giovedì 7 marzo 2013

Processo Unipol: Berlusconi condannato per rivelazione segreto d’ufficio



da: TMNews

Unipol, 1 anno a Berlusconi. Ira Pdl, lui: perseguitato da 20 anni
Il Cavaliere condannato per la telefonata tra Fassino e Consorte, 80mila euro a esponente Pd. Due anni e 3 mesi al fratello Paolo

Silvio Berlusconi si scaglia contro i magistrati dopo la condanna a un anno per rivelazione del segreto d'ufficio nel processo Unipol. Per il Cavaliere ci vuole una "vera e completa riforma della giustizia", perchè è "davvero impossibile tollerare una simile persecuzione giudiziaria che dura da vent'anni e che si ravviva ogni qual volta vi sono momenti particolarmente complessi nella vita politica del Paese".

La condanna dei giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano è arrivata dopo due ore di riunione in camera di consiglio. Due anni e 3 mesi per il fratello Paolo assolto da altre due accuse, ricettazione e millantato credito. La vicenda è quella della pubblicazione su "Il Giornale" della famosa telefonata intercettata e all'epoca non ancora trascritta in cui Piero Fassino diceva a Giovanni Consorte: "Allora abbiamo una banca...". I giudici hanno stabilito 80 mila euro di risarcimento più altri 10 mila di spese processuali a favore dell'esponente Pd, costituitosi parte civile. Ma sembra scontato che sulla vicenda scatterà la prescrizione.

"Sono stato oggetto di migliaia di articoli di giornali e di trasmissioni televisive che hanno propagato ogni e qualsivoglia notizia di indagine sia coperta da segreto sia con divieto di pubblicazione - ha spiegato Berlusconi - Ho presentato
decine di denuncie in merito e mai e poi mai si è arrivati ad un processo. In un caso hanno addirittura smarrito il fascicolo con la mia denuncia". "E per la pubblicazione su un giornale non controllato in alcun modo da me - ha proseguito - senza neppure portare a processo il direttore responsabile dell'epoca, mi si condanna".

"E' un insulto alla giustizia, aspettatevi una ribellione" ha tuonato Sandro Bondi; "Altro che piazza, serve una rivoluzione delle coscienze" ha commentato poi Maurizio Gasparri. Tra le fila del Pdl si scatena l'ira. "C'è un disegno che punta alla eliminazione di Berlusconi" ha detto anche Fabrizio Cicchitto. E così, sulla stessa linea, Maria Stella Gelmini, che invoca subito una "manifestazione, basta aggressione giudiziaria". In difesa dell'ex premier anche Angelino Alfano: "Vogliono eliminare Berlusconi per via giudiziaria".

Solo tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni e considerando che la difesa dei fratelli Berlusconi avrà 45 giorni di tempo per ricorrere in appello, ma è scontato che sulla vicenda scatterà la prescrizione prima di celebrare tre gradi di giudizio. Gli avvenimenti al centro della causa infatti "scadono" al massimo in agosto.

Piero Longo, legale dell'ex premier, prima si dice "molto sorpreso" dalla sentenza "perchè non c'erano e non ci sono prove a carico del presidente Berlusconi" , poi precisa: "Ma non c'è da sorprendersi perchè siamo a Milano".

Carlo Federico Grosso, legale di Fassino, che aveva chiesto un milione di risarcimento danni osserva: "Non è importante la somma, ma il principio che è stato salvaguardato. Noi siamo soddisfatti dalla sentenza, soprattutto se si considera che tutto era iniziato con una richiesta di archiviazione per Silvio Berlusconi da parte della procura". Una richiesta poi ribaltata dal gup che impose al pm l'imputazione coatta e la procura fu in pratica costretta a esercitare l'azione penale anche nei confronti di Silvio Berlusconi.

Stamattina le condanne dei due fratelli seguono quella dell'imprenditore Fabrizio Favata a 2 anni e 4 mesi e i patteggiamenti di Roberto Raffaelli e Eugenio Petessi. Quel nastro venne illecitamente trasferito dai responsabili della società di intercettazioni e consegnato a Il Giornale di famiglia nei giorni successivi al 24 dicembre del 2005 quando c'era stato un incontro nella residenza di Arcore alla presenza del padrone di casa in cui si parlò del "regalo", che secondo l'ipotesi accusatoria influì pochi mesi dopo sull'esito della campagna elettorale con il fondatore di Fininvest tornato a Palazzo Chigi. Ricostruzione avvalorata dai giudici che hanno riconosciuto a Fassino i danni sia pure in misura di molto inferiore alla richiesta.

Si tratta comunque di una vicenda intricata e che all'inizio provocò imbarazzi e tensioni nella stessa procura. Appena l'ex magistrato poi deputato Antonio Di Pietro presentò l'esposto dopo aver parlato con Favata, il fascicolo venne affidato al pm Fabio De Pasquale, storico rappresentante d'accusa nei casi Mediaset, Mills, Mediatrade.

L'assegnazione però era avvenuta in assenza dell'allora capo della procura Manlio Minale il quale una volta tornato in ufficio ribaltò la situazione: "Qui non ci sono pm ad personam".

L'inchiesta tra polemiche interne fu affidata a Massimo Meroni il quale però pochi mesi dopo vide accolta la sua richiesta di trasferimento a Bergamo. Le carte passarono di mano per la terza volta finendo sul tavolo del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli costretto a fare di necessità virtù e a prendere in carico una vicenda istruita da altri. Romanelli iscrisse il nome di Silvio Berlusconi solo alla vigilia della chiusura dell'indagine per sollecitare l'archiviazione e chiedere a un giudice di decidere i passi successivi. Così con l'imputazione coatta l'ex premier finì a processo e oggi è stato condannato, anche se si tratta di una sentenza destinata quasi certamente a restare simbolica tranne che per la parte relativa al risarcimento.

Domani c'è l'udienza del processo Ruby in cui il pm Ilda Boccassini dovrebbe concludere la requisitoria con la richiesta di condanna per Berlusconi. Sentenza prevista il 18 marzo. Il condizionale è d'obbligo perchè l'ex premier invoca il legittimo impedimento essendo impegnato prima nella riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl e poi nell'incontro con Mario Monti a palazzo Chigi in vista del vertice di Bruxelles. Berlusconi inoltre ha in questi giorni problemi di salute a casa della congiuntivite.

Sabato i legali dell'ex premier terranno le arringhe nel processo d'appello Mediaset al fine di contrastare la richiesta del pg di confermare la condanna a 4 anni di reclusione avuta in primo grado. Sentenza prevista per il 23 marzo.
 

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