da: https://www.ilfattoquotidiano.it/
- di Andrea Tudno
‘Ndrangheta,
Gratteri: “Fuga notizie, sapevano dei 330 arresti”. Il mega-blitz per “smontare
la Calabria come i Lego” anticipato di 24 ore
ll
rischio era quello di "perdere tutto", come ha spiegato il
procuratore capo di Catanzaro dopo la mega-operazione che ha smantellato le
cosche di 'ndrangheta del Vibonese e ricostruito i legami e gli affari con
l'imprenditoria e la politica: "Ieri sera siamo impazziti: anticipare
l’azione programmata di 3mila carabinieri non è cosa facile, non eravamo
pronti. Ma grazie a tutti gli uomini in campo è stato possibile anticipare
tutto"
Un anno a “ballare” con le fughe di notizie,
fino all’ultima, negli scorsi giorni, che ha costretto i 3000 uomini dei carabinieri
impegnati nel blitz a riorganizzarsi dopo tre anni e mezzo di indagine. Il
rischio era quello di “perdere tutto”, come ha spiegato il procuratore capo di
Catanzaro Nicola Gratteri dopo la mega-operazione che ha smantellato le cosche di ‘ndrangheta del
Vibonese e ricostruito legami e affari con imprenditoria e politica. Così
inquirenti e investigatori hanno dovuto accelerare, ridisegnando tempi e mappa
dei 330 arresti, intervenendo in alcuni casi sui treni a bordo dei quali gli
indagati stavano per partire verso il Nord. Roba da “impazzire”, ha ammesso lo
stesso magistrato.
“Il blitz era programmato per la notte tra giovedì
e venerdì, ma una fuga di notizie ci ha fatto impazzire: rischiavamo di perdere
tutto e abbiamo deciso di anticipare l’operazione di 24 ore”, ha spiegato
Gratteri. Non si è trattato del primo “spiffero” arrivato agli uomini legati
alla ‘ndrangheta come testimoniano alcune intercettazioni nelle quali gli
indagati parlano di una “qualcosa di pauroso” che bolliva negli uffici della
procura e sapevano che dietro c’è il procuratore capo di Catanzaro.
“Le fughe di notizie ci hanno fatto
‘ballare’ per un anno – ha sottolineato Gratteri – Ieri sera siamo impazziti:
anticipare l’azione programmata di 3mila carabinieri non è cosa facile, non
eravamo pronti. Ma grazie a tutti gli uomini in campo è stato possibile
anticipare tutto”. Un coordinamento tra le varie sezioni dell’Arma che ha visto
un ruolo operativo di Gis, Ros, Cacciatori di Calabria, Sardegna e Puglia per
la più “grande operazione dopo quella che portò al maxi-processo a Cosa
Nostra”.
Per il procuratore capo di Catanzaro si
tratta di una “giornata storica e non solo per la Calabria” spiegando che
“tutto è partito dal 16 maggio 2016, giorno in cui mi sono insediato”. La
mega-inchiesta che ha smantellato il clan Mancuso e altre locali di ‘ndrangheta,
coinvolgendo l’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli e anche un
ufficiale dei carabinieri, nasce in quel giorno della primavera di tre anni fa.
“Bisognava avere un’idea una strategia, un sogno, una rivoluzione – ha
continuato Gratteri – Ho pensato questo il giorno del mio insediamento: smontare
la Calabria come un Lego e poi rimontarla piano piano. Era necessario fare
sinergia, mettere a frutto l’intelligenza e la professionalità dei miei
ragazzi, tutti magistrati giovani e straordinari”.
Il giorno dopo, ha ricordato, “eravamo già
ad interrogare” il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, all’epoca
detenuto nel carcere di Rebibbia e fresco di dissociazione dopo aver
controllato a lungo il quartiere Cancello Rosso e quello di San Leoluca a Vibo
Valentia. I tre anni e mezzo di lavoro sono condensati in 1263 pagine di
ordinanza di custodia cautelare e quei 3000 carabinieri schierati per eseguire
gli arresti. Mentre, lo hanno raccontato gli stessi investigatori, durante il
blitz in tanti si sono affacciati dalle finestre per un “saluto con un sorriso”
ai militari dell’Arma: “Nella speranza che ora la società civile occupi gli
spazi lasciati vuoti dopo gli arresti di oggi”. L’hanno chiamata operazione
Rinascita non a caso.
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