da: La Stampa
Nel
cuore dell’elettronica made in Italy
Doner
Music, l’etichetta di Big Fish, raccoglie dj e producer di talento. Ecco chi
sono The Golden Toyz, Mothell, Aquadrop, Retrohandz e Nobel: spesso più noti
all’estero che in patria. È arrivato il momento per l’Edm italiana di uscire
dai club?
di Alice
Castagneri
Drum’n’bass, dubstep, trap, electro, house,
trance, techno: il mondo della musica elettronica è un calderone enorme. Al suo
interno ci sono infinite sfumature di suoni, che animano le serate dei club più
famosi di tutto il mondo. All’estero personaggi come Deadmau5, Diplo, Rl Grime
e Baauer, hanno milioni di fan. In Italia, invece, gli artisti dell’Edm non
hanno ancora raggiunto la notorietà dei colleghi stranieri. Ma questo non
significa che nel nostro paese non ci sia un certo fermento. Realtà nuove e
indipendenti stanno cercando di ampliare gli orizzonti del pubblico. Doner
Music è una di queste.
L’etichetta indipendente di Big Fish, nata
nel 2005, è passata dal rap
all’elettronica. E oggi è un laboratorio dove
sperimentare e crescere. Del gruppo fanno parte The Golden Toyz, Mothell,
Aquadrop, Retrohandz e Nobel. «Con il mio album “Niente di personale” uscito
qualche mese fa ho provato a unire i mondi della musica elettronica e della
canzone italiana, coinvolgendo diversi nomi del panorama pop nostrano: mi sono
messo in gioco per creare qualcosa di nuovo nella mia carriera, dato che ormai
nel rap trovo pochi stimoli», dice Big Fish. «Gli unici artisti rap rimasti in
Doner Music- aggiunge- sono Rancore & Dj Myke: all’interno del piattume
della scena italiana hanno una personalità artistica unica, compongono canzoni
vere e proprie che possono colpire orecchie non solo incentrate sul rap. Mi
piacerebbe che Doner Music diventasse un punto di riferimento per l’elettronica
in Italia, in particolare “il” riferimento per i nuovi filoni della bass music.
In questo momento abbiamo la fortuna di avere nel nostro roster artisti di
talento. Alcuni stanno iniziando a farsi conoscere, altri sono conosciuti e
stimati anche all’estero (anzi, soprattutto all’estero) già da tempo».
Il primo traguardo collettivo della squadra
è la “ Doner Bombers Compilation”, che si può scaricare gratuitamente dalla
pagina Facebook di Doner Music. «E’ un progetto di cui andiamo molto fieri -
spiega Big Fish -. Racchiude venti tracce di quelli che secondo noi al momento
sono i produttori più bravi in Italia. Oltre agli artisti Doner, troviamo Digi
G’Alessio, Milangeles, The Clerk, Ckrono & Slesh, Fuuku e nomi nuovi come
Sonic Syndrome, Matteo Lo Valvo, Crematorium, Bruce Gil, Sonny Carson, Rob Roy,
Adeh».
Retrohandz
Rock Brane (Giuseppe Delli Santi) e Danny
Martines (Valentino Martina) formano il duo Retrohandz, le cui produzioni
spaziano dal glitch-hop al moombhaton. Fin dall’inizio della loro carriera
stringono un forte legame con la scena rap. Collaborano ai singoli di Big Fish
“Ballare” (feat. Nesli) e “Solo Col Mic” (feat. Caparezza), e iniziano a
produrre strumentali per diversi rapper. Poi l’anno scorso il debutto ufficiale
con l’album “Primitive”. «Questo disco rappresenta il nostro modo di creare musica,
donarle l’impatto istintivo ed irruento tipico dell’animale selvaggio che non
conosce regole, conservandone la purezza della vera essenza della natura.
Abbiamo idealizzato un viaggio nel cuore selvaggio di quest’ultima, usufruendo
prevalentemente di suoni percussivi e di atmosfere che ne richiamano
l’ambiente». All’album hanno partecipato anche Dargen D’Amico e Santiago. Ma
d’altronde, ultimamente, rap ed elettronica sono sempre più vicini. «Per noi
era un “mix” inevitabile. Sin dalle origini, il rap, ha costruito la sua
identità musicale soprattutto attraverso le influenze con altri generi.
