Lasciamo perdere la solidarietà femminile,
concetto caro ad alcune ma non alla sottoscritta.
Parliamo di rispetto della dignità umana.
Nella fattispecie, della dignità femminile.
Nelle scorse settimane, avrete letto o
sentito di quel Don Corsi, parroco a Lerici, che ha affisso fuori dalla chiesa
un articolo del sito web Pontifex (a dimostrazione che in internet non sono
tutti cime…) relativo al femminicidio contenente questi concetti:
«Il
nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono
nell'arroganza, ...... si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le
tensioni esistenti. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in
tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia,
eccetera... Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto
(FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le
responsabilità sono condivise. Quante volte vediamo ragazze e anche signore
mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti? Quanti
tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema,
eccetera? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e se
poi si arriva anche alla violenza o all'abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da
mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: "forse questo ce lo
siamo cercate anche noi"?».
Personalmente, sono dell’opinione che le
provocazioni possano aiutare a cercare e trovare le verità. Si tratta di
stabilire, e questo è opinabile, se quell’articolo sia una provocazione utile o
una coglionata.
La prima considerazione che mi sovviene è
che non solo le donne dovrebbero risentirsi del pensiero espresso dall’autore
dell’articolo e dal prete che, dandone visibilità nella bacheca della chiesa lo
ha, evidentemente sottoscritto. Al pari
delle donne, sono gli uomini a doversi “risentire” di certe asserzioni.
delle donne, sono gli uomini a doversi “risentire” di certe asserzioni.
Perché sostenere che gli uomini possano
reagire con violenza al vedere donne in abiti succinti e atteggiamenti “disnibiti”
equivale a dire che sono bestie anziché essere umani.
Senza sopravvalutare il sesso maschile (me
ne guardo bene) e continuando a sostenere le virtù del matriarcato, gli uomini non
sono propriamente tutti coglioni e bestie. A volte, fingono di essere idioti e
stanno al gioco delle parti. Mi riferisco a uomini normo dotati. In tutti i
sensi.
La continua esposizione di abbigliamenti
“scarsini”, certi atteggiamenti e pose, suscitano in molti di loro ilarità. Non
è raro vedere sorrisini sarcastici e ascoltare commenti sulla ridicolaggine di
certi look.
Per non dire che - non so a Lerici, ma a Milano succede - buona parte delle donne che si sveste più che
vestirsi, non suscita attizzamenti. Più sono piccole, larghe e/o sformate, più
mostrano ciò che invece dovrebbero, per senso estetico personale prima che per
buon gusto verso gli altri, coprire o rivestire cercando di nascondere i
difetti. Se uno è dotato di buona vista e di un minimo di buon gusto, si fa una
risata nel vedere certe fattezze.
Vi è poi da considerare che nell’ambito di
quella fascia di sesso maschile che al vedere lo “svestimento” femminile gli si
rizza l’uccello, la quasi totalità, anziché assalire la donna, provvede alla
“sistemazione” del gioiello di famiglia con Federica: la mano amica.
Stessa prassi – affidarsi a Federica, la
mano amica - ritengo sia seguita anche da alcuni preti che si attizzano. Sempre
che, non siano tra quelli che sfogano gli istinti sessuali nella pedofilia.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Non
tutti gli uomini sono animali. E non sono tutti pirla. Certi look femminili non
provocano nessuna reazione. C’è una tale inflazione di tette fuori, di cosce e
culi attillati (per non parlare di quel periodo dell’orrido dei pantaloni a
vita bassa e del filo interdentale nel culo) da non suscitare effetti negli
uomini normo dotati.
Ma sempre per dare a Cesare quel che è di
Cesare, è indubbio, a parer mio, che alcune donne – anche in misura
considerevole – si vestono in un certo modo non per piacere a se stesse, ma per
attirare attenzione. Un certo tipo di attenzione.
Per questo motivo devono essere molestate,
stuprate? Certo che no. Per un semplice elementare motivo.
Che sfugge a certi piccole menti maschili e
anche femminili (vi sono donne che “ragionano” allo stesso modo dell’autore di
quell’articolo e del prete di Lerici).
