Ho letto, in quasi “tenera età”, il libro
di Boff sulla 'Teologia della Liberazione’. Conto di rileggerlo a breve. Il
crescere negli anni, il mutare della vita personale e sociale, chiede di
rileggere alcuni testi.
L’elezione di Bergoglio a Pontefice mi ha
fatto tornare in mente quel libro ormai ingiallito.
Ieri sera l’ho ripescato nella libreria, ho
letto una pagina a caso e ho pensato…la Chiesa ha perso 32 anni.
Certo. C’è stata la caduta del muro di
Berlino. Giovanni Paolo II era concentrato e incentrato su come abbattere il
comunismo come se l’unica ideologia da combattere fosse quella marxista e non
quella fascista.
La Chiesa ha sempre osteggiato e combattuto
– in ogni forma e modo – i regimi comunisti, mai i regimi di destra. Ha sempre
taciuto – tranne i preti cosiddetti di frontiera, quelli che vivevano in mezzo
alla gente – sulle atrocità sull’anticristianesimo dei regimi di destra. Ad
esempio: quelli dell’America Latina. Regimi messi in piedi dalla Cia nel
periodo in cui vi era la contrapposizione tra Est e Ovest, dove alcuni paesi
gravitavano intorno all’Urss, altri intorno agli Usa. Dove il mondo era
spartito, appunto, tra paesi “controllati” dai sovietici e altri dagli
americani.
E’ bene sapere quale fu il ruolo di Jorge
Mario Bergoglio. Perché ha scelto un nome pesante: Francesco. Un nome che
indica una Chiesa che deve far risorgere dalle rovine («Francesco, va, ripara
la mia casa, che come vedi, va tutta in
rovina»). Non si può fare senza trasparenza. La prima trasparenza deve venire
da Jorge Mario Bergoglio.
E sarebbe il caso che Papa Francesco riprendesse in considerazione le teorie della liberazione per trarre da
quell’analisi ciò che è utile per la Chiesa, intesa come potere gerarchico
ma, soprattutto, per la Chiesa intesa come comunità dei cristiani.
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