da: Il
Fatto Quotidiano
A dimostrazione di come il potere non
sia solo “il più grande afrodisiaco” (parola di Henry Kissinger), ma di come
dia pure alla testa, il ministro per i
Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ci mette meno di quattro minuti per demolire, agli occhi dell’Europa e dei cittadini, un altro pezzo di credibilità del governo
Renzi. Quando il M5S le chiede come mai sia stata nominata sottosegretario Francesca Barracciu,
fatta ritirare proprio da Renzi dalla corsa per la presidenza della Sardegna
perché sotto inchiesta per peculato, lei non spiega.
Ma dice che Barracciu è un’amministratrice esperta,
che è stata pure europarlamentare, e
che in ogni caso l’esecutivo “non chiede
le dimissioni di ministri e parlamentari sulla base di un avviso di garanzia”.
Per tutti loro “vale il principio di innocenza” e le
loro eventuali dimissioni saranno valutate solo al termine dell’inchiesta
penale. Diventa insomma chiaro che per l’esecutivo promuovere
sottosegretari, ministri e viceministri degli indagati o degli imputati – ce ne
sono altri 4 – non è stato uno sbaglio, ma una scelta. Nonostante
i tanto pubblicizzati buoni propositi di Renzi (“dobbiamo ridare credibilità
alla politica”, “dobbiamo essere degni di onore”) non passa nemmeno tra i
sedicenti rottamatori l’idea che chi ricopre cariche pubbliche abbia degli
oneri diversi rispetto a quelli dei normali cittadini.
E che il principio di
non colpevolezza debba sempre valere in tribunale, ma che nelle istituzioni del
secondo paese più corrotto d’Europa sia invece necessario ricorrere a criteri
di elementare buon senso. Cose del tipo: non fa
carriera chi non ha ancora chiarito la propria posizione. Intendiamoci, questo
non è grave tanto per gli elettori. Loro, intanto, ai gattopardi e ai bugiardi
ci hanno fatto il callo. È pericoloso invece per il Paese. Renzi, nel giorno in
cui la Ue retrocede l’Italia tra le nazioni il cui debito rischia di finire
fuori controllo, invia un segnale devastante: non siamo cambiati. Anzi siamo
peggiorati. E questo per chi vive in Capitali dove ci si dimette per aver
pagato in nero la colf, è peggio di un downgrade. Perché nessuno darà mai
credito e fiducia agli impegni di un governo che, a torto o ragione, sospetta
essere come sempre popolato da ladri e da corrotti. Povera Italia. E poveri italiani.
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