E hanno la “faccia come il culo” di
bloccare video in youtube perché protetti dal copyright. Prima tra tutti la
Paramount alla quale va il mio più cordiale: FUCK OFF
da: Il Fatto Quotidiano
Pirateria
online: gli ‘scariconi’ sono le major, da Walt Disney alla Sony
Le
principali case di produzione americane 'scoperte' da TorrentFreak, una
community dedicata al mondo del file-sharing attraverso le piattaforme come
BitTorrent. E scarica anche chi dovrebbe essere paladino della legalità,
incluso il Parlamento europeo
di Elio
Cogno
“Chi è senza peccato, scagli la prima
pietra”. E sembra davvero il caso di dirlo quando sotto la lente di un weblog
specializzato sono finite nella lista
nera degli scariconi i principali sostenitori della lotta alla pirateria online.
Sembra un paradosso: eppure le principali
case di produzione americane sono state colte letteralmente con le mani nel
sacco da TorrentFreak, una
community principalmente dedicata al mondo del file-sharing attraverso le
piattaforme come BitTorrent. Grazie all’aiuto di alcune tecnologie messe a
disposizione dall’azienda informatica Scaneye, sono stati scandagliati numerosi indirizzi ip-statici
(numeri che identificano la posizione di un determinato pc connesso alla rete),
tutti intenti alla condivisione e scaricamento di materiale protetto da
copyright. Tra i nomi più illustri Warner
Bros, Walt Disney, Paramount, 20th Century Fox e Sony.
Nonostante la maggior parte delle
connessione alla rete utilizzi un ip-dinamico, che cambia cioè ad ogni accesso,
l’ip-statico permette un’individuazione più facile ma soprattutto più
dettagliata. Se la pirateria online è
stata più volte additata come la causa principale di una perdita massiccia di
introiti per le case di produzione (senza avere un collegamento diretto tra il
download e il mancato acquisto), sembra che i primi a risentirne, cioè gli
addetti del settore, non siano così preoccupati dal fenomeno. I computer
connessi alla rete nelle principali sedi delle major americane, hanno infatti
registrato una notevole attività nelle condivisioni. Tra gli indirizzi
associati alla Paramount Pictures si vedono film come Battle Force, The
Hunger Games e persino una produzione dei concorrenti della Warner Bros.
come Happy Feet 2 che, beffa delle beffe, è addirittura nella
versione “cam”, cioè registrata abusivamente nella sala cinematografica. La
stessa Warner non è da meno con la condivisione di film ed episodi di serie
televisive, mentre alla Sony spuntano anche i videogames. I dipendenti Walt
Disney sono interessati a The Fast and the Furious 6 e Step Up
Revolution ma in modo particolare sembrano essere attratti dalle serie tv
come Downtown Abbey, Survivor e Person of Interest. Tra i
più “virtuosi”, ma nonostante questo comunque pizzicati al download di
materiale coperto da copyright, sembra esserci la 20th Century Fox colta nella
condivisione di un film indipendente “Jeff Who Lives at Home”, un episodio di
90210 e un gioco della Ubisoft per pc.
La pirateria non riguarda solamente le case
di produzione cinematografiche ma anche quelle discografiche, proprio quelle
più colpite dal download illegale e proprio le stesse che sono in prima linea
da anni per contrastare il fenomeno. Non sono stati risparmiati gli uffici
della Universal Music Group, della Sony Music Entertainment e della Warner
Music Group. Che le aziende di produzione americane siano state colte a farsi
la guerra anche a colpi di pirateria, non sembra destare grossa sorpresa, ma
nell’elenco delle “scoperte” di TorrentFreak spuntano anche indirizzi IP di chi
dovrebbe essere paladino della legalità. Si passa dal Dipartimento di
Giustizia americano, in lotta proprio con Kim
Dotcom per il suo impero Megaupload, a quello del Dipartimento
per la Sicurezza Nazionale fino al Parlamento Europeo intento a scaricare
alcuni file con sottotitoli in svedese, e non solo. Dimostrare che siano
proprio (e solo) gli europarlamentari svedesi del Partito Pirata ad effettuare
download illegali direttamente dalle postazioni dell’Europarlamento, a questo
punto, non sembra avere più grossa importanza.
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