Attualmente è proprio l’elettronica a contaminarla fortemente, avendo un ruolo
determinante nel panorama musicale mondiale». E chissà che l’Edm non sfrutti il
successo del rap per passare dai locali al mainstream. «Secondo noi più che un
genere di nicchia, si tratta di musica legata alla cultura dei club. Quindi,
per poterne sentire la vera essenza bisognerebbe frequentare disco o festival.
Per far sì che si affermi nel mainstream, dovrebbe essere proposta dai media e
soprattutto contaminata con la musica pop».
Aquadrop
È più famoso all’estero che in Italia.
Aquadrop, dj e producer milanese, cavalca l’onda del trap, genere in ascesa che
unisce hip hop ed elettronica. Il sapore internazionale delle sue produzioni
gli ha permesso di affiancare nei dj set artisti come Benga, Felix Cartal,
Stateless, Artwork e SGT Pokes, oltre che esibirsi in festival internazionali e
nazionali come lo Sziget ed il MI Ami. Inoltre, ha realizzato anche colonne
sonore per il telefilm Skins (MTV America). «Quella è stata un’esperienza molto
positiva sotto tutti gli aspetti. Ai registi era piaciuto il mio primo album -
“Aurora Borealis”, un misto di Dubstep classica / UK Garage / Breakbeat etc. -
tanto che decisero di utilizzare quasi tutte le canzoni dell’album per il
montaggio dei vari episodi, oltre ad alcuni brani fatti ad hoc. E poi questo
lavoro mi ha aperto strade interessanti nel mondo del sound design».
Dopo aver lavorato all’estero, nel 2013
entra a far parte del roster della Doner Music. Esordisce con il singolo
“Favelas” insieme a The Golden Toyz: la traccia viene pubblicata sul canale
internazionale Trapmusic.net e remixata da RL Grime. «Immagino sia normale che
sia più conosciuto fuori dall’Italia, soprattutto dopo aver collaborato solo
con realtà americane ed inglesi. Ma poi ho trovato Doner. Per me è una seconda
famiglia con un progetto comune: la conquista della Terra».
The
Golden Toyz
Si è innamorato del rap a quattordici anni,
ma The Golden Toyz, dj e producer milanese, ha sviluppato anche la passione per
la musica elettronica. «È stato un passaggio abbastanza naturale per me, sono
cresciuto ascoltando contemporaneamente i Wu-Tang Clan e i Chemical Brothers
(per citare due nomi a caso): mentre andavo alle jam, contemporaneamente facevo
i miei primi pezzi Hardcore con il Music Maker. All’inizio mi ero concentrato
sul rap, facendomi anche i beat: i risultati però erano abbastanza scarsi
(eheh), i miei amici mi pressavano perché tornassi a fare quelle canzoncine in
cassa dritta, e così iniziai.Anni dopo conobbi Aquadrop che mi spinse a mandare
le prime produzioni a qualche etichetta, da lì non mi sono più fermato».
Dopo aver maturato esperienza come dj e mc
si dedica totalmente a produzione e mixing: nel 2008 ottiene il diploma di
Audio Engeneer al SAE Institute di Milano e inizia l’attività di dj,
compositore e curatore di eventi. Il 2013 è l’anno della sua consacrazione
nella scena Edm: dopo il suo primo ep trap “Tribal” esce “Greenz EP”, che
raggiunge il settimo posto nella classifica del digital store specializzato
Juno e segna il suo ingresso in Doner Music. «Non credo ancora di avere un
“mio” stile al 100%, ci lavoro perennemente. Tendo sempre ad uscire dai generi
perché non mi va di fare il copia-incolla di cose che “funzionano”, cerco
sempre sonorità non banali». E sul boom dell’elettronica in Italia non ha
dubbi: «Sforniamo produttori che il mondo ci invidia. I fatto che questa musica
non attira l’attenzione dei media tradizionali non significa che siamo quattro
gatti, anzi credo proprio che il fenomeno stia per esplodere. D’altro canto,
però, penso che uno dei motivi principali per cui l’Edm non è ancora mainstream
in Italia sia il fatto che venga associata a stereotipi quali rave illegali e
pasticche. Avevamo il più grande evento Reggae D’ Europa (Rototom n.d.r.), ha
dovuto traslocare perché per qualche amministratore locale era una
manifestazione che incoraggiava l’uso della droga. Basta questo per capire
perché non siamo pronti a eventi come il Tomorrowland o l’UMF, che farebbero
anche tanto bene all’economia locale».
