La Russia annette la Crimea e invade
il salotto Pirelli
Tronchetti ipoteca la pensione, ma
Intesa e Unicredit nell’azionariato sono spia di debolezza
di Antonio Vanuzzo
La
Russia annette la Crimea, Rosneft investe in Pirelli. Per la penisola a Sud est
dell’Ucraina sono serviti i carri armati, per la società presieduta da Marco
Tronchetti Provera è bastato accordarsi con Intesa e Unicredit. Il gigante
petrolifero russo, una sorta di Iri controllata direttamente dal Cremlino – il
proprietario Igor Sechin è l’ex capo di gabinetto di Vladimir Putin – ha messo
sul piatto 500 milioni per il 12% del gruppo della Bicocca, valorizzandone le
azioni a 12 euro. Secondo gli analisti di Mediobanca la mossa ha reso la
società meno contendibile, per gli esperti di Intermonte l’esatto contrario. Si
vedrà.
Dal
punto di vista industriale, le sfide non mancano: penetrare nel mercato russo
si è rivelato tuttavia più arduo del previsto: se nel piano 2012 la crescita
organica era stata fissata al 6% annuo, il piano presentato lo scorso novembre
si accontenta invece del 3,9 per cento. Gli obiettivi al 2016 dipendono in gran
parte da Cina e Sudamerica: Pirelli è in cerca di una partnership sul mercato
della prima, mentre il secondo pesa per il 40% del risultato operativo e sul
36% dei ricavi. Rimane l’incognita Brasile: la crescita per quest’anno stimata
dalla società è del 3,4%, molto più dell’1,95% calcolato dal Fondo monetario
internazionale.
Dal
punto di vista finanziario, la struttura della newco tradisce la debolezza
finanziaria di Tronchetti Provera. Fino a ieri il veicolo Lauro 61, partecipato
dai due istituti (19,6% ciascuno) insieme a Clessidra (24,6%) e alla
tronchettiana Nuove Partecipazioni (37,7%) deteneva il 26,1% di Pirelli. Il
fondo di private equity di Claudio Sposito ha venduto la sua quota a Rosneft –
con una plusvalenza intorno al 50% – la quale conferirà le quote all’interno di
un veicolo in cui avrà un peso del 50 per cento. Il restante 50% farà invece
capo a una newco in cui Nuove Partecipazioni, che riunisce i soci storici del
top manager milanese, dalla famiglia Moratti a Carlo Acutis, sarà all’80%,
mentre Intesa e Unicredit avranno il 10% ciascuna. Altro che logica
industriale: Tronchetti allunga di nuovo la catena societaria piazzandoci un
nuovo veicolo. Clessidra, dal canto suo, ha messo a segno un’operazione che
ricorda ad alcuni operatori il blitz del 2004 sulla rete di trasporto del gas
di Edison.
Qui
il punto chiave sono le banche: perché Ca de’ Sass e Piazza Gae Aulenti
avrebbero deliberato l’uscita da Lauro 61 e, come recita il comunicato stampa
congiunto, «il contestuale parziale reinvestimento da parte di Unicredit e
Intesa Sanpaolo in una nuova partnership»? Secondo l’interpretazione di chi
conosce a fondo l’azienda, il motivo sarebbe, ancora una volta, per venire in
aiuto a Tronchetti Provera. Uno scambio di favori su più livelli che inizia nel
2011, quando Pirelli costituisce con la compagnia di Stato Russian Technologies
(Rostec) una joint venture da 220 milioni di euro per acquisire gli asset
dell’ex Sibur Holding, pari al 20% del mercato russo degli pneumatici. L’uomo
forte di Rostec è l’oligarca Sergey Chemezov, cooptato esattamente un anno fa
da Igor Sechin nel consiglio d’amministrazione di Rosneft, con il ruolo di
vicepresidente. Tant’è che Sechin, Chemezov e Tronchetti a fine novembre 2013
firmano un memorandum d’intesa per la ricerca e lo sviluppo di materiali
innovativi per la produzione di pneumatici, come la gomma sintetica.
Secondo
ricostruzioni attendibili, la joint venture siglata con Chemezov sarebbe stato
il grimaldello che avrebbe consentito a Tronchetti di entrare nel salotto buono
del Cremlino, e gettare un salvagente alla famiglia Moratti favorendo
l’ingresso di Rosneft al 13% di Saras a metà aprile 2013. In cambio del
supporto nel riassetto della holding di controllo, tramite un contratto di put
& call – finito la scorsa estate nel mirino di Consob – sul 2,5% di Camfin
detenuto dai Moratti. Quota poi girata dalla famiglia milanese a Nuove
Partecipazioni. Nei mesi scorsi fonti vicine alla società davano conto di
qualche dissidio tra i soci all’interno della holding tronchettiana, che oltre
ai Moratti riunisce Carlo Acutis, per motivi legati a presunti ritardi nel
conferimento delle rispettive quote nella newco.
Con
l’ingresso dei russi parlare di Opa su Pirelli non è un tabù. Nonostante oggi
il titolo abbia chiuso a 11,77 euro per azione (-2,24%, Ftse Mib +2,52%),
l’appeal speculativo sul titolo rimane intatto, in quanto gli istituti di
credito ora si ritrovano in posizione di minoranza. Tronchetti invece si
sarebbe liberato di un partner scomodo, che sembra in questi mesi abbia fatto
le pulci alla società per trovare ed eliminare le inefficienze. C’è di più:
secondo il nuovo statuto di Camfin seguito alla firma dei patti parasociali tra
i nuovi azionisti, che scadrà a giugno 2017, il consiglio di amministrazione di
Camfin è formato da quattro consiglieri espressione di Nuove Partecipazioni e
sei, tra cui presidente e amministratore delegato, da Lauro 54, il veicolo di
Clessidra ora passato a Rosneft. La grande incognita, al momento, è infatti la
sussistenza della volontà di Rosneft di salire ancora, non certo i denari che
servono alla bisogna: la società ha chiuso il 2013 con un utile netto pari a
15,5 miliardi di dollari (+51% sul 2012). Cifra pari al triplo della
capitalizzazione di Borsa del gruppo della Bicocca.
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