da: Il Fatto Quotidiano
17 FEBBRAIO. Renzi riceve l’incarico al
Quirinale. “Faremo una riforma al mese. Febbraio, riforme costituzionali ed
elettorali: Italicum e abolizione del Senato. Marzo, riforma del lavoro.
Aprile, riforma della Pubblica amministrazione. Maggio, riforma del fisco.
Giugno, riforma della giustizia”. Ora, febbraio è finito da un pezzo e le
riforme sono in alto mare. Marzo è già a metà e il Jobs Act è ancora un libro
dei sogni: diventerà un disegno di legge delega al governo, che coi tempi
parlamentari non sarà in vigore prima di un anno. E gli altri mesi sono già
tutti impegnati da PA, fisco e giustizia. È anche vero, però, che Renzi ha
detto febbraio, marzo, aprile ecc., ma non ha precisato di quale
anno.
22 FEBBRAIO. Il governo è pronto e Renzi,
sciogliendo la riserva, dà la linea: “Tanti fatti e pochi annunci. Basta spot:
concretezza da sindaci”. Poi, nel primo Consiglio dei ministri, ordina ai
medesimi: “Lavorare e tacere”. Ecco dunque i primi annunci. “Prima scossa:
subito giù Irpef e Irap. Taglio Irap del 10% e riduzione Irpef sotto i 15 mila
euro” (La Stampa, 23-2). “Studierò come una secchiona, pochi 53 miliardi per la
scuola” (Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, Repubblica, 23-2)
23 FEBBRAIO. È domenica, ma il
sottosegretario Graziano Delrio annuncia lo stesso: aumenteranno le tasse sui
Bot. Palazzo Chigi rettifica: “Solo una
rimodulazione”. “Un miliardo di gettito
in più dai titoli preferiti dalle famiglie” (La Stampa, 24-2). Inizia il
balletto sulla spending review del povero Carlo Cottarelli. Quanti miliardi?
“Vertice notturno Renzi-Padoan sulla spending review. Tagli subito fino a 5
miliardi” (Messaggero , 24-2). “Subito 4 miliardi di tagli alla spesa”
(Corriere della Sera, 24-2). “Pronto il piano Cottarelli. Subito 6 miliardi di
tagli. Nel mirino acquisti e sussidi. Già quest’anno possibili risparmi da
dirigenti, auto blu, formazione” (La Stampa, 24-2). E non basta: “3 miliardi
sono attesi dal rientro dei capitali all’estero, altri 3 dal taglio degli
interessi sul debito” (Corriere , 24-2).
24 FEBBRAIO. Renzi ottiene la fiducia al
Senato: “Voglio uscire dal Truman Show, siamo qui per parlare il linguaggio
della franchezza, al limite della brutalità”. Francamente e brutalmente
annuncia: “Subito riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale”. Si pensa alla
doppia cifra in percentuale, ma lui rettifica: “È riferita ai miliardi, almeno
10, non alle percentuali”.
Eattenzione: “Sblocco to-ta-le e non
parziale dei debiti delle Pubbliche amministrazioni per dare uno choc”: ma qui
22,5 miliardi il Tesoro li ha già pagati e altri 25 li ha già stanziati e
coperti Letta. Gli altri 47 sono fuori bilancio, mai certificati: impossibile
sapere quanto deve lo Stato e a chi. Infatti il ministro dell’Economia Pier
Carlo Padoan risponde alle domande con un “no comment” e dice che il miracolo
renziano sui debiti delle PA “è ancora da precisare”. Intanto Renzi mette la
freccia e promette “l’aumento del Fondo di garanzia per le Pmi” (già aumentato
da Letta a 95 miliardi) e il rilancio dell’edilizia scolastica (1,8 miliardi
già stanziati da Letta). “Terapia shock: subito 60 miliardi” (l’Unità, 25-2).
25 FEBBRAIO. Renzi incassa la fiducia anche
alla Camera, poi vola a Ballarò: “Entro 15 giorni il decreto per sbloccare
60 miliardi alle imprese” (ieri s’è saputo che non c’è nessun decreto, ma solo
un ddl: campa cavallo). “Entro un mese taglio il cuneo fiscale con le
coperture” (ieri ha detto che le coperture le annuncia fra dieci giorni e il
taglio scatta dal 1° maggio). I giornali, non bastando i suoi, si scatenano con
altri annunci. “Scuola, 2 miliardi per ristrutturare le aule” (Repubblica ,
26-2). “Il calo delle tasse, si parte dall’Irap. Subito una riduzione del 10%”
(Corriere , 26-2). Dunque si punta sull’Irap, non sull’Irpef: ma non era una
doppia cifra in miliardi? “Patto con le imprese: meno Irap, sconti più leggeri.
Sgravi Irpef, 50 euro al mese. Cuneo, detassati 10 miliardi: 8 alle famiglie
sotto i 2.000 euro, 2 alle aziende” (Repubblica , 26-2). Dunque siamo intesi:
tagli misti, un po’ all’Irpef e un po’ all’Irap.
