da: Il
Fatto Quotidiano
Ristrutturare la Rai a partire dalle news
Il settimo piano di
viale Mazzini, dove, transitano i direttori generali che i governi insediavano
e spodestavano con una rapida riunione di maggioranza, è un monumento alla
memoria. Un dedalo di stanze militarizza l’ufficio del Capo: è la protezione
plastica che tenta di celare la debolezza politica. Quest’antiquato blasone, o
quel che ne rimane, sarà rottamato con il trasferimento (pare) a ridosso del
raccordo anulare di Roma, forse zona Magliana.
Il dg Luigi Gubitosi, che fu
scelto da Mario Monti per evitare la bancarotta, ha sistemato le finanze: ma il
servizio pubblico non è una multinazionale che gareggia in Borsa. Viale Mazzini
ha subìto il digitale terrestre, i 14 canali sono abbondanti e così li vogliono
raggruppare in categorie: generalisti, bambini, cultura, cinema, scienza. Anche
quattro telegiornali con quattro redazioni sono uno sfarzo anacronistico: il
sito di Rainews sarà il principale,
le riprese sono già uniche (a volte), chissà se pure i direttori verranno
ridimensionati. Al settimo piano non contestano la pluralità, ma la guerra
interna tra Rai1, Rai2 e Rai3: c’è poco da contendersi dentro, più opportuno
guardare fuori. Rai1 sarà per il pubblico più trasversale, Rai2 per la fascia
giovanile, Rai3 per l’informazione.
Non ci sono progetti su carta né scadenze
precise, ma in viale Mazzini vogliono abbattere
un tabù: proporre contenuti a pagamento. Obiezione: avete il canone, ci sarà la
rivolta popolare. No, niente modelli Sky o Mediaset, l’azienda vorrebbe
plasmare una piattaforma (internet) per vedere film, serie tv e archivio. Ci
vogliono strumenti adatti, però: stanziati 180 milioni di euro in tre anni per
la completa digitalizzazione. Con ritardo, addio analogico.
La Rai ha un costo
che nessun concorrente deve sopportare: la politica. E il nome di Luigi
Gubitosi è già stato infilato nel totonomine per le aziende partecipate dal
Tesoro. Non avrete mai una conferma da Gubitosi, ma il messaggio a Matteo Renzi
l’ha recapitato: se avete bisogno, ci sono. Vuol dire che è disposto a lasciare
con un anno ancora di mandato in viale Mazzini, chissà se Renzi sarà disposto a
toccare la Rai. Per mostrare un risultato
concreto, nelle prossime settimane, Gubitosi comunicherà al Cda che il
bilancio è in salute. Quando sbarcò in viale Mazzini il rosso annuale era di
244 milioni di euro.
Solo La7 sceglie il modello generalista
La gestione di Urbano
Cairo a La7 ha compiuto un anno: dai tassisti ai baristi, se ne sono accorti
tutti. Cairo ha risparmiato 5,5 milioni di euro ogni trenta giorni. Esempio:
spese di trasporto mensile, 130.000 euro, adesso sono 30.000. Ha cancellato le
trasmissioni – come le ricette di Benedetta Parodi – che col 2% di share succhiavano
26.000 euro a puntata. Scartata la muffa e blindati i Crozza, Mentana, Santoro,
Formigli e Gruber, Cairo vuole rompere le catene di un palinsesto monotematico,
che fa informazione (dibattiti) oppure sonnecchia.
Il pomeriggio e il
fine settimana vanno rivitalizzati e il presidente del Torino, che ha aumentato
la quantità di pubblicità anche se il fatturato è sostanzialmente invariato,
vuole sottoporre la rete a una cura di intrattenimento.
Modelli tradizionali
per una tv tradizionale. Com’era la cantilena, la televisione è morta? No,
soltanto non è più quel rettangolo che conservate in camera o in cucina.
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