Mothell
Edgar (vero nome Andrea Ragusa, classe ’85)
e Marco Monti (classe ’87) - entrambi compositori e sound designer in ambito
televisivo, web e cinematografico - frequentano la stessa accademia senza mai
rivolgersi la parola. Ognuno va per la sua strada, fino a quando si incontrano
in rete dove si scambiano idee e si promettono di collaborare. Un paio d’anni
più tardi, nell’autunno del 2011, si danno appuntamento in un piccolo bar di
Como e lì decidono di dar vita ai Mothell . Il duo ripropone il mood tipico del
pop anni ’80 e lo attualizza al contesto musicale contemporaneo. Per riuscire
nell’intento si avvalgono di synth analogici originali e di plug-in digitali di
ultima generazione.«Ascoltiamo molti generi musicali: ambient, classica,
elettronica, metal e anche molte colonne sonore. Dire chi siano i nostri
riferimenti è davvero dura ma, per quanto ci riguarda, ci sentiamo molto
influenzati da band come M83, Royksopp, Air e da tutti gli artisti che
producono musica elettronica di stampo emozionale». Dopo il successo del loro
ultimo lavoro, l’ep “Our Lips” , ora sono pronti a tornare con un nuovo
progetto. «Non ci poniamo mai nessun limite: nel nostro “Nebula Sound System -
E.P.” che uscirà in primavera, infatti, saranno presenti brani sia cantati che
strumentali». E sul perché in Italia l’Edm non è (ancora) mainstream dicono:
«In questo paese il cambiamento rappresenta un problema. L’ascoltatore medio
snobba quello che non conosce, di conseguenza anche i media hanno la tendenza a
riproporre sempre gli stessi artisti. Qui ci si muove per tradizioni e l’Edm,
non rientrando nella nostra storia, passa quasi inosservata. Ma la Scandinavia
è da decenni la patria del metal più estremo eppure negli ultimi anni ha
sfornato più dj di chiunque altro... ».
Nobel
Francesco Bocchini Padiglione, classe 1986,
torinese trapiantato a Milano, si è diplomato all’Istituto Europeo di Design
(IED) in Sound Design nel 2010, e poi ha deciso di dedicarsi alla produzione di
musica elettronica da club . Fondamentale nel suo percorso l’esperienza come
riarrangiatore dei Two Fingerz.«E’ stata molto importante per me. Mi sono
trovato a lavorare su un genere di musica completamente diverso dal mio, il che
ha aperto parecchio il mio modo di vedere le cose e mi ha consentito di
sperimentare maggiormente anche nelle mie produzioni personali». Nel 2013 Nobel
pubblica il suo primo ep, “The Sound”, per l’etichetta internazionale
“Cocobass” (nota per la release “Bubbles” di LOL Boys). Al suo interno sono
contenuti remix ufficiali di Krueger (Sylverback / Mixpak) e della statunitense
Kozee (Molveltraxx / Top Billin / Sound Of Sumo). E nel 2014 inizia a
collaborare con Big Fish. Definire il suo genere? Quasi impossibile. E poi le
etichette sembrano proprio non piacergli. «L’Electronic Dance Music è un genere
composto da molti sottogeneri, e per quanto la maggior parte di questi sia di
nicchia, credo che ora come ora sia molto in espansione sia nel mondo che in
Italia. Per quanto riguarda me, il mio è un sotto-sotto-genere che non saprei
neanche definire. Mi piace mischiare tra di loro vari elementi di generi che
non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Il mio punto di vista a riguardo è che
la musica è qualcosa di astratto e privo di vincoli, bisogna approfittarne e
produrre semplicemente ciò che viene in mente senza etichettare troppo il
genere che si fa. Con un po’ di inventiva anche cose opposte possono convivere
bene».
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