da: La Stampa
Le
canzoni d’autore non muoiono mai
Da
Dylan ai Rolling Stones, dai Led Zeppelin al Boss, l’insospettabile
energia
di una generazione di ferro
di Marinella
Venegoni
Il 2012 della musica popolare ha inaugurato
un costume che si intreccia bene alle ultime vicende italiche, trascinandosi
dietro qualche malinconia: l’autopensionamento di due autentici numi
dell’immaginario legato al cantautorato di più alto profilo. Prima Ivano
Fossati, poi Francesco Guccini hanno annunciato di voler appendere la chitarra
al chiodo. Più scientifico Fossati, che ha salutato con un tour d’addio prima
di darsi alla bella vita.
Ancora perplesso, Guccini ci ha invece
liquidati con un disco accorato e nobile, L’ultima Thule, dal titolo di
una bellissima canzone-testamento: ci sarà, almeno, un ultimo concerto? Nessuno
ha parlato di rottamazione, qui. I Renzi della musica fingono rispetto, e poi
figurarsi: il mondo è distratto e immemore, non bada troppo ai talenti
contemporanei, se non in adolescenza.
Il senso di vuoto che tali importanti
dissolvenze lasciano apparterranno soprattutto agli ultraquarantenni, gli
stessi in fondo che hanno pianto l’improvvisa e definitiva dipartita di Lucio
Dalla e del poeta bolognese Roberto Roversi, coautori tra l’altro in una significative
triade di album cruciali nella storia della musica popolare del Dopoguerra. In
tanto silenzioso marasma, è stato un grande anno per il cantautorato storico,
con opere degne di Franco Battiato e Francesco De Gregori.
Generazioni di
ferro, anche sul piano internazionale, con Bob Dylan che ancora erompe in un
disco incantevole come Tempest, o con i Rolling Stones che placate certe
ruggini adolescenziali sono tornati a suonare con convinzione, cacciando la
stanchezza di un mestiere che ne aveva seccato la verve. O con i Led Zeppelin,
capaci di eccitare milioni di persone soltanto con un Dvd, lo
splendido Celebration Day, che consegna un passato a quanto pare
irripetibile. Resiste e combatte con straordinaria energia Bruce Springsteen,
che ha tenuto i concerti più irresistibili dell’anno ed è prenotato a iosa per
il 2013. Come dire: ognuno ha l’energia e la tempra che si sente addosso.
Si affanna intanto la generazione di mezzo,
che sta imparando a riempire gli stadi. Ognuno con la propria vocazione: i
Coldplay han fatto il botto virando in pop e in giochetti magici come i
braccialetti luminosi, i Muse puntano sul gigantismo anche musicale, i Green
Day hanno voluto strafare con tre album in un botto, e il loro leader è finito
in rehab come un qualunque bamboccione.
Tempi duri per la musica, nel 2012: alla
ricerca di ciò che non c’è ancora, aggrappandosi a ciò che è in via di
sparizione. Ma difficoltà che non appartengono a Jovanotti, animato da una
perenne molla interna che gli tiene lontane eventuali paturnie: ha appena
annunciato il raddoppio della data di San Siro per il tour 2013 che seguirà
l’opera monumentale Backup uscita di recente.
Scalpitano le nuove leve. Il sopravvalutato
Cesare Cremonini ha studiato da star, ma La teoria dei coloriresta un
disco carino. Scalpita Jack White, però il suo Blunderbluss è un gran
bell’album e lui un grande lo è già, insofferente al marketing che lo vorrebbe
sempre uguale a se stesso. Il successo tra gli oceani dei Mumford&sons con
il loro pop-folk, il banjo a volumi sparati di Babel, già segnala che è
cominciata l’epoca post-Gaga: svolta ben visibile negli Usa dal rilievo assunto
da altri fenomeni come Brittany Howard, viscerale frontwoman degli Alabama
Shakes che si ispirano alle radici del soul-rock inBoys&Girls, oppure dai
Tame Impala con il contagioso psychrock elettronico
di Lonerism (Elephant è deliziosa). Nessuna delle nuove donne da
copertina, dalla sfrontata Rihanna all’impossibile Kesha fino all’esile Taylor
Swift, ha niente da spartire con il ricordo migliore lasciato dall’epoca
splendente di Whitney Houston, anche lei tristemente salita in febbraio, a soli
49 anni, nel paradiso delle voci d’oro.
Nella potentissima zona teenagers, il 2012
è stato l’anno degli One Direction, decisi a mantenere la preminenza mentre
avanza una vivace rivalità con un’altra boyband, The Wanted. Si combattono su
Twitter, citano episodi polemici dietro le quinte di X-Factor. Questa è storia
d’oggi (e chissà se di domani).
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