lunedì 7 gennaio 2013

Elezioni 2013, Vaticano: mons. Mogavero contro le “patenti cattoliche”


Ho letto l’articolo due volte perché non mi pareva vero. Sono in attesa di “chiarimenti” da parte di mons. Mogavero che dica che è stato frainteso, che sono state travisate le sue parole.
Leggere affermazioni come queste è un sollievo mentale: “Non si può sottoscrivere ad occhi chiusi un vecchio progetto riverniciato di nuovo. Già appoggiare il centrodestra di Berlusconi ha causato danni gravissimi alla Chiesa.
Beh…onore del vero…danni gravissimi non tanto alla Chiesa, quanto agli italiani. La Chiesa deve sempre ringraziare i presidenti del consiglio italiani che gli scontano le tasse.



"E' un clamoroso errore santificare il governo tecnico"
Intervista a monsignor Domenico Mogavero sulla delicata fase politica pre elettorale italiana

"Non devono essere le gerarchie ecclesiastiche ad attribuire patenti di cattolicità. Con le indicazioni di voto a favore di uno schieramento politico, il Vaticano e l'episcopato usurpano la legittima autonomia dei laici". Si dichiara "sconcertato dallo scenario di un endorsement pro Monti", monsignor Domenico Mogavero, attuale commissario Cei per l'immigrazione e sottosegretario Cei durante la presidenza Ruini.

Cosa la preoccupa nelle prese di posizione dei vertici Cei e dell'Osservatore Romano a sostegno di Monti?
"Innanzi tutto è assolutamente sbagliato il metodoNessun partito può
corrispondere integralmente ai valori da noi proposti e quindi come pastori abbiamo esclusivamente il compito di formare le coscienze dei credenti e di difendere la libertà della Chiesa. Non si può sottoscrivere ad occhi chiusi un vecchio progetto riverniciato di nuovo. Già appoggiare il centrodestra di Berlusconi ha causato danni gravissimi alla Chiesa, continuare a intervenire pesantemente in politica accrescerà ulteriormente le conseguenze di questo pesante errore d'impostazione".

Era meglio prima?
"No. Sicuramente l'esecutivo tecnico è stata una necessità imposta dalla catastrofe nella quale il ventennio berlusconiano aveva precipitato il paese, quindi Monti è senza dubbio meglio di Berlusconi. Però il punto è che non compete a noi vescovi distribuire l'etichetta di cattolico ai partiti. E' il laicato cattolico a doversi muovere in piena autonomia rispetto alle gerarchie ecclesiastiche. Continuando a manovrare dall'alto, si fa solo il male della Chiesa. C'è solo da valutare i programmi elettorali dei candidati e vigilare che non vengano viola il nostro campo d'azione che è la predicazione del Vangelo. Tutto il resto compete ai laici.  E il papa Ratzinger ci insegna che la promozione secondo coscienza del bene comune in politica, nulla ha a che vedere con il confessionalismo o l’intolleranza religiosa. Identificare la legge religiosa con quella civile soffoca la libertà religiosa".

E' solo un problema di metodo?
"Evidentemente sono anche i contenuti dell'Agenda Monti a non convincere. Non vi vedo alcuna traccia di giustizia sociale, anzi il programma elettorale del premier sembra la logica prosecuzione di un governo "lacrime e  dangue" che si è dimostrato poco attento alle fasce più deboli della popolazione. Nel procedere con tagli drastici alla spesa pubblica si è deciso di colpire in basso e questa impostazione è inaccettabile in un'ottica cristiana. E' la stessa mentalità non solidale che ha contraddistinto l'esecutivo d'emergenza, quindi la Chiesa non può dare a Monti alcuna benedizione. Santificare il premier, cercare di condizionare il voto dei cattolici e giocare un ruolo parziale, danneggia la Chiesa. I cattolici ci sono in tutti i partiti e tocca ai credenti stabilire chi sia più o meno coerente con i loro valori. Il faro per orientarci è la nota dottrinale di Joseph Ratzinger sui cattolici in politica. E quindi l’impegno dei cattolici non può cedere ad alcun compromesso, altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede e la coerenza interiore dei fedeli. Il fondamento è la centralità della persona".

Ma è un documento di undici anni fa...
"Sì ma sono parole di straordinaria lungimiranza. Opportunamente l'allora cardinale Ratzinger ricorda che è insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei cattolici possa limitarsi a una semplice trasformazione delle strutture, perché se alla base non vi è una cultura in grado di accogliere, giustificare e progettare le istanze che derivano dalla fede e dalla morale, le trasformazioni poggeranno sempre su fragili fondamenta. E' per questo che la fede non può pretendere di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici, in quanto la dimensione storica in cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli".

Quindi a negare ogni endorsement vaticano in vista delle elezioni è l'impostazione stessa del pensiero di Joseph Ratzinger?
"Esattamente. Il magistero della Chiesa non vuole esercitare un potere politico né eliminare la libertà d’opinione dei cattolici su questioni contingenti. Esso intende invece, come è suo proprio compito, istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune. L’insegnamento sociale della Chiesa non è un’intromissione nel governo dei singoli Paesi. Ma si limita a indicare un dovere morale di coerenza per i fedeli laici, interiore alla loro coscienza, che è unica e unitaria. Le parole di Joseph Ratzinger sono la miglior risposta a chi, all'interno delle gererchie ecclesiastiche, sta inutilmente ma dannosamente cercando di sbilanciare la Chiesa a favore di un determinato schieramento politico. E invece Monti come chiunque altro dovrà convincere singolarmente ogni credente, senza passare per l'inutile scorciatoia degli avalli di vertice".

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