da: Il Fatto Quotidiano
Il
mega Eataly di Milano: da fame sono anche i salari
Apre
il nuovo store sulle ceneri del teatro Smeraldo: 400 dipendenti assunti con i
soliti contratti atipici da 1.000 euro
di Davide
Vecchi
Se vince la Lega non apro a Milano”. Era il
febbraio 2013. Roberto Maroni ha poi conquistato la Regione Lombardia e Oscar
Farinetti martedì prossimo a Milano inaugura non un negozio ma una cattedrale
di Eataly: 5500 metri quadrati immersi in pieno quadrilatero della moda, a due
passi da corso Como e quattro da Brera.
È il secondo punto vendita di Eataly in
città. Nell’ultimo anno, mentre il Carroccio si accomodava sulle poltrone
lasciate da Roberto Formigoni, Farinetti ha aperto in piazza Cinque Giornate e
ora si appresta ad alzare le quinte di quello che un tempo era il teatro
Smeraldo, palco storico di Mina e Adriano Celentano; nel 2010 scelto da Beppe
Grillo per annunciare la nascita del Movimento 5 Stelle, chiuso nel 2011 e
venduto a Farinetti dalla famiglia Longoni, da 70 anni proprietaria
dell’immobile.
Il patron di Eataly ha pagato un milione
290 mila euro per i soli oneri di
urbanizzazione e avrebbe voluto aprire il 25
aprile 2012, festa della Liberazione. Ma il Comune guidato da Giuliano Pisapia
ha bloccato i lavori: la struttura era piena di amianto, con esattezza 12,5
tonnellate. “La solita burocrazia all’italiana” , polemizzò. Dopo cinque rinvii
e due anni ora è tutto pronto. In onore alla coerenza o magari alla Lega, nel
megastore campeggiano quattro enormi colonne verdi e i circa 400 dipendenti,
assunti con i soliti contratti creativi da mille euro al mese, indosseranno
Superga dall’inconfondibile colore bossiano. Ma l’uomo, da buon commerciante, è
trasversale. Sostenitore e grande amico di Matteo Renzi, che lo voleva ministro
nel suo esecutivo, ha intrattenuto rapporti con tutte le amministrazioni. Per
trovare uno spazio adatto a un punto vendita a Roma si incontrò più volte con
l’allora sindaco Gianni Alemanno. Il cuore però, ha sempre detto, “batte a
sinistra”.
Padre
partigiano condannato per rapina (sentenza cancellata) e sorella assessore
Nel 1980 Oscar era segretario del Psi ad
Alba, paese di origine della famiglia Farinetti. Il padre Paolo, anche lui
socialista, è stato un partigiano, ricorda con notevole frequenza e orgoglio il
figlio, omettendo con altrettanta frequenza che venne arrestato e condannato
per rapina: svaligiò, insieme a tre complici, un’ambulanza che trasportava le
paghe degli operai della Fiat Ferriere. Ma era passato da poco il 25 aprile ’45
e la condanna fu poi cancellata. Fu lui ad avviare quello che oggi è l’impero
Farinetti. Prima un forno in pieno centro, accanto all’edificio che ora ospita
il museo Beppe Fenoglio, poi la catena Unieuro che nel 2003 il figlio Oscar ha
ceduto per 528 milioni di euro alla Dixon di Londra. Capitale con cui ha
gettato le basi di Eataly.
Partendo da Alba, quartiergenerale dell’impero.
In Comune ci sono due “uomini” di Farinetti: la sorella Paola, assessore a
cultura e turismo, e Giovanni Bosticco, commercialista di Eataly e assessore a
trasporti ed economia. Candidata nel 2009 Paola prese solo 42 voti e non venne
eletta, così il sindaco Maurizio Marello l’ha chiamata al posto del democratico
Antonio De Giacomi, nominato vicepresidente della Fondazione bancaria Cassa di
Risparmio Cuneo. Paola è anche nel consiglio della fondazione Mirafiore,
presieduta da Oscar, che organizza incontri pubblici con personaggi dello
spettacolo e della politica, gli ultimi ospiti sono stati Massimo D’Alemae Luca
Cordero di Montezemolo. La Fondazione è nata nel 2010 e si trova nel cuore
della Langa del Barolo, a Serralunga d’Alba, nella riserva bionaturale di Fontanafredda,
storiche cantine piemontesi oggi in mano a Eataly, un tempo tenuta di re
Vittorio Emanuele II e della Bella Rosin. Una prima parte dell’azienda
vinicola, il 64%, era passato a Farinetti nel 2008, il restante 36% era della
Fondazione Monte dei Paschi di Siena che nel 2010 ha ceduto la sua quota per
32,5 milioni di euro. Fontanafredda è ora uno dei marchi più diffusi nei 25
store Eataly. Dal negozio a New York, che nel 2013 ha registrato più visite del
Moma, a Tokyo, Dubai, Istanbul. Il primo è nato a Torino nel 2007, grazie anche
all’allora sindaco Sergio Chiamparino che concesse gratuitamente all’amico
Oscar l’ex sede della Carpano. Lui li voleva per 99 anni ma Chiamparino gli rispose,
in sabaudo: “Esageruma nen”, non esageriamo. Si accordarono per 60 anni: uno
spazio da 2.500 metri quadri in cambio dei restauri, costati 7 milioni. Poi
Roma, la Firenze dell’amico Renzi, Bologna, Bari, Genova e il mondo.
“Ma
quale filosofia di slow food, ormai è solamente commercio”
Lo spazio di Torino fu il primo e, secondo
molti l’unico, in cui davvero Farinetti ha rispettato la filosofia iniziale di
Eataly: tutela del cibo, alimenti km zero, qualità alla portata di tutti. “Ora
sono dei supermercati, in cui si tenta di vendere il made in Italy, ma i
parametri di qualità dei prodotti è impossibile da rispettare se hai 25 punti
vendita sparsi in ogni angolo del mondo”.
Il ragionamento è di Bruno Ceretto, patron
delle cantine Ceretto che da Alba ogni anno distribuisce quasi 1,5 milioni di
bottiglie. Lui era amico di Paolo Farinetti. “Oscar l’ho visto crescere”.
Quando diede vita a Eataly, ricorda, “venne a chiedermi se volevo entrare nella
sua distribuzione e mispiegò le condizioni: ilprimo anno di fornitura gratis e
poi disse ‘si vedrà’, non gli risi in faccia perché lo conosco: è un
commerciante”. Sono molti i produttori che lamentano questa tendenza. Sugli
scaffali di Eataly c’è la pasta Barilla, la birra Moretti: alimenti propri
della grande distribuzione. “Ma è normale se fai questi numeri; ripeto Oscar è
un bravissimo commerciante”. E la qualità? La filosofia di SlowFood? la tutela dei
piccoli produttori locali? “Lasciati ingannare, non disturbare il buon
funzionamento del commercio”, diceva Wieslav Brudzinski.
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