da: Famiglia Cristiana
Le
sfide per il nuovo Papa
La
Chiesa si misura con una crescente perdita di credibilità. Che fare? Abbiamo
chiesto un parere ad autorevoli esponenti del mondo cattolico. Ecco le priorità
da cui ripartire.
L'Swg
e il pensiero degli italiani: Più vangelo, meno politica e finanza
La scelta di Benedetto XVI ha posto la
Chiesa in una situazione nuova rispetto al passato cogliendo di sorpresa tanto
le strutture e le tradizioni vaticane, quanto la popolazione. Tra i fedeli
italiani, la scelta del pontefice ha originato una varietà di emozioni che
vanno dalla sorpresa, alla contrarietà, alla speranza. Per quanto non siano
mancate le reazioni negative (tra tutte quella del sacerdote che ha bruciato
l’immagine del papa), in generale il gesto di Benedetto XVI è stato colto con favore.
Questo non perché fosse presente un sentimento negativo nei confronti del
pontefice, quanto perché la sua scelta è stata vista dai fedeli come un gesto
di apertura sul futuro, segno di un cambiamento che potrebbe segnare una nuova
era per la Chiesa cattolica. Nell’indagine condotta da SWG per Famiglia
Cristiana i due terzi degli intervistati hanno interpretato così la notizia
delle “dimissioni” del pontefice: un segnale che nell’era dell’accesso anche la
chiesa sta cambiando, con la speranza non celata che l’inevitabile mutamento
sia occasione di una profonda innovazione.
La transizione dell’epoca moderna all’epoca
digitale, infatti, ha reso palese anche tra i cattolici praticanti la necessità
di un cambiamento di paradigma e di approccio che non riguarda i contenuti
della proposta cristiana, ma le modalità di narrazione e di testimonianza. Non
si tratta semplicemente di utilizzare il web o le app, ma di sapere comunicare
il Vangelo con un linguaggio e un approccio diverso, che sappia interagire con
le moderne comunità di uomini, figlie del profondo cambiamento antropologico in
atto: il passaggio ad una chiesa di minoranza (secondo i dati rilevati i
praticanti in Italia sono il 45% della popolazione e scendono al 30% nella
fascia 18-24 anni), una formazione religiosa familiare molto più debole che in
passato, il costante confronto con modelli culturali, morali, e religiosi
differenti, la caduta delle appartenenze tradizionali e il prevalere dei
modelli di connessione a legami deboli, i nuovi bisogni e i nuovi modelli di
accesso, di lavoro, di organizzazione sociale e di partecipazione.
Abitare la modernità in maniera efficace,
non richiede solo nuovi linguaggi, ma anche nuovi interpreti e per questo viene
apprezzato molto il gesto di Benedetto XVI, vissuto come il segno
dell’ineludibilità di un ricambio generazionale anche nel governo della Chiesa.
Al nuovo papa viene dunque chiesto di essere interprete dei tempi e di
accompagnare la Chiesa in questa fase di transizione, secondo un approccio che
sappia restituire centralità ai valori fondamentali del vangelo, ad una carità
accompagnata dalla giustizia, ad una chiesa unita e in dialogo con le altre
religioni. Non si tratta di una richiesta di tornare al passato o di portare
avanti una rivoluzione (le ipotesi di apertura al matrimonio dei preti e al
sacerdozio femminile, ad esempio, sono scarsamente condivise), quanto più di
procedere verso una “trasfigurazione” che ridia vigore e vita piena ad alcuni
valori fondamentali, togliendo loro le incrostazioni del tempo e le macchie
derivate da una frequentazione percepita come eccessiva dei territori della
politica e della finanza. Questa richiesta di frattura con il passato passa
anche dalla suggestione per un papa africano (espressa da un intervistato ogni
sei) che è secondo nelle attese solo rispetto ad un papa italiano. Sul conclave
che va ad aprirsi le attese sono molte. C’è la consapevolezza che stiamo
vivendo una fase cruciale della storia, che richiede interpreti adeguati,
capace di ridare speranza ai cristiani soprattutto in Europa dove da molti anni
il numero dei credenti è in calo. Una speranza che passa dalla capacità di
ricostruire una narrazione di Chiesa affascinante, libera, profondamente
connessa con la vita quotidiana dei propri fedeli e capace di orientare le
coscienze non sulla base di una appartenenza data una volta per tutte, ma di
una scelta consapevole, confermata ogni giorno.
Riccardo Grassi, sociologo Swg
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