Ogni giorno la cronaca di parla di violenze, di tragedie. Omicidi e suicidi. Pochi giorni fa a Lecco una madre ha ucciso le sue tre figlie. Sono talmente tante le notizie di questo genere che finisci, nella migliore delle ipotesi, per soffermarti un attimo tra stupore, rabbia e amarezza. Ma in quest’ultima vicenda umana c’è qualcosa che mi ha colpito particolarmente. Qualcosa che non può passare inosservato.
Sono le parole che Simona Dubroshi, una
delle vittime, di soli 13 anni, ha scritto su Facebook dove si era registrata
come Simona Gomez, in omaggio all’attrice e cantante Selena Gomez.
“Se tu fossi un contandino, cosa coltiveresti?”. La risposta di Simona è di quelle che non hanno bisogno di spiegazioni perché entrano come una stafilettata e smuovono anche le teste ormai “abituate” a racconti quotidiani di violenza. La sua risposta è stata: “Cervelli. Ne servirebbero tanti”.
“Se tu fossi un contandino, cosa coltiveresti?”. La risposta di Simona è di quelle che non hanno bisogno di spiegazioni perché entrano come una stafilettata e smuovono anche le teste ormai “abituate” a racconti quotidiani di violenza. La sua risposta è stata: “Cervelli. Ne servirebbero tanti”.
Mi azzardo a dire che questo pensiero non era
probabilmente diretto solo ai suoi coetanei, ma anche agli adulti. Una persona adulta,
la madre, le ha tolto la vita. Vediamo di non dimenticarci, noi adulti, del
pensiero di Simona.
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