da: https://www.internazionale.it/
- di Alessio Marchionna
I 435 deputati della camera dei
rappresentanti degli Stati Uniti votano il 18 dicembre per decidere se mettere
in stato d’accusa il presidente Donald Trump. Ecco come si è arrivati fin qui e
cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane.
Cos’è
l’impeachment?
È una procedura, prevista dalla
costituzione degli Stati Uniti, per destituire i funzionari governativi che
sono accusati di “tradimento, corruzione, altri crimini gravi e illeciti”. Si
sviluppa in due fasi: nella prima la camera avvia l’indagine contro il
funzionario e decide se incriminarlo (basta una maggioranza semplice); a quel
punto si apre un vero e proprio processo al senato (dove servono due terzi dei
voti favorevoli per decretare la destituzione).
Nei circa 240 anni di storia degli Stati
Uniti la procedura di impeachment è stata aperta 19 volte: 15 volte contro
giudici federali (tra cui un giudice della corte suprema), una volta contro un
segretario di gabinetto, una volta contro un senatore e due volte contro un
presidente.
Il primo
presidente a essere incriminato e processato fu Andrew Johnson nel 1868,
tre anni dopo la fine della guerra civile. Era accusato, tra le altre cose, di
aver licenziato il segretario alla guerra contro il volere del congresso.
Johnson si salvò per un solo voto. Il suo processo ebbe importanti implicazioni
sul rapporto tra potere esecutivo e legislativo, che è un tema di scontro
ancora oggi negli Stati Uniti.
Il secondo
presidente sottoposto a impeachment è stato il democratico Bill Clinton,
che tra la fine del 1998 e l’inizio del 1999 venne incriminato e processato per
aver mentito sulla sua relazione con
Monica Lewinsky e per aver cercato di ostacolare la giustizia. I
repubblicani, che chiedevano la rimozione di Clinton, andarono molto lontani dalla
maggioranza dei due terzi. Richard Nixon, l’ultimo presidente a lasciare la
Casa Bianca prima della fine del mandato, si dimise, nel 1974, prima che la
camera aprisse una procedura d’impeachment contro di lui.
Di
cosa è accusato Donald Trump?
Nella risoluzione approvata dalla
commissione giustizia della camera la scorsa settimana compaiono due capi
d’imputazione: abuso di potere e
intralcio alla giustizia.
La prima accusa ruota intorno a una
telefonata, che risale a luglio di quest’anno, in cui Trump sembra chiedere al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj di
aiutarlo a raccogliere informazioni compromettenti su Joe Biden –
vicepresidente tra il 2009 e il 2017 e oggi candidato democratico alle primarie
democratiche in vista delle elezioni presidenziali del novembre 2020 – e su suo figlio Hunter, che tra il 2014 e il
2019 è stato nel consiglio d’amministrazione di un’importante compagnia
energetica ucraina. Per convincere Zelenskyj ad assecondare la sua richiesta, Trump avrebbe bloccato temporaneamente gli
aiuti militari all’Ucraina (che è ancora in guerra con i separatisti
filorussi nell’est del paese); inoltre avrebbe promesso al presidente ucraino
di invitarlo alla Casa Bianca se avesse annunciato l’apertura dell’inchiesta
contro Biden.
In pratica, i democratici sono convinti che Trump abbia usato i poteri che
derivano della sua carica per colpire un avversario politico interno, quindi
mettendo il suo interesse al di sopra di quello della nazione e commettendo un
abuso di potere. Questa versione sembra essere stata confermata dalle
testimonianze alla camera di attuali ed ex collaboratori di Trump, tra cui
Gordon Sondland, ambasciatore statunitense all’Unione europea, e Fiona Hill,
che per quasi due anni ha lavorato nell’amministrazione Trump come consigliera
per la sicurezza nazionale sulla Russia e l’Europa. Nelle loro deposizioni
hanno anche confermato che alcune persone vicine a Trump, tra cui il suo
avvocato personale Rudy Giuliani, portavano avanti una politica estera
parallela sull’Ucraina, e che le più importanti figure dell’amministrazione,
tra cui il vicepresidente Mike Pence e il segretario di stato Mike Pompeo, ne
erano a conoscenza. A ottobre sono stati arrestati due collaboratori di
Giuliani che lo avrebbero aiutato a raccogliere informazioni su Biden.
La seconda
accusa, l’intralcio alla giustizia, è dovuta al modo in cui Trump ha affrontato l’inchiesta aperta alla camera.
Secondo i democratici, la Casa Bianca
avrebbe ordinato ai funzionari dell’amministrazione di non testimoniare
davanti alle commissioni della camera e di non fornire i documenti che gli
inquirenti avevano chiesto.
Come
si difende Trump?
Il presidente nega di aver usato gli aiuti militari come merce di scambio con
l’Ucraina e sostiene che avesse tutte le
ragioni per chiedere un’indagine su Joe e su Hunter Biden. Afferma che
l’inchiesta contro di lui sia una caccia alle streghe organizzata dai
democratici e dai mezzi d’informazione di sinistra.
