Per quanto “allergica” ai talk politici, riporto
questo articolo non solo perché i frequentatori del blog potrebbero non soffrire
la mia stessa “malattia”, ma perché Corrado Formigli introduce un argomento
essenziale, ignorato da tutta la
cosiddetta informazione televisiva ostaggio dell’auditel (perché incapace di
coniugare le esigenze dell’informazione con quelle degli ascolti).
L’argomento, che dovrebbe trovare un
maggior spazio di appronfondimento sia nei giornali sia in tv, è ciò che
avviene fuori dell’Italia. Quello che è catalagato nei giornali sotto
l’etichetta “Esteri”.
Ovviamente, bisognerà vedere se Formigli
riuscirà a trattare questo tema in modo tale da renderlo interessante,
“attrattivo”. Serve la capacità di raccontare con immagini e parole nei tempi
adeguati. Contrariamente, lo spettatore già poco attratto dall’argomento
scapperà.
Di materia ce n’è e penso che un
giornalista che ami il suo mestiere e che è quindi sia curioso, si rompa le
palle nel dover ascoltare e leggere tutti i giorni di Renzi, delle sue slide da
power point con cui “governa”, delle battute da bambinetto dispettoso. Dal suo
presenzialismo totale.
Beh…a parte Vespa. Ma Vespa non è un
giornalista…E’ un “cultore del bricolage”.
da: la Repubblica
Formigli:
"Porto Iraq e Libia a Piazzapulita, usciamo dal teatrino della
politica"
Lunedì
riparte la trasmissione di La7, con i reportage dalle zone di guerra. "La
logica dell’Auditel è impietosa, ma dobbiamo fermarci all’Italia? Non dobbiamo
provare a uscire dal recinto per raccontare questa Terza guerra mondiale?"
di Silvia
Fumarola
"C’è l’esigenza di guardare fuori dai
nostri confini, non possiamo più continuare a dire: “Gli 80 euro sì, gli 80
euro no”, a discutere se il didietro della Boschi sia
meglio di quello di
Agnese Renzi. Tutto è lecito, ma stanno succedendo cose di colossale importanza
ai nostri confini: oggi è ancora più importante partire e raccontare".
Corrado Formigli è appena tornato dall'Iraq: da lunedì riparte con Piazzapulita
su La7, proponendo un reportage dalle zone di guerra, in una stagione
affollatissima di talk show politici, approfondimenti e informazione.
Formigli, conduttore e inviato: è anche un modo di smarcarsi e uscire dalla logica dell’ospite prestigioso a tutti i costi?
"In una situazione di mercato e
competizione come questa, ognuno deve dare il meglio di sè. Nel nostro
programma sono venuti tutti i politici. Non sacrificheremo mai il racconto
della realtà pur di avere un ospite. Mi considero un inviato e per tutta la
vita continuerò a esserlo, volevo ricordare a me stesso da dove vengo. Chiuso
dentro uno studio televisivo vieni preso da logiche che ti distraggono".
Quali?
"Nell’ambiente della tv si dice: 'Gli Esteri non fanno ascolto'. Sono il primo a sapere che la logica dell’Auditel è impietosa - e va anche rispettata, per carità - ma dobbiamo fermarci all’Italia? Non dobbiamo provare a uscire dal recinto per raccontare questa Terza guerra mondiale? Che facciamo, passiamo tutto il tempo a parlare del 'Giglio magico', dei fedelissimi di Renzi? Lo faremo, non sto lanciando un nuovo programma di esteri, cercheremo di capire se il premier manterrà le promesse. Ma la guerra è a due passi da noi, non ho mai visto una situazione grave come questa. Allora perché nessuno del governo viene a commentare le immagini? Ho invitato Renzi, il ministro Pinotti...".
E invece non verrà nessuno?
"Per ora gli inviti sono stati declinati. I nostri esponenti dicono che non vogliono partecipare ai 'teatrini della
politica', io ho proposto di venire a confrontarsi con una ragazza di
19 anni stuprata, con un bambino in braccio. Questa donna per me è la Madonna,
l’ho incontrata e l’ho intervistata. Ho chiesto a Pinotti, Mogherini e a Renzi,
se volevano confrontarsi sulle nostre strategie, se volevano dire qualcosa a
tante persone che chiedono aiuto all’Italia. Lo dico sommessamente: questo non
è teatrino. In Iraq ci sono un milione e
mezzo di uomini in fuga, bambine ancora detenute e stuprate. Ci ricordiamo
di cosa succedeva in Kosovo, dei bombardamenti della Nato?".
Dov’è stato?
"In Iraq e in Kurdistan, la nostra
inviata Francesca Mannocchi è stata in Libia. Ci farà vedere che la Libia non
esiste più, comandano gli islamisti. Sarebbe bello poterne parlare, mi
piacerebbe che ci fosse qualcuno del governo per capire che fare".
Cosa le dà fastidio?
"Che su temi così importanti l’Italia non intervenga. Tutta la discussione
si è concentrata sulla Mogherini: la
mandiamo a fare il ministro degli esteri
europeo? Ma per fare cosa? Qual è la posizione europea a italiana su quello che
sta accadendo in Iraq, in Libia, in Ucraina, a Gaza? Renzi è stato il primo
ad andare nella tendopoli di Erbil in Kurdistan, allora perché nessuno viene a
raccontare agli italiani la nostra posizione?".
Come sarà costruita la puntata?
Come sarà costruita la puntata?
"Ci sarà un mio reportage sull’Isis
che spiega come i confini dell’occidente siano gestiti dai peshmerga, uomini in
ciabatte e fucile, e un racconto su com'è cambiata la Libia. Piazzapulita
riparte dall’inchiesta e il fatto che torni in prima persona a girare vuole
dare un segnale. Alla fine il valore aggiunto è potere raccontare quello che
hai visto con i tuoi occhi".
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