Che è successo a De
Bortoli, per pochi mesi ancora direttore del Corriere della Sera.
Mangiato pesante?
Difficoltà ad “evacuare”? Applicazione di “indicazioni” di qualche consigliere
di amministrazione Rcs Mediagroup? Libertà di pensiero “facilitata” dalla consistente
buonuscita che ammonta a 2,5 milioni di euro?
Vabbè. Ho capito.
Voleva finire tra i titoli del mio blog. Come capita a pochi giornalisti.
Eccolo accontentato.
Dopo tutto, l’articolo non è di quelli referenziali e autoreferenziali…
da:
Corriere della Sera
Devo essere sincero:
Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili,
specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso.
Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del
presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del
Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.
Renzi ha energia
leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di
governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per
non far ombra al premier. La competenza appare un criterio
secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del
ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di
Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?)
è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma
non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la
superficialità degli slogan. Un profluvio
di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di
forze giovanili è un grande merito. Lo è meno
se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla
conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio
è fondato.
L’oratoria del
premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur
brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa,
meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti
di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche
nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere. E qui sorge l’interrogativo più spinoso.
Il patto del Nazareno finirà per eleggere
anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali
contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non
ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di
correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche
noi. Un consiglio: quando si specchia al
mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare
nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon
lavoro, di squadra.
Nessun commento:
Posta un commento