Il 17 dicembre Trump ha scritto una lettera
aperta diretta alla presidente della camera, Nancy Pelosi, accusandola di tradire il suo giuramento e affermando
che la procedura d’impeachment costituisce un atto incostituzionale di abuso di
potere.
I repubblicani hanno messo in piedi una
difesa un po’ più articolata basata su tre elementi: il presidente ucraino ha
detto di non essersi sentito sotto pressione a causa della telefonata; gli
ucraini non sapevano che gli aiuti militari fossero stati congelati; alla fine
gli aiuti sono stati sbloccati.
Cosa
succederà alla camera?
A questo punto non ci sono dubbi sul fatto
che la camera, controllata dai
democratici, incriminerà Trump. Fino a qualche giorno fa sembrava possibile
che alcuni democratici potessero rifiutarsi di sostenere l’impeachment. In
particolare quelli eletti nei distretti dove Trump ha vinto nel 2016, e che
potrebbero rischiare di perdere il seggio alle prossime elezioni. Nelle ultime
settimane la Casa Bianca ha fatto molta pressione su di loro per convincerli a
schierarsi con i repubblicani. Ma il 16 dicembre tutti quei deputati hanno annunciato
che voteranno contro Trump. Sono solo due i democratici che potrebbero votare
contro l’incriminazione. Tra questi c’è Jeff Van Drew del New Jersey, che ha
detto di voler passare al Partito repubblicano.
Una volta messo in stato d’accusa, Trump sarà processato dal senato. Nancy
Pelosi, presidente democratica della camera, sceglierà alcuni deputati
democratici che durante il processo svolgeranno il ruolo di pubblici ministeri.
Cosa
succederà al senato?
I senatori interromperanno ogni attività
parlamentare fino alla sentenza sull’impeachment, e ognuno di loro svolgerà il
ruolo di giurato, cioè ascolterà le accuse, gli argomenti della difesa e si
farà un’idea su come votare. John Roberts, il giudice capo della corte suprema,
presiederà le sedute.
Prima che il processo cominci, i leader dei
democratici e dei repubblicani al senato tratteranno per approvare una
risoluzione che stabilisca le regole di base del processo, per esempio quanto
tempo avranno le parti in causa per presentare le loro posizioni. I democratici
hanno espressamente chiesto ai leader repubblicani di interrogare i funzionari
che si sono rifiutati di testimoniare durante l’inchiesta alla camera, come
l’ex consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton e Mick Mulvaney, il capo
dello staff del presidente. Mitch McConnell, leader della maggioranza
repubblicana al senato, ha detto che non succederà perché non spetta al senato
raccogliere nuove prove.
Anche per questo motivo, non c’è da
aspettarsi grandi sorprese durante il processo. Com’è successo alla commissione
giustizia della camera la scorsa settimana, i senatori democratici e
repubblicani si esprimeranno su Trump in base alla loro affiliazione partitica.
Considerando i numeri al senato, Trump è
praticamente sicuro di essere assolto: i repubblicani possono contare su 53
voti, i democratici su 47, quindi per ottenere la destituzione del
presidente dovrebbero portare dalla loro parte venti repubblicani. Una
possibilità più che remota, visti i toni dello scontro e l’aumento della
polarizzazione politica.
Questa situazione, la difficoltà di
convincere gli avversari politici a cambiare idea sull’impeachment, riflette
fedelmente quella della società statunitense. Secondo gli ultimi sondaggi, il 46 per cento degli americani pensa che
Trump debba essere rimosso dall’incarico, mentre il 49 per cento non vuole che
succeda. Un sondaggio condotto a novembre mostra che il 99 per cento degli elettori contenti della presidenza Trump è
contrario all’impeachment. Inoltre, solo l’8 per cento di loro pensa che il
presidente abbia messo i suoi interessi davanti a quelli della nazione.
Quando
finirà?
Il processo dovrebbe cominciare a gennaio.
McConnell ha detto che si aspetta un processo breve. Il processo a Bill Clinton
durò cinque settimane.
Che
effetti avrà sulle elezioni del 2020?
È ancora presto per dirlo. Di sicuro
l’assoluzione del senato consegnerà a Trump un’importante vittoria politica e
sarà una sconfitta bruciante per i democratici in un momento, quello della
scelta del candidato alle presidenziali, in cui tutte le loro divisioni saranno
alla luce del sole.
La vittoria sull’impeachment, insieme al
possibile accordo commerciale con la Cina e alle politiche migratorie messe in
atto per limitare l’immigrazione, sarà il principale capitale politico che
Trump userà per compattare la base elettorale che tre anni fa lo ha portato
alla Casa Bianca.
L’impeachment potrebbe avere un impatto
diretto anche sulle primarie democratiche, soprattutto finché Joe Biden,
attualmente favorito secondo la media dei sondaggi, resterà in corsa. Le accuse
di Trump, secondo cui da vicepresidente Biden avrebbe chiesto il licenziamento
del procuratore che in Ucraina indagava sull’azienda in cui lavorava suo figlio
Hunter, si sono rivelate false. Ma una parte dell’opinione pubblica potrebbe
comunque giudicare inopportuno il comportamento della famiglia Biden, e la
vicenda resterebbe al centro del dibattito. A maggior ragione se Biden dovesse
vincere le primarie democratiche.
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