da: Il Fatto Quotidiano
Giass,
audience a picco per il nuovo programma già vecchio di Luca e Paolo
La
seconda puntata del format che va in onda la domenica in prima serata su Canale
5 incassa solo il 7,26 per cento. Colpa di un mix tra volgarità e idee trite e
ritrite, dalle risatine in sottofondo alle candid camera. Ma non è la tv nel
suo complesso a essere morta visto che gli indici d'ascolto, anche quelli del
target giovanile, sono in aumento. Il problema sono le reti che non hanno o non
vogliono intercettare il cambiamento
di Alex
Fiacco
La seconda puntata di Giass, il
programma di Antonio Ricci in onda su Canale5 domenica in prima
serata e condotto dalle due ex Iene Luca Bizzarri e Paolo Kessissoglu, ha
incassato un disastroso 7, 26% (contro l’11, 39% della prima): uno dei punti
più bassi dello share dell’intera rete.
Non c’è assolutamente nulla di cui
stupirsi. Sono tante le critiche che si possono infatti avanzare a questo
programma. Che è volgare, tanto per cominciare: di una volgarità gratuita e inutile.
Che ha poche idee e quelle poche molto
disordinate. Ma la cosa che
colpisce di più in assoluto è quanto sia vecchio.
E’ uno di quei programmi che non funzionano più da anni, ma che le reti
generaliste italiane, mosse da chissà quali istanze masochistiche, si ostinano
a riproporre.
Si tratta in sintesi di una sorta di varietà stantio, che per cercare di far
ridere ricorre ancora a grafichette
animate anni ’80 e risatine di
sottofondo, a comici bolliti (non
tutti, per carità, ma molti sì), a filmati su ‘froci’ illustri e tettone famose
(sic), a candid camera che sembrano
uscite dall’archeologia televisiva. Un programma che, per cercare di tenere
insieme elementi buttati a caso, ricorre all’espediente (anch’esso vecchio) di
far scontrare nord, centro e sud Italia (su cosa, non si capisce). Un programma
che, per tentare di nascondere che è vecchio, fa dire ai presentatori qualche
parolaccia, mette i cosiddetti “extracomunitari“ in giuria e fa vedere qualche
spezzone di web series, che chi frequenta il web conosce già a memoria. Come
dire: è peggio la pezza del buco.
Il risultato di tutto ciò (e di molto altro
ancora) non è appunto solo un brutto programma. Ma il vero e proprio emblema di
una televisione mummificata, che
dovrebbe essere chiaro a tutti (tranne per molti che la fanno) che oramai non
esiste più.
Attenzione, però. Non è la televisione nel
suo insieme a essere morta. Potrà infatti forse stupire qualcuno il fatto che
la fruizione televisiva globale non sia
in calo, come invece qualche fan dei nuovi media potrebbe erroneamente
pensare. Anzi, non è mai stata così elevata come in quest’ultimo periodo. Tutti
gli indici d’ascolto sono infatti in crescita, e lo sono in modo incontrovertibile.
Compresi quelli del target giovanile, che sembra non disdegnare affatto il
“vecchio” mezzo. Tanto per dire, l’anno scorso in Italia il numero dei ragazzi
dai 15 ai 34 anni davanti allo schermo è salito di 80.000 unità rispetto a
quello di cinque anni addietro. Mica pochi.
Il tipo
di televisione che oggi funziona e
che è seguita da un numero crescente di persone è però profondamente diversa
rispetto al passato. Con l’avvento del digitale e l’espansione del satellitare
c’è stato un cambiamento di gusto e di sensibilità netto e sostanziale, che ha
reso di colpo vecchia una buona parte di programmi (non tutti) che andavano
alla grande fino a non molto tempo fa. Per capire cosa è cambiato nel panorama
televisivo non ci vuole poi molto: basterebbe dare un’occhiata a qualche rete
interessante in giro per il mondo (ce ne sono tante).
E così le reti di casa nostra si dividono
tra quelle che si sono accorte e hanno intercettato questo
cambiamento (e infatti vanno bene) e quelle che invece non
se ne sono accorte (o fingono di non essersene accorte) e che perciò vanno
male, sempre e senza eccezioni. Inutile dire che le reti generaliste, nella
maggior parte dei casi, rientrano in quest’ultimo gruppo. Sembra infatti che
vadano avanti per pura forza d’inerzia, facendo quello che si faceva vent’anni
addietro, come se nulla nel frattempo fosse accaduto.
Il risultato è appunto Giass, che ha fatto
i risultati che ha fatto. E non ci si può nemmeno lamentare che la colpa è
tutta del pubblico, che ormai non guarda più tv. Il pubblico c’è, e la tv la
guarda ancora. Solo, non guarda più quella tv. Come dargli torto?
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