Nella sua ormai penultima dichiarazione, Matteo Salvini ha affermato di non amare
più la nutella da quando ha scoperto che le nocciole sono turche e
forse arrivano da noi sui gommoni. Essendo egli l’Uomo Forte invocato dagli
italiani intervistati dal Censis, si può supporre che altri ne seguiranno
l’esempio, in attesa che Salvini espella
dalla sua dieta la banana ecuadoregna e la birra tedesca. Quanto alla
parabola della nutella d’Alba, che fino a pochi mesi fa il difensore delle
nocciole autoctone ostentava nelle dirette social, esprime alla perfezione le
contraddizioni del sovranismo. Prendete un pezzo di pane e seguitemi. La
nutella è un prodotto italiano che per diventare sé stesso ha bisogno di
contaminarsi con lo straniero. Senza l’apporto delle nocciole migranti che consentono
di sfornare barattoli in quantità industriale, molti lavoratori italiani
perderebbero il posto. Ecco un caso da manuale in cui l’apertura delle
frontiere genera ricchezza. A rigor di logica sovranista, sono semmai i turchi
che dovrebbero dispiacersi per il fatto che noi facciamo le nutelle nostre con
le nocciole loro.
P.S.
Ieri un Salvini col dolcificante ha postato una foto dove sorride accanto a uno
scaffale di nutella. L’algoritmo che detta all’Uomo Forte ogni mossa mediatica
si sarà accorto di avere
pestato una nocciola e gli ha suggerito un’immediata e poco credibile retromarcia. Se fossi al posto di Salvini, mi butterei sulla cioccolata svizzera. È notoriamente neutrale.
pestato una nocciola e gli ha suggerito un’immediata e poco credibile retromarcia. Se fossi al posto di Salvini, mi butterei sulla cioccolata svizzera. È notoriamente neutrale.
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