lunedì 7 gennaio 2013

Web, pirateria: anche le major fanno download


E hanno la “faccia come il culo” di bloccare video in youtube perché protetti dal copyright. Prima tra tutti la Paramount alla quale va il mio più cordiale: FUCK OFF


da: Il Fatto Quotidiano

Pirateria online: gli ‘scariconi’ sono le major, da Walt Disney alla Sony
Le principali case di produzione americane 'scoperte' da TorrentFreak, una community dedicata al mondo del file-sharing attraverso le piattaforme come BitTorrent. E scarica anche chi dovrebbe essere paladino della legalità, incluso il Parlamento europeo
di Elio Cogno

“Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. E sembra davvero il caso di dirlo quando sotto la lente di un weblog specializzato sono finite nella lista nera degli scariconi i principali sostenitori della lotta alla pirateria online. Sembra un paradosso: eppure le principali case di produzione americane sono state colte letteralmente con le mani nel sacco da TorrentFreak, una community principalmente dedicata al mondo del file-sharing attraverso le piattaforme come BitTorrent. Grazie all’aiuto di alcune tecnologie messe a disposizione dall’azienda informatica Scaneye, sono stati scandagliati numerosi indirizzi ip-statici (numeri che identificano la posizione di un determinato pc connesso alla rete), tutti intenti alla condivisione e scaricamento di materiale protetto da copyright. Tra i nomi più illustri Warner Bros, Walt Disney, Paramount, 20th Century Fox e Sony.

Nonostante la maggior parte delle connessione alla rete utilizzi un ip-dinamico, che cambia cioè ad ogni accesso, l’ip-statico permette un’individuazione più facile ma soprattutto più dettagliata. Se la pirateria online è stata più volte additata come la causa principale di una perdita massiccia di introiti per le case di produzione (senza avere un collegamento diretto tra il download e il mancato acquisto), sembra che i primi a risentirne, cioè gli addetti del settore, non siano così preoccupati dal fenomeno. I computer connessi alla rete nelle principali sedi delle major americane, hanno infatti registrato una notevole attività nelle condivisioni. Tra gli indirizzi associati alla Paramount Pictures si vedono film come Battle Force, The Hunger Games e persino una produzione dei concorrenti della Warner Bros. come Happy Feet 2 che, beffa delle beffe, è addirittura nella versione “cam”, cioè registrata abusivamente nella sala cinematografica. La stessa Warner non è da meno con la condivisione di film ed episodi di serie televisive, mentre alla Sony spuntano anche i videogames. I dipendenti Walt Disney sono interessati a The Fast and the Furious 6 e Step Up Revolution ma in modo particolare sembrano essere attratti dalle serie tv come Downtown Abbey, Survivor e Person of Interest. Tra i più “virtuosi”, ma nonostante questo comunque pizzicati al download di materiale coperto da copyright, sembra esserci la 20th Century Fox colta nella condivisione di un film indipendente “Jeff Who Lives at Home”, un episodio di 90210 e un gioco della Ubisoft per pc.
La pirateria non riguarda solamente le case di produzione cinematografiche ma anche quelle discografiche, proprio quelle più colpite dal download illegale e proprio le stesse che sono in prima linea da anni per contrastare il fenomeno. Non sono stati risparmiati gli uffici della Universal Music Group, della Sony Music Entertainment e della Warner Music Group. Che le aziende di produzione americane siano state colte a farsi la guerra anche a colpi di pirateria, non sembra destare grossa sorpresa, ma nell’elenco delle “scoperte” di TorrentFreak spuntano anche indirizzi IP di chi dovrebbe essere paladino della legalità. Si passa dal Dipartimento di Giustizia americano, in lotta proprio con Kim Dotcom per il suo impero Megaupload, a quello del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale fino al Parlamento Europeo intento a scaricare alcuni file con sottotitoli in svedese, e non solo. Dimostrare che siano proprio (e solo) gli europarlamentari svedesi del Partito Pirata ad effettuare download illegali direttamente dalle postazioni dell’Europarlamento, a questo punto, non sembra avere più grossa importanza.

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