mercoledì 17 settembre 2014

Il Buongiorno di Massimo Gramellini



da: La Stampa

Che i primi ospiti dei talk show rivali del martedì sera siano stati Scalfari e Prodi è la rappresentazione plastica di un problema politico: la mancanza dell’anti Renzi, cioè di un leader della sua generazione alternativo a lui. È una situazione anomala e in fondo inedita: Craxi dovette vedersela con Berlinguer e con De Mita, Berlusconi col succitato Prodi e con Veltroni (per tacere di D’Alema, che non si è mai capito se fosse un rivale o un sodale). Renzi non ha un antagonista vero, riconosciuto e riconoscibile al punto da essere invitato in televisione per fargli il controcanto. Alla sua sinistra l’unico ad avere il carisma necessario sarebbe Tsipras, che però parla il greco e andrebbe sottotitolato da Fassina. Ma è alla sua destra che il deserto avanza.  

Berlusconi è oramai una sorta di Breznev in tuta da ginnastica: dalle sue parti gli unici segnali di vita arrivano da Brunetta e dal barboncino Dudù. Giorgia Meloni è giovane e sveglia, però senza una struttura forte alle spalle. L’unico ad averne una, e a bucare il video, sarebbe il leghista Salvini: il secondo Matteo. Ma finché continuerà a passare le vacanze in Corea del Nord con Razzi non uscirà dalla maledizione macchiettistica che da un quarto di secolo impedisce al suo partito di essere preso sul serio. Restano i «Di» pentastellati: il
litigioso Di Battista e il diplomatico Di Maio. Ma perché uno dei due possa emergere, devono prima fare fuori Grillo e poi farsi fuori tra loro. E così, in attesa che dall’esterno emerga un avversario credibile, Renzi si può concedere il lusso di cercarlo nel suo posto preferito: allo specchio.

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