da: la Repubblica
Freccero:
“I 5Stelle si battevano contro il Male ma oggi devono rinunciare alla purezza”
“Ma sono ottimista, ora il Pd ha capito che serve un nuovo modello sociale”
di Alessandra
Longo
Era uno di quelli che aveva visto (e
dichiarato) giusto. Carlo Freccero, direttore di Rai 4, ha perso la scommessa
sull’exploit di Grillo solo con Celentano: «Adriano mi disse che il Cinque
Stelle sarebbe stato il primo partito. Io pensavo il secondo…». Dice Freccero,
che ha votato Ingroia alla Camera e Bersani al Senato: «Proprio per averne
parlato bene prima ho il passaporto in regola per criticare Grillo adesso».
Da
dove iniziamo Freccero?
«Dal paradosso in cui Grillo si trova.
Pensi un po’: tutti pensano che ad essere in un cul de sac siano gli altri e
invece è lui l’avviluppato ».
Nel
senso?
«Il programma del Cinque Stelle è sempre
stato quello di fare le pulci agli altri. Adesso, dopo un’affermazione
elettorale così, chi fa la parte del cane pulcioso? Grillo certamente no. Ma
neanche Bersani ci sta a farsi massacrare ed è per questo che fin da subito ha
bocciato un’alleanza Pd-Pdl che di fatto cancellerebbe dalla scena il Pd. Il
paradosso è questo. Grillo ha stravinto, al di là forse di quello che si
aspettava. Ha voluto la bicicletta ma non può pedalare perché si
autodenuncerebbe come appartenente a quella casta che ha combattuto».
E allora?
«La situazione è interessante. Se Grillo e
i grillini si assumono delle responsabilità entrano nell’impero del “male”,
nella politica, e diventano potere. Se optano per la conservazione della
purezza, non potranno più candidarsi in futuro con gli stessi presupposti e la
stessa credibilità perché la gente che li ha votati saprà che non sono la
soluzione del problema».
Mentre
loro discutono su “essere o non essere” il Paese scivola ogni giorno di più.
«CinqueStelle non nasce per salvare
l’Italia, è più interessato al dettaglio, ad entrare in conflitto con la
politica, a moralizzare il Parlamento, a togliere ai potenti le auto blu, a
risparmiare i milioni di euro mentre il Paese affonda in una crisi strutturale
che si declina in miliardi. Grillo non riesce a staccarsi dal suo orizzonte che
è quello de “La Casta”, il libro di Stella e Rizzo. Il suo obiettivo è lo
spreco, non il sistema. E’ questo il suo limite».
Di
qui il cul de sac.
«Mi viene in mente il paradosso del
mentitore. Se dice: “Io mento” ha detto la verità e dunque non è più mentitore.
I grillini hanno promesso che apriranno il Parlamento come una scatola di
tonno, che non si metteranno né a destra né a sinistra nell’emiciclo ma alle
spalle degli altri per controllarli. Il fatto è che sono loro, in quanto
vincitori, che devono sottoporsi al controllo. Per questo indietreggiano».
Nonostante
gli anatemi del Capo dialogheranno con il Pd?
«Sono ottimista e penso che Grillo debba
uscire dal paradosso. Bersani, dopo lo schiaffo che ha preso, dimostra di aver
capito che deve dare identità ad un partito che non converge più al Centro.
Occorre un pensiero di sinistra. Basta con i Casini, i Gianni Letta, i Monti.
Grillo ha cambiato l’agenda, ha scardinato il pensiero unico ed è questo che mi
fa ben sperare».
Se
il segretario Pd fallisce Renzi è dietro l’angolo.
«Non è un problema di nomi ma di linea. Il
Renzi delle primarie oggi sarebbe inadeguato, non basta più. Leggetevi gli otto
punti del Pd, le questioni messe al centro della politica».
Non
è affatto detto che su quegli otto punti nascerà un governo. E se si rivota?
«Se si rivotasse il Pd ha capito una cosa
in più: che la fine del berlusconismo non coincide con l’epoca delle riforme
alla Monti, che ci vuole un nuovo modello di equilibrio sociale ed economico».
Ma Grillo è all’altezza della sfida o
preferisce continuare a cercare il cane pulcioso per usare la sua immagine?
«Non mi sembra all’altezza ma ci spero. Deve pedalare la bicicletta».
Come sempre, analisi perfetta. Grazie per chiarirci la mente.
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