lunedì 29 settembre 2014

Articolo 18, Renzi: solo per licenziamento discriminatorio e disciplinare



da: Il Sole 24 Ore

Renzi: articolo 18 solo per licenziamento discriminatorio e disciplinare. Due miliardi taglio costo lavoro in Stabilità

L’articolo 18 va «superato», lasciando però il reintegro per i licenziamenti illegittimi di carattere «discriminatorio e disciplinare». E ancora un miliardo di «spazio di patto» per gli investimenti dei Comuni, 2 miliardi di taglio del costo del lavoro, Tfr inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paghe a condizione che ci sia un protocollo tra Abi, Confindustria e governo (oltre a 1,5 milardi per i nuovi ammortizzatori sociali) nella legge di Stabilità. Sono queste le novità annunciate da Matteo Renzi nella direzione Pd convocata per discutere di Jobs act, con un’offerta di mediazione lanciata alle minoranza Pd, che ha riconosciuto le aperture del premier e sarebbe orientata a un voto di astensione («ma tutto dipenderà da come sarà scritto il documento finale»). Il premier ha reso noto anche che il Cdm voterà domani l'aggiornamento al Def, scegliendo « di rispettare il limite del 3 per cento deficit/Pil».

Sul lavoro Renzi ha rilanciato:«Costruiamo un nuovo Welfare, votiamo una posizione chiara sulla riforma del lavoro. Nessuno ha la clava, le mediazioni
vanno bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi». E ancora: «Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta». Nel suo discorso il premier-segretario ha attaccato:«Riformare il diritto del lavoro è sacrosanto. E a chi mi dice che eliminando l'articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell'articolo 18, ma nell'avere almeno un lavoro». Poi ha aggiunto: «Lasciando ai giudici e agli avvocati» le decisioni sul licenziamento «aumentiamo il contenzioso e non difendiamo i lavoratori». Il premier si è detto poi pronto a incontrare Cgil-Cisl-Uil, tornando a confrontarsi con i sindacati.

In legge stabilità 2 miliardi riduzione costo lavoro
Renzi ha annunciato che nella legge di stabilità ci saranno «almeno due miliardi di euro di riduzione del costo del lavoro» e un miliardo di «spazio di patto» per gli investimenti dei Comuni . Lo ha fatto, ribadendo che resterà il bonus degli 80 euro e ci sarà un miliardo e mezzo «per i nuovi ammortizzatori sociali». Il governo inoltre lavora perché «il Tfr possa essere inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paga, attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e governo per consentire un ulteriore scatto del potere di acquisto».

Pronto a confronto con sindacati su tre punti
Il premier Matteo Renzi si è detto pronto a riaprire la Sala Verde a palazzo Chigi la «prossima settimana» per incontrare Cgil, Cisl e Uil. Il premier ha assicurato di essere pronto a «sfidare» i sindacati su tre punti: «una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo».

Reintegro solo per licenziamenti discriminatorie e disciplinari
Renzi ha annunciato che il reintegro rimarrà per i «licenziamenti discriminatori» e per quelli «disciplinari», spiegando però che «senza un intervento sul mercato del lavoro e sull'articolo 18 non si va da nessuna parte. Costruire un nuovo welfare e' doveroso e sacrosanto». «Io credo - haggiunto - che l'attuale reintegro vada superato, dandogli una giustificazione da sinistra, certo lasciandolo per il discriminatorio e per il disciplinare». Renzi si è detto disposto a discutere di «cosa significa discriminatorio e disciplinare», ma ha aggiunto che «se vogliamo dare tutela ai lavoratori, non è difendendo una battaglia che non ha piu' ragione di essere che ci riusciamo», ma costruendo «una rete più estesa di ammortizzatori sociali». E ha aggiunto: «per me questa riforma è di sinistra se la sinistra serve a difendere i lavoratori e non i totem»