26 FEBBRAIO. Renzi incontenibile: “Entro il
10 marzo censimento per una verifica puntuale sul patto di stabilità per capire
quanto possono sforare i Comuni” (oggi è il 14 marzo e non è successo niente).
“Il 17 marzo, all’incontro con la Merkel, avrò pronto il piano sul lavoro”
(mancano tre giorni e ieri s’è saputo che il Jobs Act sarà un ddl delega, se va
bene in vigore fra un anno, ma senza i decreti delegati: hai voglia). Frizioni
fra Palazzo Chigi, tutto renziano, e il Tesoro, tutto lettian-dalemiano.
“Renzi-Padoan, prima grana sui debiti. Il premier: subito 60 miliardi per
pagare le imprese. Ma il ministro non è convinto” (La Stampa, 27-2). “Ricetta
spagnola per sbloccare i debiti dello Stato. Così il governo restituirà grazie
a Cassa Depositi e Prestiti 60 miliardi alle aziende creditrici” (Repubblica ,
27-2). “Renzi: possibile tagliare l’Irap del 30%” (ibidem). “Renzi pronto a
soccorrere le imprese. Allo studio un taglio del 30% dell’Irap” (Corriere
, 27-2). Intanto il governo dà il via libera ai Comuni per aumentare la Tasi a
tutti. Fuorché alla Chiesa, ci mancherebbe.
28 FEBBRAIO. Arriva l’orda dei 45
viceministri e sottosegretari. Palazzo Chigi annuncia un piano-turbo per il
lavoro. La disoccupazione, dice Renzi, è “allucinante”. “Ora un Jobs Act da 100
miliardi. Il piano Renzi per invertire la rotta” (l’Unità, 1-3). “Renzi: ‘Uno
choc all’economia. Rispondiamo a chi non ha impiego’” (La Stampa, 1-3). “Ecco
il Jobs Act targato Renzi: sussidio di disoccupazione anche per i lavoratori
precari. Con il Naspi circa 1.000 euro al mese per chi perde il posto. Il piano
costerà 8,8 miliardi in tutto” (Repubblica, 1-3). Ma ‘sto Jobs Act è da 100 o da
8,8 miliardi? Mistero.
1° MARZO. Renzi, irrefrenabile, annuncia il
Piano Casa. “Piano casa da 1 miliardo e mezzo. Arrivano i bonus per le
ristrutturazioni, mutui agevolati e taglio del 10% della cedolare secca sugli
affitti” (La Stampa, 2-3).
4 marzo. Renzi riannuncia il pagamento dei
debiti della PA. “Renzi si accorda con le banche per dare 60 miliardi alle
imprese. Il piano è già pronto” (Libero, 5-3).
5 MARZO. Renzi visita una scuola a
Siracusa, accolto dal coretto dei piccoli balilla. Intanto l’Europa denuncia
che l’Italia ha i conti pubblici più squilibrati dell’Unione, insieme a
Slovenia e Croazia. Ma per il premier è tutta colpa di Letta: “Sapevamo che i
numeri non erano quelli che raccontava Enrico”. Saccomanni s’incazza e lo
costringe a rimangiarsi tutto. Intanto il taglio del cuneo pare restringersi un
pochino: “Nella cura Padoan tagli al cuneo fiscale per 7,5 miliardi” (Corriere
, 6-3). Doppia cifra, ma con la virgola in mezzo. Eppure ci sarebbe di che
scialare: “Dallo spread controcorrente 15 miliardi di ossigeno” (Corriere ,
6-3).
6 MARZO. Il decreto sui capitali all’estero
segna il passo in Parlamento: il governo lo ritirerà presto per rifarlo ex
novo. “Ora è a rischio il decreto per il rientro dei capitali. Lo Stato avrebbe
dovuto incassare 3 miliardi nel 2014” (Corriere , 7-3). Finalmente è deciso
dove tagliare il cuneo fiscale. Lo svela il viceministro dell’Economia, Enrico
Morando: “Non disperdiamo le risorse. Serve un taglio forte dell’Irap per
rilanciare le imprese. In un secondo tempo sgravi sull’Irpef” (La Stampa, 7-3).
Dunque solo tagli all’Irap, per l’Irpef si vedrà. La Camusso s’incazza.
7 MARZO. Il Tesoro conferma: tagli al cuneo
solo sull’Irap, cioè solo alle imprese, e non sull’Irpef, cioè non ai
lavoratori. La Cgil minaccia “lotta dura”. “Matteo cerca 20 miliardi per
rilanciare la crescita: 10 dovrebbero arrivare dall’eliminazione delle
detrazioni fiscali alle imprese, 5 dalla spending review di Cottarelli, 5 dalla
tassazione sul rientro dei capitali all’estero” (il Giornale, 8-3). E la
scuola? “No a grandi riforme. Interventi per la sicurezza da un miliardo di
euro” (Stefania Giannini, ministro Istruzione, Corriere , 8-3). Ma non erano 2?
