da: TMnews
Italicum,
sì a sbarramento e pluricandidature. No alle preferenze
Ancora
polemiche sulla parità di genere
La Camera ha bocciato
le preferenze e promosso sbarramento e pluricandidature nell'ambito delle
votazioni sull'Italicum. L'aula, infatti, ha approvato l'emendamento alla legge
elettorale che prevede la possibilità di candidarsi in un massimo di 8 collegi
plurinominali. Hanno votato contro Lega, Sel e M5S.
In precedenza la
Camera aveva respinto, invece, a scrutinio segreto, l'emendamento, a prima
firma Ignazio La Russa (Fdi), che introduceva il voto di preferenza. Il governo
aveva espresso parere negativo. L'aula aveva approvato l'emendamento sul quale
si fonda l'intesa tra il leader Pd Matteo Renzi e quello di Fi Silvio
Berlusconi. La norma inserisce nella proposta di legge in discussione le nuove
soglie: lo sbarramento elettorale al 4,5 per cento per i partiti in coalizione,
dell'8 per cento per i partiti non coalizzati e del 12 per cento per le
coalizioni.
Inoltre, fissa al 37
per cento il livello dei consensi che una coalizione deve ottenere per avere il
premio di maggioranza, pari al 15 per cento dei seggi in più. In caso di
mancato raggiungimento del 37 per cento, le due coalizioni più votate andranno
al ballottaggio. E fissa i quozienti per la ripartizione dei seggi.
IL QUADRO POLITICO. Il
presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sferzato il Pd a mantenere la
compattezza dopo le polemiche sulla bocciatura delle quote rosa nell'Italicum e
approvare il testo alla Camera già oggi. "Come segretario del Pd vi chiedo
di votare la legge elettorale oggi. Al Senato ne riparleremo, di quote e di
altro", ha detto ai deputati democratici riuniti al Nazareno.
"La legge
elettorale che abbiamo votato qui in direzione è diversa da quella che uscirà
dal Parlamento: non c'è da mantenere un patto con Berlusconi ma un impegno che
come partito abbiamo preso", ha aggiunto. "È profondo, netto, chiaro
e marcato il dissenso con chi ritiene questa legge incostituzionale".
Ieri a scrutinio
segreto sono state affossate le norme sulla parità di genere scatenando il caos
nel Pd dove sono mancati parecchi voti a sostegno della causa delle donne
scatenando la protesta di queste ultime e della minoranza del partito. E non è
bastata la rassicurazione del presidente del Consiglio via Twitter tanto che
questa mattina alle 8:30 è stata convocata al Nazareno un'assemblea proprio per
"fare chiarezza", come chiedono le deputate democratiche.
La deputata Pd Sandra
Zanda aveva denunciato che sugli emendamenti per la parità di genere
"mancano i nostri voti, lo dicono i numeri". Di fatto sulla carta il
Pd può contare su 293 voti mentre in nessuna delle tre votazioni quella quota è
stata anche lontanamente toccata. A scrutinio segreto, infatti, i voti a favore
sono stati rispettivamente: 227, 214 e 253. E dopo la bocciatura del terzo
emendamento, quello di "mediazione" che prevedeva una proporzione
40-60 per i capilista, le deputate dem hanno lasciato l'aula.
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