Polemiche
sui contratti con il patron di Moby, Onorato. Che si difende: non mi aspettavo
favori
«Non mi aspettavo favoritismi». Si difende
così l’armatore della Moby, Vincenzo Onorato, finito sotto la lente
della Uif, l’Unità antiriciclaggio di
Bankitalia, per aver versato fondi
alla Fondazione Open di Matteo Renzi, ma anche alla società che gestisce il
blog di Beppe Grillo e alla Casaleggio associati, per consulenze di
comunicazione.
«Operazioni
sospette» che hanno fatto scattare un’indagine mirata ad accertare
che non ci siano state contropartite normative in suo favore. Ma siccome una legge sull’imbarco dei marittimi sulle navi
italiane è stata varata (e salutata con favore da Onorato) anche la Ue ha aperto un’istruttoria su
presunti «aiuti di Stato» alla Moby, che ha ereditato la Tirrenia ed è titolare di una convenzione con lo Stato da 72 milioni di euro l’anno
per il monopolio di alcune rotte. E
così accuse di «conflitto di interessi»
arrivano per voce di Anna Maria Bernini dal partito di Silvio Berlusconi, da
sempre bersaglio di analoghi attacchi dai 5 Stelle.
Ma cosa
è accaduto? La Moby ha stilato un
«contratto di partnership» da 120 mila