da: la Repubblica
Expo,
CL nel mirino dei PM: “Così pilotavano gli appalti”
Rognoni
al telefono: “ Trituriamo le carte”. Gli illeciti per palazzo Lombardia
di De
Riccardis e Randacio
L’attività di Infrastrutture lombarde
(Ilspa), il suo agire senza controlli, gli appalti milionari senza gara, sono
stati «favoriti e preservati da una ramificata rete di relazioni di carattere
politico-affaristico ». I magistrati milanesi identificano il mondo e le
presunte coperture che avrebbero permesso gli illeciti, in «ambienti
riconducibili alla Compagnia delle Opere (Cdo)». E nello specifico, rimarcano
anche «i rapporti di assidua frequentazione e vicinanza con contesti gravitanti
in special modo intorno alla precedente giunta della Regione Lombardia (a guida
Formigoni, ndr)». Se con il blitz di giovedì scorso la procura di Milano ha
decapitato la società, con accuse che parlano di associazione a delinquere e
turbativa d’asta, nelle pieghe delle carte allegate all’ordinanza, si fa un
passo ulteriore. I pm Robledo, D’Alessio e Pirotta, parlano di una
«struttura
che opera su due profili separati». Il primo, quello delle false consulenze, si
spartiva incarichi milionari e coinvolgeva liberi professionisti, quasi tutti
finiti ai domiciliari. Il secondo, che resta sullo sfondo, sembra il più
inesplorato e inquietante. E coinvolge «appalti per opere di rilevanza
strategica per il territorio, che appaiono gravemente turbate nella fase della
scelta del contraente ».
I
LEGAMI CON LA CDO
Perché, è la domanda su cui sembra ruotare
tutta la questione, i vertici di Ilspa, hanno falsato le carte, favorito alcuni
liberi professionisti garantendo introiti al di fuori di leggi e mercato? I
principali beneficiati sono Fabrizio Magrì e Carmen Leo, due dei 4 avvocati
finiti agli arresti domiciliari. Di Magrì la procura ricorda i «legami
influenti di natura economico affaristica ». Come i compensi — in totale per
110 mila euro — «percepiti dalla Relive Company, società milanese della Cdo,
non a caso rappresentata da Antonio Intiglietta». Magrì, certamente fino al
2010, è un associato Cdo. Agli atti ci sono i pagamenti dell’iscrizione da 350
euro l’uno. E insieme all’avvocato Sergio De Sio — anche lui ai domiciliari e
anche lui di Cl — Magrì ottiene «notevoli vantaggi economici » da questo
rapporto privilegiato e da questo sentire comune e vicinanza «con l’area
riferita alla presidenza regionale dell’epoca». Sonomolti i sospetti che
portano ai fedelissimi di Formigoni. Nelle carte si parla delle entrature che
Magrì avrebbe ottenuto anche in Fiera Milano (da sempre roccaforte di Cl), e
poi si parla di intimi dell’ex governatore, come l’ex direttore generale della
Sanità, Carlo Lucchina, del segretari generali Nicola Sanese e di Marco
Carabelli, che sarebbero intervenuti «affinché i compensi pretesi dal manager
(l’avvocato, ndr),gli fossero corrisposti…»
LE
OMBRE SU EXPO
Che il blitz che ha portato agli arresti di
giovedì, sia solo una tappa, lo si intuisce in diversi passaggi delle carte in
mano all’accusa. «Dal contenuto di varie conversazioni è emersa esattamente la
condotta del Magrì volta a “esportare” le medesime pratiche illecite prodigate
con Ilspa, per pilotare incarichi e assunzioni in Expo». I discorsi emersi
nelle intercettazioni effettuate dal Nucleo di polizia tributaria, sono tutti
concentrati «sui lavori della piastra», l’opera intorno alla quale si
svilupperà la manifestazione. Nel corso delle telefonare «i protagonisti citano
addirittura un “metodo Ilspa” prendendo ad esempio i lavori per la
realizzazione del nuovo Palazzo Lombardia (opera faraonica da 570 milioni di
euro,ndr),laddove ammettono, senza giri di parole, di aver fatto svolgere
lavori in variante senza la preventiva formalizzazione».
I
COMPENSI DALLA FIERA
Per la Guardia di Finanza, «sono numerosi e
convergenti gli indizi e le indicazioni ricavate tali da far ragionevolmente
ritenere che la scelta dei “soliti professionisti” sia condizionata più da
ragioni legate alla loro appartenenza o vicinanza ad ambienti
politico-affaristici, piuttosto che alle loro specifiche competenze». A
supporto della propria analisi, la Gdf nota che «nei periodi in cui Magrì
risulta aver conseguito erogazioni dall’Ente Fiera», (oltre un milione e
200mila euro), la legale rappresentanza era rivestita da Luigi Roth (in quota
Cl, ndr)». Roth, «dal novembre 2009 al dicembre 2011, assume anche la legale
rappresentanza del Consorzio Città della Salute, poi posto in liquidazione il
20 dicembre 2011, con liquidatore Danilo Musumeci, dirigente della struttura di
controllo del Sireg della Regione». E dagli accertamenti bancari, risulta «che
dal luglio 2010 fino al marzo 2012, lo studio legale Ennio Magrì ha percepito
dal Consorzio compensi pari a 315mila euro».
GLI
INTERROGATORI
Ieri, intanto, davanti al gip Andrea
Ghinetti, si sono svolti i primi interrogatori di convalida. L’ex capo
dell’ufficio gare Pierpaolo Perez — legali Giovanni Briola e Raffaella Oggioni
— ha reso una dichiarazione spontanea, rivendicando la trasparenza del suo
operato. Rognoni, difeso dall’avvocato Francesco Centonze, si è avvalso della
facoltà di non rispondere. In una intercettazione del 19 luglio 2012, l’ex
numero uno Ilspa, mentre sta redigendo un incarico illegale, si raccomanda con
l’ingegnere Alberto Porro, project manager in Ilspa: «Non scriverti ‘ste robe
qui!». E Porro lo rassicura: «Ok, tanto poi questi (documenti, ndr)li
trituriamo ». In un’altra conversazione Rognoni si lamenta al telefono: «C’ho
troppi soldi io sul conto, non va bene… questi fanno la patrimoniale entro
Natale». E in effetti agli atti dell’inchiesta risulta un tesoretto di oltre
3,2 milioni, frutto degli ultimi quattro anni di stipendi percepiti come
manager pubblico: 781mila nel 2008, 673mila nel 2009, 921mila nel 2010 e
900mila nel 2011. Rognoni, insieme ai familiari più stretti, aveva anche
costituito nel 2006 un fondo con 17 immobili tra appartamenti, negozi e relative
pertinenze, e, l’anno successivo, un trust a più riprese dotato di fondi
cospicui, la cui titolarità nel 2010 è stata trasferita ai figli.
Nessun commento:
Posta un commento