da: Lettera 43
Processo
Finmeccanica, Borgogni e le trame della politica nella holding
Nomine
decise da Udc, Fi e Lega. Per Orsi il pressing di Maroni. Borgogni parla
all'udienza di Busto.
di Gabriella
Colarusso
Lo chiamavano «tavolo Brancher», in
ossequio al nome dell'ex ministro del Popolo della libertà rimasto al governo
soli 17 giorni, nel luglio 2010, prima di essere travolto dall'indagine
Antoveneta che gli è valsa una condanna a due anni per ricettazione e appropriazione
indebita non scontata per effetto dell'indulto del 2006.
«Era un tavolo di coordinamento tra i tre
partiti che governavano allora per decidere le nomine nei consigli di
amministrazione, nei collegi sindacali», spiega Lorenzo Borgogni, «selezionavano
i nomi e li passavano al ministero dell'Economia e delle finanze. Ne facevano
parte Lorenzo Cesa per l'Unione di centro, Ignazio La Russa per Forza Italia e
Giancarlo Giorgetti per la Lega Nord. E Aldo Brancher coordinava».
IL VIA ALL'INCHIESTA FINMECCANICA. A
parlare è la gola profonda dell'affaire Finmeccanica, l'uomo le cui rivelazioni
hanno portato all'avvio dell'indagine sulle presunte tangenti pagate da
AgustaWestland in India in cambio di una commessa da 560 milioni di euro.
Convocato come testimone nell'aula del
tribunale di Busto Arsizio, dove si celebra il processo, Borgogni ha raccontato
la sua verità. Che potrebbe essere insignificante ai fini del dibattimento,
come ha tenuto a precisare alla fine dell'udienza di martedì 4 marzo il legale
dell'ex presidente e amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi,
Ennio Amodio: «Quella di Borgogni si è rivelata una pseudo testimonianza priva
di basi non solo riguardo al processo, ma anche per quanto riguarda le fonti
del processo stesso».
BRACCIO DESTRO DI GUARGUAGLINI. Eppure si
tratta di una verità di certo utile per capire il rapporto tra politica e
aziende pubbliche in Italia e il modo in cui per molti anni sono state decise
le nomine nelle partecipate di Stato.
Borgogni, del resto, non è un (ex) manager
qualunque. Dal 2002 al 2011, è stato il braccio destro dell'ex amministratore
della holding, Pier Francesco Guarguaglini, oltre che potente direttore delle
relazioni esterne del gruppo, considerato in azienda una sorta di eminenza grigia
cui facevano riferimento tutti quelli che contano, da Palazzo Chigi al
Quirinale.
La
conoscenza con Brancher è datata 2002
Al pubblico ministero Eugenio Fusco
che gli chiedeva dei rapporti tra la holding e la politica, Borgogni ha
raccontato: «Conobbi Brancher nel 2002, appena entrato in Finmeccanica». E poi:
«Mi chiese se volevo partecipare a questo tavolo di nomine, però non avevo il
mandato dell'azienda e non ci andai. Ma era una cosa di cui erano a conoscenza
tutti, a cominciare dai consiglieri di amministrazione di Finmeccanica.
Parliamo del periodo 2002-06 perché poi dopo le elezioni del 2008, diventò
Milanese (Marco, ndr) il plenipotenziario di Giulio Tremonti per le
nomine».
Tra le quali quella di Orsi, che dopo tre
mesi di carcere in custodia cautelare è ora sotto processo a Busto Arsizio per
corruzione internazionale.
LEGA IN PRESSING SU ORSI. Due giorni
prima della nomina di quest'ultimo come amministratore delegato di Finmeccanica
avvenuta ad aprile 2011 ci fu un incontro a Milano, ha raccontato l'ex
responsabile relazioni esterne del gruppo, cui parteciparono «Giorgetti e
Roberto Calderoli, delegati della Lega per le nomine nelle varie aziende»,
Tremonti, Silvio Berlusconi e Gianni Letta.
«Il Carroccio aveva fortemente fatto pressioni per questa soluzione e l'allora ministro dell'Economia si era schierato con la Lega», ha spiegato Borgogni. «Roberto Maroni non era al tavolo, ma si sapeva che premeva per Orsi e così la componente di Comunione e liberazione, credo Roberto Formigoni».
A riferirlo all'ex manager, sarebbe stato, secondo il racconto del testimone, Gianni Letta.
«Maroni ha preso 10 milioni di euro da Orsi come ricompensa per il suo appoggio?», ha chiesto Fusco. «Non so, dei 10 milioni io l'ho saputo da una lettera anonima arrivata a noi in azienda» è stata la risposta di Borgogni.
ALENIA SI SPOSTA AL NORD. Politica e affari, interessi privati e interessi di Stato.
