Ho letto l’articolo due volte perché non mi
pareva vero. Sono in attesa di “chiarimenti” da parte di mons. Mogavero che
dica che è stato frainteso, che sono state travisate le sue parole.
Leggere affermazioni come queste è un
sollievo mentale: “Non si può sottoscrivere ad occhi chiusi un
vecchio progetto riverniciato di nuovo. Già appoggiare il
centrodestra di Berlusconi ha causato danni gravissimi alla Chiesa.
Beh…onore del vero…danni gravissimi non
tanto alla Chiesa, quanto agli italiani. La Chiesa deve sempre ringraziare i
presidenti del consiglio italiani che gli scontano le tasse.
"E'
un clamoroso errore santificare il governo tecnico"
Intervista
a monsignor Domenico Mogavero sulla delicata fase politica pre elettorale
italiana
"Non
devono essere le gerarchie ecclesiastiche ad attribuire patenti di cattolicità. Con
le indicazioni di voto a favore di uno schieramento politico, il Vaticano
e l'episcopato usurpano la legittima
autonomia dei laici". Si dichiara "sconcertato dallo scenario di
un endorsement pro Monti", monsignor Domenico Mogavero, attuale
commissario Cei per l'immigrazione e sottosegretario Cei durante la
presidenza Ruini.
Cosa
la preoccupa nelle prese di posizione dei vertici Cei e dell'Osservatore
Romano a sostegno di Monti?
"Innanzi tutto è assolutamente sbagliato il metodo. Nessun partito può
corrispondere
integralmente ai valori da noi proposti e quindi come pastori abbiamo
esclusivamente il compito di formare le coscienze dei credenti e di difendere
la libertà della Chiesa. Non si può
sottoscrivere ad occhi chiusi un vecchio progetto riverniciato di
nuovo. Già appoggiare il centrodestra di Berlusconi ha causato danni
gravissimi alla Chiesa, continuare a intervenire pesantemente in politica
accrescerà ulteriormente le conseguenze di questo pesante errore
d'impostazione".
Era
meglio prima?
"No.
Sicuramente l'esecutivo tecnico è stata una necessità imposta dalla
catastrofe nella quale il ventennio berlusconiano aveva precipitato il paese,
quindi Monti è senza dubbio meglio di Berlusconi. Però il punto è che non
compete a noi vescovi distribuire l'etichetta di cattolico ai
partiti. E' il laicato cattolico a doversi muovere in piena autonomia
rispetto alle gerarchie ecclesiastiche. Continuando a manovrare dall'alto,
si fa solo il male della Chiesa. C'è solo da valutare i programmi
elettorali dei candidati e vigilare che non vengano viola il nostro campo
d'azione che è la predicazione del Vangelo. Tutto il resto compete ai
laici. E il papa Ratzinger ci insegna che la promozione secondo coscienza
del bene comune in politica, nulla ha a che vedere con il confessionalismo o
l’intolleranza religiosa. Identificare la legge religiosa con quella civile
soffoca la libertà religiosa".
E'
solo un problema di metodo?
"Evidentemente sono anche i contenuti dell'Agenda Monti a non convincere. Non vi vedo alcuna traccia di giustizia
sociale, anzi il programma elettorale del premier sembra la logica
prosecuzione di un governo "lacrime e dangue" che si è
dimostrato poco attento alle fasce più deboli della popolazione. Nel procedere
con tagli drastici alla spesa pubblica si è deciso di colpire in basso e questa
impostazione è inaccettabile in un'ottica cristiana. E' la stessa
mentalità non solidale che ha contraddistinto l'esecutivo d'emergenza, quindi
la Chiesa non può dare a Monti alcuna benedizione. Santificare il premier,
cercare di condizionare il voto dei cattolici e giocare un ruolo parziale,
danneggia la Chiesa. I cattolici ci sono in tutti i partiti e tocca ai credenti
stabilire chi sia più o meno coerente con i loro valori. Il faro per orientarci
è la nota dottrinale di Joseph Ratzinger sui cattolici in politica. E quindi
l’impegno dei cattolici non può cedere ad alcun compromesso, altrimenti
verrebbero meno la testimonianza della fede e la coerenza interiore dei fedeli.
Il fondamento è la centralità della persona".
Ma
è un documento di undici anni fa...
"Sì ma sono parole di straordinaria
lungimiranza. Opportunamente l'allora cardinale Ratzinger ricorda che
è insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei cattolici
possa limitarsi a una semplice trasformazione delle strutture, perché se alla
base non vi è una cultura in grado di accogliere, giustificare e progettare le
istanze che derivano dalla fede e dalla morale, le trasformazioni poggeranno
sempre su fragili fondamenta. E' per questo che la fede non può pretendere
di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici, in quanto la
dimensione storica in cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di
situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli".
Quindi
a negare ogni endorsement vaticano in vista
delle elezioni è l'impostazione stessa del pensiero di Joseph
Ratzinger?
"Esattamente. Il magistero della
Chiesa non vuole esercitare un potere politico né eliminare la libertà
d’opinione dei cattolici su questioni contingenti. Esso intende invece, come è
suo proprio compito, istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto
di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia
sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune.
L’insegnamento sociale della Chiesa non è un’intromissione nel governo dei
singoli Paesi. Ma si limita a indicare un dovere morale di coerenza per i
fedeli laici, interiore alla loro coscienza, che è unica e unitaria. Le parole
di Joseph Ratzinger sono la miglior risposta a chi, all'interno delle gererchie
ecclesiastiche, sta inutilmente ma dannosamente cercando di sbilanciare la
Chiesa a favore di un determinato schieramento politico. E invece Monti come
chiunque altro dovrà convincere singolarmente ogni credente, senza passare per
l'inutile scorciatoia degli avalli di vertice".
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