Polemiche
sui contratti con il patron di Moby, Onorato. Che si difende: non mi aspettavo
favori
«Non mi aspettavo favoritismi». Si difende
così l’armatore della Moby, Vincenzo Onorato, finito sotto la lente
della Uif, l’Unità antiriciclaggio di
Bankitalia, per aver versato fondi
alla Fondazione Open di Matteo Renzi, ma anche alla società che gestisce il
blog di Beppe Grillo e alla Casaleggio associati, per consulenze di
comunicazione.
«Operazioni
sospette» che hanno fatto scattare un’indagine mirata ad accertare
che non ci siano state contropartite normative in suo favore. Ma siccome una legge sull’imbarco dei marittimi sulle navi
italiane è stata varata (e salutata con favore da Onorato) anche la Ue ha aperto un’istruttoria su
presunti «aiuti di Stato» alla Moby, che ha ereditato la Tirrenia ed è titolare di una convenzione con lo Stato da 72 milioni di euro l’anno
per il monopolio di alcune rotte. E
così accuse di «conflitto di interessi»
arrivano per voce di Anna Maria Bernini dal partito di Silvio Berlusconi, da
sempre bersaglio di analoghi attacchi dai 5 Stelle.
Ma cosa
è accaduto? La Moby ha stilato un
«contratto di partnership» da 120 mila
euro in due anni con l’azienda che gestisce il blog di
Grillo, in cambio di pubblicità. E un altro da 600 mila euro con la Casaleggio associati per la stesura di un piano
strategico: «Sensibilizzare le istituzioni e raggiungere una community di
un milione di persone» e «iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica».
Il sospetto da fugare é che gli interventi di Grillo in difesa di
Moby non rientrassero in questa strategia. Onorato respinge i sospetti: «Mi
sono rivolto alla Casaleggio perché
per quel tipo di lavoro sono leader in
Italia. Le somme pagate sono cifre di mercato. Né più né meno». Assicura di
non essersi aspettato un trattamento di favore: «Non a caso il ministro Toninelli (con cui più
volte ho duramente polemizzato) ha
sempre attaccato, non conoscendo i fatti, la mia compagnia».
Quanto ai versamenti da 60 mila euro alla fondazione renziana, l’armatore dei
traghetti precisa: «Ho finanziato Open perché credo nelle idee sociali di Matteo Renzi. E l’ho finanziata in modo
libero, chiaro e trasparente». Ma attira l’attenzione degli investigatori la
coincidenza che la legge è stata proposta
proprio da un deputato renziano, Roberto Cociancich, per disciplinare il regime
fiscale. Onorato all’AdnKronos ribatte che «la legge Cociancich, su
cui mi sono battuto e continuerò a farlo, non
prevede aiuti e sgravi per gli armatori, che già esistono da più di 20
anni, bensì occupazione per i marittimi
italiani. Le mie navi viaggiano con stipendi base di 1.600 euro al mese,
quelle dei miei colleghi armatori con 300 dollari al mese con lavoratori
extracomunitari sfruttati e sottopagati».
Ma Forza
Italia attacca: «Vogliamo la verità su cosa è stato fatto con i soldi della
Moby. Onorato ha disonorato Grillo?», chiede Maurizio Gasparri. Mariastella
Gelmini rincara: «È intollerabile che il
“controllore” di fatto del primo partito in Parlamento sia anche il vertice di
un’azienda privata della quale si disconosce quasi tutto. Soprattutto i
clienti e le attività “vendute”. Casaleggio, fuori i nomi». Il renziano Luciano Nobili, invece,
lamenta: «Un’azienda dà 60 mila euro a
Open: perquisizioni, accuse, aperture dei Tg. La stessa azienda ne dà poi 600 mila a Casaleggio e 240 mila al blog di
Grillo. Tutti zitti: media proni, giudici silenti».
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