mercoledì 10 settembre 2014

Bruno Tinti: “Riforma della giustizia, pericolo bavaglio e nuovi modi per bloccare i processi”




da: Il Fatto Quotidiano

Adesso gli “annunci” di Renzi & C. sono completi, almeno in tema di giustizia. È in dirittura d’arrivo anche il disegno di legge della riforma penale. Dalla lettura delle bozze che abbiamo potuto visionare si può fare un primo sommario bilancio, che dovrà essere approfondito nei prossimi giorni. Naturalmente meritano particolare attenzione le norme immediatamente operative (in realtà tali diventeranno quando i decreti e i disegni di legge diventeranno legge) perché, degli annunci, molti sono privi di contenuto concreto; altri però sono già sufficienti per preoccuparsi. Andiamo per ordine.

1 – Nel processo civile è stata introdotta una novità importante: l’esternalizzazione del processo. Se le parti sono d’accordo dal giudice non ci vanno proprio. Delegano tutto ai loro avvocati e, presumibilmente dopo molto litigare, arrivano a una transazione. Questa viene messa in bella copia dagli stessi difensori e ha valore di sentenza, il che vuol dire – tra altre cose – che è titolo esecutivo: se chi deve pagare non lo fa si può richiedere l’esecuzione forzata. Questo sistema si applica anche ai processi in corso: le parti si accordano per affidare a un avvocato terzo (cioè a uno che non ha difeso né l’uno né l’altro) la definizione della lite. E la stessa cosa si può
fare nei processi di separazione e divorzio: se il processo è in corso lo si lascia perdere e ci si rivolge a un avvocato esterno; se ancora non è iniziato, i coniugi provano a mettersi d’accordo tra loro. Tutto ciò però solo se si tratta di separazione e divorzio consensuali e se non ci sono figli minori . Insomma, si cerca di diminuire il numero dei processi affidati ai giudici: meno processi, più tempo per quelli che restano; e più rapidità. L’idea non sarebbe male ma saranno pochi i litiganti che si avvarranno di questa novità: il motivo principale per cui ci sono tanti processi civili è che chi deve pagare trova più comodo pagare poco di più dopo anni e anni piuttosto che farlo subito. Che si accetti un sistema che smonta questa dilazione sistematica dei debiti, tipicamente italiana, mi pare poco realistico.

2 – Sulla responsabilità civile dei magistrati per danni cagionati nell’esercizio delle loro funzioni stanno ancora litigando. Se prevale il buon senso, se cioè si mantiene il sistema in base al quale chi sostiene di aver subito un danno deve chiedere il risarcimento allo Stato che – in caso di condanna – si rivarrà sul magistrato (sistema in uso in tutti i Paesi civili), cambierà poco. Si parla di aumentare la misura massima della rivalsa alla metà dello stipendio annuo del magistrato invece che al terzo; semplice incremento del premio assicurativo. Se invece prevarranno i trinariciuti (non sono solo i berlusconiani) che vogliono che il magistrato sia citato in giudizio direttamente, si verificheranno danni gravissimi. Per i giudici non cambierebbe nulla: un semplice problema assicurativo, premi maggiorati. Ma per i processi cambierebbe moltissimo: perché il giudice non potrebbe continuare a fare un processo in cui una parte (o un imputato, il problema non cambia) è sua controparte processuale in un altro processo, quello per il risarcimento dei presunti danni da lui cagionati. Si dovrebbe astenere e passare il processo a un collega. E se anche questo venisse citato, il processo dovrebbe passare a un altro collega ancora. Insomma un modo comodo per bloccare i processi. Nel processo penale le modifiche sono più consistenti.

3 La prescrizione. Potrebbe avere una disciplina più ragionevole, ma qualcosa è stato fatto. È passato il concetto per cui, dopo una sentenza di condanna in primo grado, ci sono apprezzabili probabilità che l’imputato sia colpevole. Siccome, prima che si riesca a celebrare il processo di appello, passa parecchio tempo (è un problema di notifiche, ci tornerò su), è sembrato ragionevole allungare la prescrizione di 2 anni; che è più o meno il tempo medio che passa tra i due gradi di giudizio. Però, se l’Appello si conclude con una sentenza di assoluzione, le probabilità che l’imputato sia colpevole sono azzerate: 1 a 1 e palla al centro. In questo caso l’allungamento della prescrizione non viene calcolato e, se anche il pm ricorre in Cassazione, i termini di prescrizione restano quelli ordinari. Il che vuol dire che magari la Cassazione darà ragione al pm ma contemporaneamente dichiarerà prescritto il reato. Se invece l’Appello conferma la sentenza di condanna del Tribunale, la prescrizione viene allungata di un altro anno e così, essendo aumentate le probabilità che l’imputato sia effettivamente colpevole, c’è più tempo per arrivare alla sentenza definitiva in Cassazione. Non è proprio il massimo, si poteva “stare al passo con i paesi più progrediti” che bloccano la prescrizione con l’inizio del processo, ma è meglio di niente.

4 – Brilla per la sua assenza ogni previsione quanto al ripristino di un falso in bilancio concretamente punibile. Ma, cosa ci si può aspettare da un patto scellerato se non frutti scellerati? Convincere B. che, senza bloccare la produzione del “nero” a monte, non si potrà mai contrastare a valle corruzione e frode fiscale sarà dura.

5 – Sulle intercettazioni c’è solo il consueto bla bla. L’unica cosa buona è che, pare, non si discute più se si può combattere la delinquenza intercettando: pare che si tratti di un buon sistema che non va abbandonato. Però il problema della conoscibilità all’esterno resta. Il progetto dice solo che si dovrà trovare un sistema per garantire la privacy dei terzi e per impedire la conoscibilità di quelle non aventi rilevanza penale. Con il che pare che Renzi & C. abbiano definitivamente stabilito che le informazioni – anche non penalmente rilevanti – concernenti persone che si sobbarcano il pesante compito di governare e amministrare i cittadini non hanno rilevanza socio-etico-politica. Se sono dei farabutti sotto il profilo morale o civile nessuno lo deve sapere.

6 – Lo smantellamento della sanzione penale pare che proseguirà. Non sono bastati Cancellieri e Severino; adesso ci si mette anche Orlando. Bisognerà “semplificare” le procedure, “facilitare” il ricorso alle misure alternative al carcere, eliminare gli ostacoli che impediscono ai recidivi e ai colpevoli dei più gravi reati di “accedere ai trattamenti rieducativi”. Anche gli ergastolani dovranno godere di questi benefici penitenziari. Insomma tutti fuori nel più breve tempo possibile.

7Non una parola sul problema più grave che affligge il processo penale: le notifiche, cioè gli avvisi che bisogna dare all’imputato per ogni attività processuale che lo riguardi. Costano più di 10 milioni all’anno. Sono la causa della maggior parte dei rinvii delle udienze e dunque dell’infinita lunghezza del processo. Sono anche la causa dello sperpero dell’attività di Polizia e Carabinieri, utilizzati per rintracciare gli imputati che non si sa dove sono finiti e che – in genere – chiamandosi Alì ben Mustafà o Radek Semeiovic, non si trovano mai. Però, se non si cercano non si possono dichiarare irreperibili e il processo non si può fare. Poi, quando lo si fa, non serve a niente perché tanto Alì e Radek a quel punto si chiamano Abdul e Serghei. Insomma, tutto lavoro buttato dalla finestra. Però il tema non è sembrato degno di nota.

Insomma, non un granché come riforma. E mancano ancora tutte le leggi delegate. È probabile che, anche questa volta, non riusciremo a uscire dal buco.

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