Se anche vi fosse l’intenzione di attirare un
certo tipo di attenzione nel maschio, dimostrando così una debolezza e uno
svilimento della persona, perché ciò che
facciamo e come lo facciamo dev’essere per piacere a noi stesse, per
convinzione, per scelta, non per attirare qualcuno, vogliamo e abbiamo il
diritto di scegliere. Di dire “sì”. Di dire “no”. Nessuno è autorizzato a
molestarci o peggio ancora a violentarci. Ho attirato la tua attenzione, ti ho
mandato un messaggio e tu l’hai raccolto, ti avvicini e “trattiamo”. Ci
trattiamo. Le persone adulte sono in grado di capire quando e come si può
andare oltre e ci sono atteggiamenti, reazioni e parole che sono chiare.
Dicono: no.
Nessuno è autorizzato, anche se “stimolato”
(e vi sarebbe da discutere su cosa sia uno stimolo) ad andare oltre a ciò che è
un approccio fisico e mentale tra adulti che devono essere entrambi
consenzienti. Non esiste un abbigliamento e un atteggiamento che autorizzi
alcuno a non rispettare l’altra persona.
Rivendico il diritto per ogni donna, anche
per quella che si sveste più che vestirsi, a non essere molestata. Rivendico il
suo diritto di scegliere. L’ascolto del suo “no”. Diretto o indiretto.
Rivendico il diritto di essere trattata come persona e non come oggetto su cui
sfogare i propri istinti, i limiti mentali e fisici tipici di chi non sa
relazionarsi.
E’ questo ciò che devono ficcarsi in testa
certi “pensatori”. Che la dignità della persona non può essere ignorata o
colpestata per un abbigliamento, per un modo d’essere che è quasi sempre più
confusione e standardizzazione femminile. Una standardizzazione voluta dai
modelli imperanti. E chi li ha creati questi modelli? Quelli che imperversano
nel web, in certi programmi televisivi.
Sono stati creati prevalentemente da
uomini. Con o senza la complicità di donne che rivestono ruoli subordinati. Uomini
che non molestano una donna fisicamente ma mentalmente, propinando “attrattive”
per piacere e compiacere il sesso maschile. Cornuta e mazziata: mi vuoi così, e
poi mi molesti e mi dici che è colpa mia.
Se hanno una responsabilità queste donne è
di non essere particolarmente attrezzate culturalmente da comprendere e
resistere a modelli ingannevoli.
Per Don Pietro Corsi e per l’autore
dell’articolo le donne hanno una responsabilità nelle violenze che subiscono.
Il che equivale a dire che il problema lo risolviamo se le donne adottano
“comportamenti consoni”. Ciò che è consono lo stabiliscono loro, ovviamente.
Del resto, è noto a tutti noi – come Don Pietro Corsi e l’autore di quell’aborto
di articolo ci mandano a dire – che tutte le donne violentate e uccise erano
solite trascurare casa e figli, trastullarsi in shopping e palestra, passare
ore al bar a chiacchierare, davanti alla tv e attaccati ai social network. Tutte le donne violentate e uccise - dicasi
tutte - come ci dicono le “opinioni” di
Don Pietro Corsi e dell’autore dell’articolo, erano solite avere un abbigliamento
succinto e provocante. Vale a dire: non è mai successo - dicasi mai – che una
donna picchiata, violentata o uccisa dal marito avesse avesse cura della casa, seguisse
i figli, li accompagnasse a scuola, li andasse a riprendere, li accompagnasse
in palestra o scuola di danza, andasse al supermercato, preparasse pranzo e cena, e dopo una giornata
piena e impegnativa soddisfasse il “bisogno maschile” del marito, magari
incapace di procurarle, anche solo occasionalmente, un orgasmo.
Non si è mai saputo di donne violentate,
picchiate, uccise, che non andassero in giro con tette fuori e cosce e culi
fasciati per scatenare fremiti ai gioielli di famiglia maschili.
Don Corsi e l’autore dell’articolo fanno
parte della schiera dei piccoli uomini. Delle menti grezzi e inutili.
La piccolezza mentale non predispone al
rispetto della dignità umana e non consente di discernere tra provocazione e
coglioneria.
E, visto che recentemente alcune diocesi
stanno potenziando l’organico con esorcisti, dopo aver visto lo sguardo di Don
Corsi – così distante dalla profondità e luce che emanavano quelli di Madre
Teresa di Calcutta, di Carlo Maria Martini e di Giovanni Paolo II – suggerirei
di inviarne uno, al più presto, a Lerici.
Non sia mai che mi cada in tentazione…con
tutte quelle donne discinte che girano per Lerici.
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