalarmi
perché l’esercizio deve rimanere sempre aperto, nell’impossibilità di scegliere
i prodotti e le quantità da vendere e i tempi di vendita, dovendo versare gli
anticipi ai distributori locali. Siamo il bancomat dell’intera filiera.
Non posso vendere la licenza perché,
ridotti i guadagni, non riesco a pagare le rate, quindi il debito aumenta. Sono
a rischio depressione, chiusa dentro un piccolo chiosco, dove mangio un panino,
costretta a ricorrere al bagno del bar vicino. Se questa non è schiavitù!
M.P.B
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