Dopo aver ricevuto – su loro richiesta –
fuffi Alfano e le due “cime” Gasparri e Cicchitto e a seguito dell’incontro con
il Consiglio Superiore della Magistratura, Giorgio Napolitano ha rilasciato
questo comunicato:
da: http://www.quirinale.it/
"Ho, negli anni del mio mandato, considerato
e affrontato come problema essenziale quello del ristabilimento di un clima
corretto e costruttivo nei rapporti tra giustizia e politica. A più riprese,
anche e in particolare dinanzi al CSM, ho sottolineato come i protagonisti e le
istanze rappresentative della politica e della giustizia "non possano
percepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco,
anziché uniti in una comune responsabilità istituzionale". E ho indicato
nel "più severo controllo di legalità un imperativo assoluto per la salute
della Repubblica" da cui nessuno può considerarsi esonerato in virtù
dell'investitura popolare ricevuta.
Con eguale fermezza ho sollecitato il rispetto di rigorose norme di comportamento da parte di "quanti sono chiamati a indagare e giudicare", guardandosi dall'attribuirsi missioni improprie e osservando scrupolosamente i principi del "giusto processo" sanciti fin dal 1999 nell'art. 111 della Costituzione con particolare attenzione per le garanzie da riconoscere alla difesa.
Con eguale fermezza ho sollecitato il rispetto di rigorose norme di comportamento da parte di "quanti sono chiamati a indagare e giudicare", guardandosi dall'attribuirsi missioni improprie e osservando scrupolosamente i principi del "giusto processo" sanciti fin dal 1999 nell'art. 111 della Costituzione con particolare attenzione per le garanzie da riconoscere alla difesa.
In vari momenti, anche relativamente
recenti, ho potuto constatare il manifestarsi di tensioni meno acute e di
occasioni di collaborazione tra le diverse forze politiche, in materia di
giustizia, e più pacati rapporti con la magistratura requirente e giudicante.
Ma troppe divergenze e vere e proprie contrapposizioni hanno finito per
prevalere, bloccando in effetti la possibilità di talune, cruciali riforme
nell'amministrazione della giustizia e nel corpo delle norme che la regolano.
E in questo momento si registra purtroppo
un'allarmante nuova spirale di polemiche tra voci che si levano dall'uno e
dall'altro campo.
Altamente apprezzabile è stata l'iniziativa
adottata dal Comitato di Presidenza del CSM con la dichiarazione del 4 febbraio
scorso, per auspicare "sia lo svolgimento della consultazione elettorale
in corso sia la celebrazione dei processi in condizioni di maggiore
serenità", evitando nei limiti del possibile "interferenze tra
vicende processuali e vicende politiche". Quell'auspicio venne largamente
accolto, ma non posso oggi che rinnovarlo con la massima convinzione.
In effetti dopo le elezioni del 24
febbraio, e anche per effetto della situazione che ne è scaturita, ma
soprattutto per l'estrema importanza e delicatezza degli adempimenti
istituzionali che stanno venendo a scadenza, occorre evitare tensioni
destabilizzanti per il nostro sistema democratico.
Quegli adempimenti chiamano in causa ed
esigono il contributo di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento,
e in particolar modo di quelle che hanno ottenuto i maggiori consensi. E'
comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo, a
breve distanza dal primo, nelle elezioni del 24 febbraio, di veder garantito
che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase
politico-istituzionale già in pieno svolgimento, che si proietterà fino alla
seconda metà del prossimo mese di aprile. Non è da prendersi nemmeno in
considerazione l'aberrante ipotesi di manovre tendenti a mettere fuori giuoco -
"per via giudiziaria" come con inammissibile sospetto si tende ad
affermare - uno dei protagonisti del confronto democratico e parlamentare
nazionale.
Rivolgo perciò con grande forza un appello
al rispetto effettivo del ruolo e della dignità tanto della magistratura quanto
delle istituzioni politiche e delle forze che le rappresentano. Un appello, che
volentieri raccolgo dalle parole oggi pronunciate da autorevoli giuristi,
affinché in occasione dei processi si manifesti da ogni parte "freddezza
ed equilibrio" e affinché da tutte le parti in conflitto - in particolare
quelle politiche, titolari di grandi responsabilità nell'ordinamento
democratico - si osservi quel senso del limite e della misura, il cui venir
meno esporrebbe la Repubblica a gravi incognite e rischi."
Roma,
12 marzo 2013
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