da: Il Sole 24 Ore
Renzi:
articolo 18 solo per licenziamento discriminatorio e disciplinare. Due miliardi
taglio costo lavoro in Stabilità
L’articolo 18 va «superato», lasciando però
il reintegro per i licenziamenti illegittimi di carattere «discriminatorio e
disciplinare». E ancora un miliardo di «spazio di patto» per gli investimenti
dei Comuni, 2 miliardi di taglio del costo del lavoro, Tfr inserito dal primo
gennaio 2015 nelle buste paghe a condizione che ci sia un protocollo tra Abi,
Confindustria e governo (oltre a 1,5 milardi per i nuovi ammortizzatori
sociali) nella legge di Stabilità. Sono queste le novità annunciate da Matteo
Renzi nella direzione Pd convocata per discutere di Jobs act, con un’offerta di
mediazione lanciata alle minoranza Pd, che ha riconosciuto le aperture del
premier e sarebbe orientata a un voto di astensione («ma tutto dipenderà da
come sarà scritto il documento finale»). Il premier ha reso noto anche che il
Cdm voterà domani l'aggiornamento al Def, scegliendo « di rispettare il limite
del 3 per cento deficit/Pil».
Sul lavoro Renzi ha rilanciato: «Costruiamo un nuovo Welfare, votiamo
una posizione chiara sulla riforma del lavoro. Nessuno ha la clava, le
mediazioni
vanno bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi». E
ancora: «Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo
discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta».
Nel suo discorso il premier-segretario ha attaccato:«Riformare il diritto del
lavoro è sacrosanto. E a chi mi dice che eliminando l'articolo 18 togliamo un
diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta
nell'articolo 18, ma nell'avere almeno un lavoro». Poi ha aggiunto: «Lasciando
ai giudici e agli avvocati» le decisioni sul licenziamento «aumentiamo il
contenzioso e non difendiamo i lavoratori». Il premier si è detto poi pronto a
incontrare Cgil-Cisl-Uil, tornando a confrontarsi con i sindacati.
In
legge stabilità 2 miliardi riduzione costo lavoro
Renzi ha annunciato che nella legge di
stabilità ci saranno «almeno due miliardi di euro di riduzione del costo del lavoro»
e un miliardo di «spazio di patto» per gli investimenti dei Comuni . Lo ha
fatto, ribadendo che resterà il bonus degli 80 euro e ci sarà un miliardo e
mezzo «per i nuovi ammortizzatori sociali». Il governo inoltre lavora perché
«il Tfr possa essere inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paga,
attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e governo per consentire un
ulteriore scatto del potere di acquisto».
Pronto
a confronto con sindacati su tre punti
Il premier Matteo Renzi si è detto pronto a
riaprire la Sala Verde a palazzo Chigi la «prossima settimana» per incontrare
Cgil, Cisl e Uil. Il premier ha assicurato di essere pronto a «sfidare» i
sindacati su tre punti: «una legge sulla rappresentazione sindacale; la
contrattazione di secondo livello e il salario minimo».
Reintegro
solo per licenziamenti discriminatorie e disciplinari
Renzi ha annunciato che il reintegro
rimarrà per i «licenziamenti discriminatori» e per quelli «disciplinari»,
spiegando però che «senza un intervento sul mercato del lavoro e sull'articolo
18 non si va da nessuna parte. Costruire un nuovo welfare e' doveroso e
sacrosanto». «Io credo - haggiunto - che l'attuale reintegro vada superato,
dandogli una giustificazione da sinistra, certo lasciandolo per il
discriminatorio e per il disciplinare». Renzi si è detto disposto a discutere
di «cosa significa discriminatorio e disciplinare», ma ha aggiunto che «se
vogliamo dare tutela ai lavoratori, non è difendendo una battaglia che non ha
piu' ragione di essere che ci riusciamo», ma costruendo «una rete più estesa di
ammortizzatori sociali». E ha aggiunto: «per me questa riforma è di sinistra se
la sinistra serve a difendere i lavoratori e non i totem»
Non
vi chiamerò Flintstones ma io non sono Thatcher
Nel suo discorso Renzi si è rivolto subito
alla minoranza, invocando reciproco rispetto. «Nel nostro partito si discute
anche con animosità ma non viene meno il reciproco rispetto, perciò sono
d'accordo con Cuperlo quando dice che non vuole essere definito Flintstones se
ha posizioni diverse. Perciò stabiliamo che chi non la pensa come la segreteria
non appartiene ai Flintstones e chi invece la pensa come la segreteria non è un
emulo della Thatcher (con riferimento al paragone evocato dal
leader Cgil Susanna Camusso, ndr)». E ha aggiunto : «Sono due posizioni che
hanno la stessa dignità di esistere e si confrontano».