“Assunzioni mirate con 2,5 miliardi. Incentivi europei ai giovani e lavori
hi-tech: le ipotesi per l’occupazione. Il possibile uso delle risorse
comunitarie” (Corriere , 8-3). Poi arriva la gelata dell’Europa: impossibile
usare i fondi strutturali per ridurre le tasse sul lavoro. “Renzi taglia 10
miliardi di Irpef: quasi 80 euro in più in busta paga per chi guadagna fino a
25 mila” (Repubblica , 8-3). Quindi il taglio è sull’Irpef. Ma non era solo
all’Irap?
8 MARZO. Casino totale. Taglio misto, un
po’ Irpef e un po’ Irap. “Irpef o Irap, il governo si spacca. Il premier: ‘No a
uno sterile derby, in ballo c’è il rilancio del Paese. I numeri: 10 miliardi di
taglio Irpef, 2,6 miliardi di sconti fiscali alle imprese” (Repubblica ,
9-3). “Taglio dell’Irpef e dell’Irap Il governo cerca 10 miliardi” (Corriere ,
9-3). “Irpef e Irap, tagli a metà. Padoan vorrebbe agevolare le imprese, ma
Renzi cerca il compromesso. Spunta l’ipotesi dell’intervento bilanciato” (La
Stampa, 9-3). “Riduzione contestuale del 10% dell’Irap e di 5,5 miliardi di
Irpef” (Filippo Taddei, guru economico di Renzi, 9-3). “Padoan: ‘Concentrare
l’intervento in una sola direzione, o tutto sulle imprese, quindi Irap e oneri
sociali, o tutti sui lavoratori, attraverso l’Irpef” (Sole 24 Ore, 9-3). “Serve
un’azione duplice, riduzione Irap per le imprese e Irpef per i lavoratori”
(Angelino Alfano, Ncd, ministro Interno, 9-3).
9 MARZO. Renzi da Fabio Fazio non svela chi
vince il derby Irpef-Irap, ma smentisce il fifty fifty: “Mercoledì tagliamo le
tasse di 10 miliardi pensando alle famiglie, ma nessuno mi crede”. Corrado
Guzzanti su Facebook: “Mercoledì Renzi abbasserà le tasse. Il fenomeno sarà
visibile per alcuni minuti anche in Italia, verso mezzanotte”.
10 MARZO. Il taglio del cuneo sarà tutto
sull’Irpef. “Dieci miliardi per le famiglie. Renzi: il tesoretto andrà tutto
nelle buste paga. Accantonata l’idea di tagliare anche l’Irap. Difficile
trovare i soldi per ridurre il cuneo dopo il no dell’Europa sull’uso dei fondi
comunitari. E il risparmio sugli interessi del debito è solo sulla carta perché
non è sicuro che lo spread continui a scendere” (La Stampa, 11-3). “Irap e
Irpef, l’ipotesi di un taglio a rate. Taglio bilanciato a tappe. Spunta la
stretta sulle pensioni di reversibilità. Per la coperture possibili risparmi
sulle commesse per i caccia F-35” (Corriere , 11-3). “Il governo scopre che non
ha i soldi per tagliare le tasse: sia i miliardi della spending review sia
quelli per le imprese non ci sono” (Libero, 11-3). In compenso però “Trovati
2,5 miliardi per gli interventi sull’edilizia scolastica fino al 2016” (La
Stampa, 11-3).
11 MARZO. Contrordine, ragazzi: “Renzi:
meno tasse da aprile. ‘Le coperture ci sono, indiscutibili e oggettive’” (La
Stampa, 12-3). E pure troppe. “Copertura doppia: il bacino a cui attingere
sarebbe addirittura di 20 miliardi” (Corriere , 12-3). “Ci sono fino a 20 miliardi,
il doppio del necessario. La grossa parte, circa 7 miliardi, verrebbe dalla
spending review, con altri interventi selettivi e stabili. Altri 6,4 miliardi
arriverebbero dall’ampliamento del deficit dall’attuale 2,6% fino ad arrivare a
ridosso del 3%. Il rientro dei capitali dalla Svizzera fornirà circa 2
miliardi. Circa 1,6 miliardi verrebbero dall’Iva incassata dallo Stato in
occasione dei nuovi pagamenti dei debiti della PA. Il risparmio per i tassi
d’interesse più bassi sarebbe di 3 miliardi sul debito” (Repubblica , 12-3).
Insomma, di miliardi ce n’è pure per dare le mance. Ma allora perché, invece di
fare una conferenza stampa con l’ennesimo annuncio del taglio delle tasse da 10
miliardi, non ha presentato un decreto o un disegno di legge? Per svariati
miliardi di motivi.
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