da: Il Fatto Quotidiano
Grillo,
L’Espresso e le domande aperte
di Stefano
Feltri
Benvenuto in politica, caro Beppe Grillo.
Quando uno diventa un personaggio pubblico, specie se il più noto, deve dare
per scontato che della sua vita tutto, ma proprio tutto, verrà analizzato e
raccontato.
Sono le regole base dell’informazione e del giornalismo – quello più sano – che
trova notizie e le racconta, lasciando poi al lettore il compito di farsi
un’opinione. Funziona così, anche se chi magari vive soltanto sui blog, immune
da ogni input sgradito, non se lo ricorda più.
L’Espresso, ormai lo saprete, ha rivelato
che l’autista-factotum di Grillo,
Walter Vezzoli, ha aperto diverse società in Costa Rica per
costruire un fantomatico restort eco sostenibile mai realizzato, in compagnia
della cognata di Grillo (all’epoca compagna di Vezzoli) e di un imprenditore
accusato – e assolto – per traffico internazionale di droga.
L’inchiesta de L’Espresso, firmata da
Vittorio Malagutti, Nello Trocchia e Andrea Palladino (il primo fino a poco
tempo fa cronista finanziario di punta del Fatto Quotidiano, gli altri due
collaboratori sia del Fatto che dell’Espresso) è, appunto, un’inchiesta. Che
racconta una storia interessante, come dimostra il fatto che tutti ne stiano
parlando, e che quindi meritava eccome di essere pubblicata.
La risposta di Grillo sul suo blog è, come prevedibile, la
replica di un politico piccato, che non nasconde il suo disprezzo per i
giornalisti
(in questo Beppe ricorda Massimo D’Alema). E che non spiega nulla,
non chiarisce e non replica a tono. E’ solo un Vaffanculo, difficile forse
aspettarsi altro. Versione 2.0 del vecchio “Io sono io e voi non siete un ….”
Andiamo al sodo.
Grillo sfotte i giornalisti dell’Espresso
invitandoli ad andare su Wikipedia per scoprire che “sociedad anonima” è
l’equivalente di una semplice società per azioni.
Visto che alcuni giornalisti hanno letto anche altro, oltre a Wikipedia, sanno
che il punto non è questo: in Italia basta una semplice visura per scoprire chi
c’è dietro a una società per azioni. Per esempio sul sito www.lince.it.
In altri Paesi – basti ricordare il caso di Santa Lucia e la vicenda
dell’appartamento del cognato di Gianfranco Fini – invece è impossibile
risalire ai soci. Quindi la società è davvero anonima, non soltanto nel senso
che esiste come entità giuridica autonoma rispetto agli azionisti.
Per questo sono paradisi fiscali: perché
quando una società non è riconducibile a nessuno, è libera di fare quello che
vuole. Tutti i grossi scandali italiani, tipo quello del Banco Ambrosiano, sono
passati per società di quel tipo.
Grillo richiama i cronisti alla “verifica
delle fonti”, sostiene che la Costa Rica non è più nella lista dei paradisi
fiscali dal 2011.
Ma Grillo, oltre alle fonti, dovrebbe leggere anche gli articoli: nell’intervista al Fatto Vezzoli
dice che aveva aperto quelle società quando pensava di costruire un villaggio
eco sostenibile nel 2007. Quattro anni prima che il Costa Rica
passasse dalla black alla grey list dei paradisi fiscali.
Quindi le risposte di Grillo, oltre che un
po’ supponenti, sono inutili.
E le domande che solleva l’inchiesta dell’Espresso restano tutte in campo:
- Perché l’autista di Grillo apre 13
società in Costa Rica? Accettiamo la sua spiegazione: abitava lì e quindi ha
seguito il diritto locale. Ma perché 13? A cosa servivano? Non ne bastava una?
Chissà.
- Non so voi, ma se io pensassi di costruire un resort in un paradiso
turistico, prima mi porrei il problema della fattibilità del progetto, poi
cercherei i finanziatori e alla fine aprirei delle società. Perché Vezzoli fa
il contrario? Una spiegazione ci sarà, ma lui, che al Fatto dice “non avevo un
centesimo”, non la fornisce. E se “non aveva un centesimo”, chi ha versato il
capitale sociale? Per 13 società ci vogliono alcune decine di migliaia di
dollari.
- Grillo sapeva che il socio del suo autista era un tizio, Enrico Cungi,
accusato di traffico internazionale di droga? Non è stato condannato, ma è
stato estradato in Italia e condannato in primo grado per aver venduto due
grammi di cocaina (non risultano condanne successive, quindi si immagina poi
assolto). Nel link postato da Grillo si legge che il Costa Rica è uno degli
snodi chiave del traffico internazionale di coca. Grillo si è mai informato sui
rapporti tra il suo autista-factotum e Cungi? Non ce lo spiega.
- Quelle società sono poi state chiuse? In caso contrario, che senso hanno e
che funzione hanno svolto? L’Espresso nota che la società Ecofeudo, per il
progetto del mai realizzato resort, è ancora attiva. A che scopo, visto che
Vezzoli dice che quel progetto è abbandonato? Tenere società opache in un (ex)
paradiso fiscale ancora molto apprezzato dagli imprenditori per la riservatezza
che garantisce non è un bel biglietto da visita per chi predica trasparenza in
politica e vuole abolire le scatole cinesi in Borsa (Vezzoli era sul palco di
piazza San Giovanni da cui Grillo urlava queste cose).
Nessuno sta facendo illazioni su Grillo
(che pure qualche guaio con l’agenzia delle entrate ce l’ha, per una storia di
Irap, ma non l’ha mai negato neppure lui). Ma in questi anni abbiamo passato al
setaccio i collaboratori di tutti i protagonisti della scena politica
(segretarie, portaborse, assistenti ecc.). Ora tocca anche a Grillo.
Ce lo concede, lui e i suoi sostenitori che
inondano di insulti e spam chiunque non sia fedele alla linea del movimento, o
l’informazione si può fare quando ci si occupa della “casta”?
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