No
poteri forti, è derby democrazia-aristocrazia
E con riferimento a chi ostacola le riforme
del governo Renzi ha detto: «Non li chiamiamo poteri forti altrimenti non
saremmo noi al governo, non chiamiamoli neanche poteri immobili, anche se
peccano di dinamismo, forse potremmo chiamarli con un eccesso di stima, poteri
artistocratici: è un grande derby democrazia e aristocrazia», ha Renzi che ha
aggiunto:«Non mi preoccupano le trame altrui è naturale che vi sia chi immagina
di vedersi spodestato da un ruolo nel dibattito e ambisca a receperarlo, è
normale, è fisiologico, sarebbe assurdo il contrario».
Minoranza
valuta apertura Renzi, verso astensione
«Una apertura c'è stata», molto dipenderà
dal documento a cui si sta lavorando anche in questi minuti e che andrà avanti
fino a un minuto prima del voto di stasera. Alcuni esponenti di Area riformista
(bersaniani), mentre è ancora in corso la riunione della direzione, giudicano
la relazione di Matteo Renzi come una iniziale apertura a cui però dovrà
seguire una stesura del documento da votare conseguente a questa apertura. Per
il momento la minoranza della sinistra è orientata a un voto di astensione, ma
tutto, spiegano, dipenderà da come sarà scritto il documento finale.
Cuperlo:
togliere reintegro è incostituzionale
Gianni Cuperlo (sinistra Dem) riconosce le
aperture di Renzi sulla reintegra in caso di licenziamento disciplinare (oltre
che discriminatorio) ma attacca: «Togliere l'obbligo di reintegro per manifesta
infondatezza del motivo economico non risolve il problema, anzi rischia di indebolire
la forza contrattuale di quei lavoratori. Quella norma ha avuto effetto di
deterrenza, se la togli indebolisci il lavoratore che avrà più difficoltò a
dimostrare la discriminazione. E togliere a un giudice la possibilità di
intervenire non produrrebbe un beneficio nella nostra economia», ma una lesione
costituzionale».
D’Alema:
scarsissimi effetti governo, meno slogan
Duro Massimo D’Alema: «Penso con sincero
apprezzamento per l'oratoria che è un impianto di governo destinato a produrre
scarsissimi effetti e questo comincia ad essere percepito nella parte più
qualificata dell'opinione pubblica. Meno slogan, meno spot e un'azione di
governo più riflettuta credo possa essere la via per ottenere maggiori
risultati», ha detto l’ex premier nel suo intervento in direzione del Pd.
Minoranza
Pd tratta ancora con Renzi prima di direzione
In teoria la direzione Pd avrebbe dovuto
cominciare alle 17, ma è iniziata con un'ora di ritardo per via della
trattativa in corso fino all’ultimo minuto tra Renzi (che stamattina ha
incontrato il capo dello Stato e ieri a
“Che Tempo che fa” ha annunciato il superamento dell’articolo 18 e la
cancellazione dei contratti precari) e le minoranza Pd, che hanno minacciato di
votare no, se dal premier non fossero arrivate aperture. Le proposte delle
minoranze sono varie ma tutte puntano a estendere la possibilità di reintegro
oltre i licenziamenti discriminatori, una strada che Renzi esclude. Dalla sua
il premier ha i numeri perché, almeno in direzione, controlla quasi il 70% dei
circa 200 componenti del “parlamentino” del partito.
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