Considerando
come i giovani vivono la sessualità oggi, come può la Chiesa avviare un dialogo
con loro su questo punto? A cosa dovrebbe tenere? A cosa dovrebbe richiamarsi?
In confronto a quando ero giovane, oggi il
mondo è assai diverso, quanto meno più aperto e sincero. Una volta non si
poteva e non si voleva quasi parlare dell’argomento sessualità, era relegato al
confessionale e all’ambito della colpa. Non è quello il posto che gli compete,
lo è solo quando si tratta davvero di colpa e di problemi. Oggi c’è una grande
spigliatezza. Nell’incontro e nel dialogo tra genitori, figli e figlie, adulti
e bambini, vedo un’opportunità per una sessualità sana e umana.
Si parte da una responsabilità consapevole
nei confronti dei figli. Posso assumere la responsabilità di mettere al mondo
un figlio oppure no? I giovani riflettono su questo e parlano con persone di
fiducia. Nessun vescovo e nessun sacerdote ignora ormai che la vicinanza fisica
delle persone prima del matrimonio è un dato di fatto. Se vogliamo proteggere
la famiglia e promuovere la fedeltà coniugale dobbiamo rivedere il nostro modo
di pensare. Illusioni e divieti non
portano a nulla.
Da amici e conoscenti ho avuto modo di
vedere che i giovani andavano in vacanza con loro e dormivano insieme in una
stanza. Nessuno pensava di nasconderlo o considerarlo un problema. Avrei dovuto
dire qualcosa al riguardo? E’ difficile. Non riesco a comprendere tutto, anche
se sento che qui forse nasce una nuova vicendevole attenzione, un comune
apprendere e un accordo più saldo delle generazioni. Questo rende felici vecchi
e giovani e non lascia soli né gli uni né gli altri nelle loro domande su amore
e solitudine. Desidero accompagnare questa evoluzione con benevolenza,
interrogando e pregando.
Credo che non sia il momento di cercare
risposte universali. Ricordo sempre un principio pastorale e psicologico
fondamentale secondo il quale le risposte cadono su un terreno fertile solo
quando prima è stata posta una domanda, quando ho osservato o ascoltato.
Soprattutto in queste problematiche profondamente umane, come sessualità e
corporeità, non si tratta di ricette, ma di percorsi che iniziano e proseguono
con le persone. Un noto medico riteneva che in questo campo molti possedessero
una «ignoranza innocente». Non possiamo pretendere dai bambini e dai giovani
tutto ciò che sarebbe ideale. Troveranno la loro strada a poco a poco. I
percorsi non possono essere imposti dall’alto, dalle scrivanie o dalle cattedre.
La direzione della Chiesa è sollevata da questo peso se ascolta e ha fiducia
nel dialogo con la gioventù. E’ essenziale promuovere la capacità di giudizio
nei singoli cristiani.
In ultima istanza, la Chiesa può e deve
tuttavia richiamarsi alla Bibbia. La Bibbia limita in modo evidente i messaggi
sulla sessualità. Di fronte all’adulterio traccia una linea netta. E’
assolutamente vietato invadere un matrimonio altrui. La Bibbia è chiarissima
anche riguardo alla violenza nei confronti delle donne. E’ vietata. Gesù pone
al centro i bambini e tutti coloro che hanno bisogno di protezione. Il modo in
cui vengono trattati denuncia il grado di umanità di una società. A prescindere
da queste nette linee tracciate dalla Bibbia, dobbiamo fare riferimento alla
responsabilità personale e al discernimento degli spiriti.
Non dobbiamo dimenticare che, nonostante
tutto, all’interno della Chiesa si è verificato uno sviluppo positivo nella
comprensione della sessualità. In passato essa era considerata in modo molto
limitato, orientata alla sola procreazione. I teologi della morale parlavano di
finis primarius, dello scopo prioritario della sessualità. Anche in questo
caso, il Concilio Vaticano II ha creato un orizzonte molto più ampio e
attribuito scientemente la stessa importanza alla partecipazione e all’amore
reciproco dei coniugi.
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