Non vi chiamerò Flintstones ma io non sono Thatcher
Nel suo discorso Renzi si è rivolto subito alla minoranza, invocando reciproco rispetto. «Nel nostro partito si discute anche con animosità ma non viene meno il reciproco rispetto, perciò sono d'accordo con Cuperlo quando dice che non vuole essere definito Flintstones se ha posizioni diverse. Perciò stabiliamo che chi non la pensa come la segreteria non appartiene ai Flintstones e chi invece la pensa come la segreteria non è un emulo della Thatcher (con riferimento al paragone evocato dal leader Cgil Susanna Camusso, ndr)». E ha aggiunto : «Sono due posizioni che hanno la stessa dignità di esistere e si confrontano».

No poteri forti, è derby democrazia-aristocrazia
E con riferimento a chi ostacola le riforme del governo Renzi ha detto: «Non li chiamiamo poteri forti altrimenti non saremmo noi al governo, non chiamiamoli neanche poteri immobili, anche se peccano di dinamismo, forse potremmo chiamarli con un eccesso di stima, poteri artistocratici: è un grande derby democrazia e aristocrazia», ha Renzi che ha aggiunto:«Non mi preoccupano le trame altrui è naturale che vi sia chi immagina di vedersi spodestato da un ruolo nel dibattito e ambisca a receperarlo, è normale, è fisiologico, sarebbe assurdo il contrario».

Minoranza valuta apertura Renzi, verso astensione
«Una apertura c'è stata», molto dipenderà dal documento a cui si sta lavorando anche in questi minuti e che andrà avanti fino a un minuto prima del voto di stasera. Alcuni esponenti di Area riformista (bersaniani), mentre è ancora in corso la riunione della direzione, giudicano la relazione di Matteo Renzi come una iniziale apertura a cui però dovrà seguire una stesura del documento da votare conseguente a questa apertura. Per il momento la minoranza della sinistra è orientata a un voto di astensione, ma tutto, spiegano, dipenderà da come sarà scritto il documento finale.

Cuperlo: togliere reintegro è incostituzionale
Gianni Cuperlo (sinistra Dem) riconosce le aperture di Renzi sulla reintegra in caso di licenziamento disciplinare (oltre che discriminatorio) ma attacca: «Togliere l'obbligo di reintegro per manifesta infondatezza del motivo economico non risolve il problema, anzi rischia di indebolire la forza contrattuale di quei lavoratori. Quella norma ha avuto effetto di deterrenza, se la togli indebolisci il lavoratore che avrà più difficoltò a dimostrare la discriminazione. E togliere a un giudice la possibilità di intervenire non produrrebbe un beneficio nella nostra economia», ma una lesione costituzionale».

D’Alema: scarsissimi effetti governo, meno slogan
Duro Massimo D’Alema: «Penso con sincero apprezzamento per l'oratoria che è un impianto di governo destinato a produrre scarsissimi effetti e questo comincia ad essere percepito nella parte più qualificata dell'opinione pubblica. Meno slogan, meno spot e un'azione di governo più riflettuta credo possa essere la via per ottenere maggiori risultati», ha detto l’ex premier nel suo intervento in direzione del Pd.

Minoranza Pd tratta ancora con Renzi prima di direzione
In teoria la direzione Pd avrebbe dovuto cominciare alle 17, ma è iniziata con un'ora di ritardo per via della trattativa in corso fino all’ultimo minuto tra Renzi (che stamattina ha incontrato il capo dello Stato e ieri a “Che Tempo che fa” ha annunciato il superamento dell’articolo 18 e la cancellazione dei contratti precari) e le minoranza Pd, che hanno minacciato di votare no, se dal premier non fossero arrivate aperture. Le proposte delle minoranze sono varie ma tutte puntano a estendere la possibilità di reintegro oltre i licenziamenti discriminatori, una strada che Renzi esclude. Dalla sua il premier ha i numeri perché, almeno in direzione, controlla quasi il 70% dei circa 200 componenti del “parlamentino” del partito.

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