Nel mondo raccontato dall'ex braccio destro di Guarguaglini, nulla si fa per niente. «Nessuno si aspettava lo spostamento della sede legale di Alenia Aermacchi da Pomigliano a Venegono», ha spiegato Borgogni riferendosi alla decisione presa da Orsi appena arrivato alla guida della holding di spostare il quartier generale della società dalla Campania in Lombardia.
«Fu un segnale dato alla Lega che si spostava il baricentro dell'azienda». Vero? Falso? Gli interessati negano che sia stato uno scambio di favori in cambio della scalata al vertice del manager piacentino.
«Il Carroccio aveva fortemente fatto pressioni per questa soluzione e l'allora ministro dell'Economia si era schierato con la Lega», ha spiegato Borgogni. «Roberto Maroni non era al tavolo, ma si sapeva che premeva per Orsi e così la componente di Comunione e liberazione, credo Roberto Formigoni».
A riferirlo all'ex manager, sarebbe stato, secondo il racconto del testimone, Gianni Letta.
«Maroni ha preso 10 milioni di euro da Orsi come ricompensa per il suo appoggio?», ha chiesto Fusco. «Non so, dei 10 milioni io l'ho saputo da una lettera anonima arrivata a noi in azienda» è stata la risposta di Borgogni.
ALENIA SI SPOSTA AL NORD. Politica e affari, interessi privati e interessi di Stato.
Nel mondo raccontato dall'ex braccio destro di Guarguaglini, nulla si fa per niente. «Nessuno si aspettava lo spostamento della sede legale di Alenia Aermacchi da Pomigliano a Venegono», ha spiegato Borgogni riferendosi alla decisione presa da Orsi appena arrivato alla guida della holding di spostare il quartier generale della società dalla Campania in Lombardia.
«Fu un segnale dato alla Lega che si spostava il baricentro dell'azienda». Vero? Falso? Gli interessati negano che sia stato uno scambio di favori in cambio della scalata al vertice del manager piacentino.
Milanese
si faceva vivo per avere favori
Le rivelazioni di Borgogni non si sono
limitate solo alla Lega. Il manager ha parlato anche di Milanese, l'ex deputato
del Pdl e braccio destro di Tremonti: «Era segretario particolare del
ministro ed era stato nominato anche negli organismi di vigilanza di alcune
aziende Finmeccanica, così come era presente in quello della Rai e di altre
aziende pubbliche».
L'INCARICO A TADDEO. A Borgogni, Milanese si rivolgeva per ottenere favori e incarichi: «Mi faceva le richieste e io le trasferivo all'amministratore delegato». Come quella di dare un incarico alla sua ex moglie, l'avvocato Anna Maria Taddeo che, secondo quanto ha riferito il Fusco durante l'udienza, sarebbe membro esterno negli organismi di vigilanza di diverse aziende controllate da Finmeccanica, tra cui Breda, Selex Galielo, Fata.
POLTRONE DA OCCUPARE. Ma l'area degli omaggiati con poltrone dai 15 mila euro all'anno nelle aziende partecipate dal Tesoro è vasta e variegata e comprende coniugi, fratelli, figli del potente di turno.
«Il figlio di Nicola Latorre è stato assunto da Agusta», ha raccontato Borgogni, confermando quanto aveva già dichiarato agli inquirenti. «Ma Agusta aveva totale autonomia: Orsi e Amedeo Caporaletti avevano fiducia di Guarguaglini e totale carte bianca. Ho saputo per esempio dell'assunzione della figlia di Massimo Ponzellini dallo stesso Ponzellini. O anche del fratello di Giorgetti (sempre in Agusta, ndr)».
L'INCARICO A TADDEO. A Borgogni, Milanese si rivolgeva per ottenere favori e incarichi: «Mi faceva le richieste e io le trasferivo all'amministratore delegato». Come quella di dare un incarico alla sua ex moglie, l'avvocato Anna Maria Taddeo che, secondo quanto ha riferito il Fusco durante l'udienza, sarebbe membro esterno negli organismi di vigilanza di diverse aziende controllate da Finmeccanica, tra cui Breda, Selex Galielo, Fata.
POLTRONE DA OCCUPARE. Ma l'area degli omaggiati con poltrone dai 15 mila euro all'anno nelle aziende partecipate dal Tesoro è vasta e variegata e comprende coniugi, fratelli, figli del potente di turno.
«Il figlio di Nicola Latorre è stato assunto da Agusta», ha raccontato Borgogni, confermando quanto aveva già dichiarato agli inquirenti. «Ma Agusta aveva totale autonomia: Orsi e Amedeo Caporaletti avevano fiducia di Guarguaglini e totale carte bianca. Ho saputo per esempio dell'assunzione della figlia di Massimo Ponzellini dallo stesso Ponzellini. O anche del fratello di Giorgetti (sempre in Agusta, ndr)».
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